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Il futuro della saga, però, è un argomento che andrà affrontato a tempo debito, quando arriverà la terza stagione. Adesso preoccupiamoci di dare un giudizio sulla conclusione della seconda, mettendo subito in chiaro che il season finale in questione è migliore di quanto ci si potesse aspettare. Beninteso, la seconda parte di “Such Sweet Sorrow” non è un capolavoro di scrittura e non bastano le luci, le esplosioni e la CGI per coprire tutte le mancanze, ma fa dignitosamente il suo dovere: intrattenere lo spettatore, chiudere un ciclo narrativo e aprirne uno nuovo. E in ogni caso, qualsiasi cosa sarebbe stata meglio del deludente episodio precedente. Il fulcro della narrazione, ovviamente, è la battaglia tra le USS Enterprise e Discovery da un lato e la Sezione 31 manipolata dal Controllo dall’altro: uno scontro sfavillante, sgargiante, adrenalinico e al cardiopalma, a tratti epico, degno di essere accostato ai grandi spettacoli bellici a cui un’altra saga che reca “Star” nel nome ci ha abituato, sì, ma sul grande schermo.
Purtroppo, duole ammetterlo ma è così, Kurtzman e le sceneggiatrici che l’hanno affiancato in questa puntata non rinunciano a tutta una serie di cliché e luoghi comuni che rendono l’andamento dello scontro prevedibile e a volte anche frustrante. Basti pensare all’immancabile sacrificio di uno dei personaggi (l’ammiraglia Cornwell) per permettere a un altro personaggio (il capitano Pike) di mettersi in salvo, oppure all’arrivo in pompa magna della cavalleria Klingon e Kelpiana proprio nel momento in cui i protagonisti stavano per soccombere, o ancora alla fortuna sfacciata di cui godono tutti i personaggi principali, sopravvivendo allo scontro anche quando ricevono ferite gravi. Non si può nascondere una punta di delusione per l’uscita di scena di Leland e del Controllo, troppo semplicistica e banale nonostante per settimane si fosse rimarcata l’onnipotenza dell’entità artificiale; ma dopo la maldestra gestione di Lorca e la frettolosità con cui è stata chiusa la guerra Klingon l’anno scorso, gli spettatori ci hanno ormai fatto il callo. Immancabile, infine, il momento strappalacrime tra Michael e Spock, che per ovvie esigenze di canone doveva rimanere confinato nel passato e non poteva seguire la USS Discovery nel futuro: inutile dirlo ma lo diciamo lo stesso, le smorfie di pseudodolore della Martin-Green sono assicurate.
Mandare la Discovery nel terzo millennio ha i suoi indubbi vantaggi. Innanzitutto, rappresenta un escamotage narrativo tutto sommato soddisfacente per spiegare come mai non si sia mai parlato in passato della sorellastra di Spock o del motore a spore. In secondo luogo, è una scelta che genera un discreto hype per la terza stagione, perché si tratta di un periodo cronologico mai toccato dalle precedenti serie o film e questo conferirà sicuramente alle nuove avventure di Michael e compagni quel senso di esplorazione dell’ignoto, di scoperta che un’ambientazione già ampiamente nota non poteva dare. Certo, viene da chiedersi perché Kurtzman e Fuller non siano partiti direttamente con una storia ambientata nel XXXII secolo, invece di creare un prequel della serie classica con tutto il suo corollario di incongruenze, forzature e retcon, ma è andata così e dobbiamo accontentarci di queste correzioni in corso d’opera.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Una gioia per gli occhi, un po’ meno per il cervello e per il cuore: il season finaledi Star Trek: Discovery punta in alto e potrebbe rivaleggiare con certe space operas cinematografiche, ma si conferma quel prodotto nazional-popolare che può soddisfare sul serio solo gli spettatori di bocca buona. Perlomeno, si è riusciti a rimettere a posto il canone della saga e lo scenario del XXXII secolo è sufficiente a suscitare una discreta curiosità per la terza stagione.
Such Sweet Sorrow 2×13 | ND milioni – ND rating |
Such Sweet Sorrow (Part 2) 2×14 | ND milioni – ND rating |
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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.