È giusto cominciare questa recensione con un po’ di “dietro le quinte” visto che nel gruppo di recensori che si fanno carico delle serie di Star Wars della Disney c’è stata molta discussione circa il recensire (e il guardare) o meno questa serie (maggiori info sono reperibili anche nel podcast). Le motivazioni sono state molteplici ma per lo più relative al deprecabilissimo trailer e anche alla trama che sa molto di “gia visto” con il solito padawan che passa al lato oscuro.
Un modello di storia iniziato con Anakin Skywalker qualche decennio fa e che continua ad essere copia-incollato ancora oggi, come dimostra The Acolyte.
Poi è arrivato il momento di guardare il primo episodio che, bisogna ammettere, è stato superiore alle bassissime aspettative maturate in precedenza. Forse proprio perché erano bassissime. Ad ogni modo chi scrive queste righe, rispetto a chi ha scritto la scorsa recensione che ha dato un generosissimo Thank Them All dove poteva bastare un Save, non è rimasto esterrefatto dalla visione (pur giudicandola sufficiente), vuoi proprio perché la storyline non fa nulla per non sembrare riciclata anche con l’inserimento del “gemello cattivo creduto morto”, vuoi perché sembra proprio quel tipo di storia che non aggiunge alcun tipo di valore alla mitologia di Star Wars. E non per nulla è ambientato in un periodo storico poco approfondito dove questa miniserie non può fare troppo male.
Yord: “I have a bad feeling about this.”
IL RITORNO DELLO JEDI DELLA SCRITTURA SCIATTA
Rispetto al pilot, “Revenge / Justice” sembra un passo indietro per svariati motivi che potrebbero essere serenamente riassunti dal termine “scrittura sciatta”.
Come si puo appurare con un minimo di attenzione, ci sono diversi momenti durante la puntata che non hanno molto senso di esistere perchè hanno un impatto minimo nell’interesse dello spettatore, in primis l’assassinio il suicidio del Maestro Torbin, uno dei 4 Jedi che era stanziato a Brendok e che è considerato da Mae (la gemella cattiva) responsabile della morte della sua famiglia.
Ora con questa premessa si possono fare un paio di appunti sia circa il Maestro Torbin che non parla da 10 anni perché è in meditazione afflitto dai sensi di colpa per quanto accaduto, sia per il modo in cui Osha arrivi prima degli altri e venga considerata colpevole, sia per la relazione e la gerarchia tra York e Jeckie (rispettivamente Jedi e padawan) in cui la seconda zittisce il primo e crea un piano migliore del suo e approvato da Sol.
Quimir: “Like every Jedi, he only thinks he’s found peace. What he really needs is something only you can give him: absolution.”
In una puntata che dura 36 minuti inclusi titoli di coda e recap della puntata precedente (inutile visto che gli episodi sono stati rilasciati insieme), è palese che tutte queste situazioni siano solo un modo per creare contenuto che occupi il minutaggio minimo richiesto da un episodio. Perchè è palese che, andando alla ricerca dell’inutile Maestro Torbin, non ci sia alcuna ragione logica nè per il gruppo di prendere la strada panoramica più lunga, nè per Osha di prendere un’altra strada dopo aver avuto una visione di sua sorella. Visione casuale e nemmeno creata da Mae visto che non sembra essere a conoscenza dell’esistenza della gemella e viceversa.
Un buco di sceneggiatura piuttosto pesante, oltre che stupido, che costa all’episodio almeno un 5 minuti di nulla cosmico, oltre che la morte di un personaggio inutile che in 10 anni non ha mai nemmeno fatto la pipì. In tutto ciò non va nemmeno citato il non-uso della Forza per bloccare l’auto di Mae e il non-tentativo di inseguirla, fin troppo faticoso per tre Jedi di cui uno in una navicella spaziale.
SALVANDO IL SALVABILE
A dare un minimo di speranza a The Acolyte ci sono fondamentalmente due soli elementi: la caratura di del Maestro Sol (un ottimo Lee Jung-jae) e il mistero che si cela dietro il Maestro Sith che ha plasmato Mae.
Per quanto in molti non lo abbiano identificato (forse a causa dei capelli lunghi e della recitazione in inglese), Lee Jung-jae è lo stesso attore che è assurto agli onori della fama mondiale come il protagonista di Squid Game. Questo per qualcuno potrebbe forse essere un motivo in più per approcciarsi curiosamente alla serie e guardare la sua performance in una lingua che non gli appartiene, ma in generale si può serenamente dire che il suo character non deluda e che, anzi, insieme a Mae/Osha sia quello meglio delineato finora. E ci mancherebbe altro, potrebbe dire qualcuno, visto che è il protagonista.
Riguardo la seconda motivazione che spinge al proseguimento della visione di The Acolyte bisogna ammettere che se da un lato le motivazioni di Mae possano essere comprensibili, dall’altro fa sorgere qualche domanda e qualche curiosità il fatto che lei stessa non sappia chi si celi dietro la maschera che l’ha istruita al lato oscuro della Forza. Punto a favore di una trama altrimenti fin troppo banale.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Dopo un pilot decente, questo secondo episodio resetta le aspettative del pubblico chiarendo fin da subito che non sarà un capolavoro, soprattutto se le sceneggiature continueranno ad essere scritte seguendo dei modelli degli anni ’80-’90 e se i supporting character saranno tutti così tridimensionali come il Maestro Torbin.
Quanto ti è piaciuta la puntata?
3.5
Nessun voto per ora
Tags:
Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.