The Acolyte 1×01 – Lost / FoundTEMPO DI LETTURA 5 min

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The Acolyte 1x01 Recensione Star Wars High Republic Alta Repubblica Disney+Era il 2021 quando, con “La Luce Dei Jedi“, Lucasfilm si preparava (durante il nuovo canone) ad avviare un progetto editoriale dedito ad esplorare per la prima volta un’epoca nuova. Non è la Vecchia Repubblica tanto agognata dai fan, orfani dei videogames in primis, bensì era l’Alta Repubblica, ovvero un periodo collocato circa 200 anni prima de La Minaccia Fantasma, con i Jedi al loro splendore e nessun Palpatine all’orizzonte. Un progetto ambizioso che si è rivelato sin da subito un successo di critica e pubblico, portando i romanzi di Guerre Stellari (notoriamente di nicchia) nelle top ten dei bestseller.
Contestualmente veniva anche annunciato lo sviluppo di uno show televisivo per Disney+ ambientato negli ultimi giorni di quest’epoca di splendore. Nasce così The Acolyte, come primo vero esperimento concreto della narrazione cross-mediale che Lucasfilm ha promesso dalla nascita del nuovo canone nel 2014. Tranquilli: The Acolyte è ambientato parecchi anni dopo il ciclo di romanzi di cui sopra, per cui le trame sono totalmente slegate e i collegamenti tra le opere hanno al massimo l’impatto di un easter egg. Tuttavia c’è da segnalare come il design di costumi, veicoli, oggettistica, ed il contesto generale per la prima volta proviene da un’opera letteraria di Star Wars e non viceversa.

ALTA REPUBBLICA


A capo di questa nuova peculiare avventura televisiva stellare c’è Leslye Headland, purtroppo nota al pubblico più per il suo orientamento sessuale che per i suoi precedenti dignitosissimi lavori, vedasi (la 1° stagione, perchè la 2° è una delusione cocente, di) Russian Doll. Sì, perché su The Acolyte si è abbattuta una shitstorm di quelle epocali, avendo al suo interno tutte le carte necessarie a far gridare “woke” e “politicamente corretto” al primo passante che sente il bisogno di sputare sentenze senza che nessuno lo richieda. Il progetto Alta Repubblica si è fin da subito posto come obiettivo quello di espandere ed includere il più possibile all’interno del fandom di Star Wars, notoriamente tra i più inutilmente tossici nel panorama “nerd”.
Vero è che The Acolyte presenta una protagonista donna e nera e un cast di co-protagonisti in cui è probabilmente assente la quota del maschio bianco. Così come è anche vero che maliziosamente Lucasfilm abbia spinto la campagna marketing sull’aizzare questa parte di pubblico pur di far parlare della serie, rilasciando dichiarazioni inutili sull’orientamento sessuale dei personaggi senza mai poi davvero esplorare quest’aspetto su schermo.
Ma quando si critica bisogna farlo con raziocinio, per cui criticare e deridere The Acolyte solo in base al genere o colore della pelle dei protagonisti è quanto di più stupido si possa fare. The Acolyte ha sicuramente alcuni difetti, ma proprio la rappresentazione di una vastità di personaggi diversi l’uno dall’altro è probabilmente un punto forte per lo show. Nulla appare mai forzato, i personaggi non sono mai caratterizzati in base a una semplice caratteristica e danno una maggiore idea di quanto prima dell’avvento dell’Impero la Galassia fosse un meltinpot di culture, razze, specie e ideologie, come più logico d’altronde.

PRIMA VOLTA SENZA IMPERO


Si respira aria di prequel, di Episodio I in particolare, tuttavia è diverso essendo ambientato circa cento anni prima.
La pulizia degli ambienti, del Tempio Jedi, l’oro che veste i Cavalieri Jedi, rimanda a quelle strane sensazioni che i fan provarono quando andarono al cinema nel 1999 a vedere La Minaccia Fantasma aspettandosi la Galassia sporca e malconcia della trilogia originale per poi trovarsi di fronte l’eleganza e la regalità di Naboo. Si rivede la Federazione dei Mercanti, sfortunatamente senza il loro caratteristico accento russo (sì, maledetto politically correct), ma soprattutto si rivedono i Jedi, quelli veri, della Repubblica, guardiani della pace, mai così “in forma” prima d’ora.
The Acolyte è anche il primo progetto live action di Star Wars non correlato all’Impero, o meglio alla Saga degli Skywalker. Certo, si può forse sospendere il giudizio in merito aspettando di scoprire chi si celi dietro all’elmo che brandisce una spada laser rossa, però risulta difficile pensare a vedere personaggi del calibro di Darth Plagueis inseriti così a caso in una serie su Disney+. Tuttavia c’è sempre il precedente Luke Skywalker che permette ai fan di sognare, e forse magari di illudersi a riguardo.

“You’re with me. I’m with you.

Always one, but born as two.

As above sits the stars, and below lies the sea.

I give you you and you give me me.”

WHODUNIT


Come anticipato precedentemente, c’è sicuramente qualche critica da approfondire, anche se era doveroso spezzare più di una lancia a difesa di una linea comune di critiche senza senso e senza criterio lette sul web da parte di persone che praticano l’amato sport della “critica senza vedere”.
The Acolyte è un classico giallo, un genere forse inedito per Star Wars in live action. C’è qualcuno che si diverte ad uccidere Jedi e, in un’epoca in cui il Lato Oscuro è dato per dormiente da secoli, sembra alquanto strano. Purtroppo The Acolyte sembra seguire un po’ tutti gli step del manuale di genere, risultando sì interessante perché declinato per la prima volta in salsa Guerre Stellari, ma nulla di nuovo all’orizzonte per uno spettatore ben navigato. In più si aggiunge una regia abbastanza televisiva nel taglio di inquadrature e in generale nel respiro, nel montaggio, nonostante delle scenografie molto ricche e un cast variopinto nei costumi e nel trucco.
Si poteva forse osare in qualcosa di più per portare per la prima volta un’epoca diversa che si distacca dai soliti nomi, ma si torna sempre al solito discorso che coinvolge la sala cinematografica e l’ormai lunga dolorosa assenza di Star Wars dal suo habitat naturale.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Un ritmo ben sostenuto
  • Combattimenti in stile Kung Fu, pienamente in linea con la filosofia di Star Wars che dal cinema giapponese ha attinto a piene mani
  • I personaggi presentati, seppur tutti nuovi, risultano già tutti ben inquadrati
  • Una ventata d’aria fresca tra character e setting nuovi
  • Riuscire ad essere inclusivi senza sembrare di voler sbarrare una casella al tempo d’oggi è un raro pregio
  • Svelato il segreto delle due gemelle cosa sarà il motore trainante dello show?
  • Una regia troppo televisiva dopo il respiro più epico di Ahsoka
  • Forse sprecato introdurre un’epoca nuova, con tutti personaggi nuovi, per poi farci solo un giallo

 

The Acolyte è una bella ventata d’aria fresca per gli spettatori di Star Wars che da tempo imploravano l’esplorazione di un’epoca diversa nella “galassia lontana lontana”. Lucasfilm potrebbe aver fatto centro, dimostrando che Star Wars non deve per forza basarsi sui soliti personaggi triti e ritriti, e che il limite è solo la bravura degli autori.

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Giovane musicista e cineasta famoso tra le pareti di casa sua. Si sta addestrando nell'uso della Forza, ma in realtà gli basterebbe spostare un vaso come Massimo Troisi. Se volete farlo contento regalategli dei Lego, se volete farlo arrabbiare toccategli Sergio Leone. Inizia a recensire per dare sfogo alla sua valvola di critico, anche se nessuno glielo aveva chiesto.

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