Nella scorsa recensione si è avanzata un’azzardata ipotesi: The Big Bang Theory sta pigiando l’acceleratore sulle risate più immediate. “The Perspiration Implementation” sembra essere tesi di tale ipotesi. O almeno la sua dimostrazione.
Così come con le squadre di calcio quando hanno necessità immediata di fare punti (notare la somiglianza di Kripke con Rudi Garcia), non si guarda tanto alla tattica e agli schemi, quanto agli uomini messi in campo, possibilmente ognuno nel suo ruolo. Via gli esperimenti, via le novità. Si va sul sicuro.
Cosa è stato criticato tanto (più o meno giustamente) nell’evolversi di TBBT? Sicuramente il passaggio da uomini accademici e di scienza/bambini troppo cresciuti, con le loro insicurezze, le loro geniali uscite, ergo la loro visione della vita, in uomini di casa, con le loro insicurezze quotidiane/sentimentali, le uscite a quattro, il loro stanziarsi nella vita. Non poteva rimanere tutto uguale, seppur in una statica sit-com. Ma non si può neanche pretendere, nell’allargare l’utenza, di non scontentare qualcuno.
Più si diventa popolari più i nemici (o detrattori) escono come funghi. E da qui, o forse dai “primi” segni di stanchezza da nona stagione, si sta cercando la quadra per far funzionare le cose nella maniera più semplice e meno ricercata, ma soprattutto più immediata. Come abbiamo già visto una volta ogni tanto, a cadenza quasi regolare, nelle ultime stagioni, abbiamo da una parte i quattro uomini, dall’altra le tre donne. Vediamo con quali risultati, ma soprattutto con quali misure.
Sheldon, Raj, Howard e Leonard decidono di cercare la risata con il contrasto. Cosa non possono fare quattro nerd sedentari? Sport. Cosa fanno in questo episodio? Sport. Guidati dal loro storico rivale, per giunta, non senza tirare sporadicamente in ballo elementi di trama orizzontale che in questa nona stagione sembra tanto evidenziata. Il risultato generale potrebbe lasciare freddini, ma nella retata generale di possibili gag, qualche pesce buono lo si pesca (Raj su tutti). Ciò che lascia perplessi, oltre alla solita, ripetitiva e continua eccentricità di Sheldon, è l’approccio ad un tipo di comicità mimico-corporea. Quando Rudi Kripke si volta, nello spiegare le raffinate tecniche della scherma, i quattro, non resistendo all’attrazione “pop” della spada, iniziano la loro “comica” danza, per poi rimanere immobili quando visti dal loro istruttore. Può essere scappato un sorriso, ma alzi la mano chi non ha mai visto già simili gag nel repertorio di Aldo, Giovanni e Giacomo. Senza nulla togliere al (fu) comico trio, accostarli con quella che noi ci aspettiamo sia la comicità di TBBT è roba di due pianeti diversi.
Non si vuole avere la presunzione nel dire che quella scena specifica non facesse ridere (ognuno ride per cose diverse) però, semplicemente, non appartiene al loro repertorio. In rarissimi casi, infatti, l’umorismo di Lorre usciva da una stretta natura verbale. Si ricorda un esempio in cui Howard fingeva di cavalcare un finto cavallo, nell’avvicinarsi in camera da letto a Bernadette, scena tanto disturbante – ed eccezionale – quanto efficace (oltre che evocante un altro tipo di comicità, ovvero quella ebraica dei fratelli Marx o di Woody Allen, da cui il personaggio di Howard sembra attingere). Insomma: la risata, che può anche essere evocata dalla scena della scherma, si pone in un contesto fuori luogo, dimostrazione che si sta esplorando un altro piano di comicità più immediata, magari più sguaiata, sicuramente meno ricercata.
Riprendendo l’esempio calcistico, un intero comparto (quello femminile), oggetto della crisi di identità di TBBT, viene relegato a spalla di una spalla. Porre l’accento su quanto Stuart sia sfigato, effettivamente, era un qualcosa che non si vedeva da un po’. Le “forze” impiegate a reggere l’assolo comico di un personaggio ultra-secondario devono far suonare un campanello di allarme. Oltre alle parentesi da teen drama sugli appuntamenti richiesti ad Amy (ciò che forse non vorremmo mai vedere in TBBT), è indicativo come ben tre figure – a questo punto importanti – facciano da semplice palo. Verrebbe poi da chiedersi se i primi piani di Penny che trattiene il riso ogni volta che qualcuno dica una scemenza siano voluti, richiesti all’attrice, involontari dall’attrice ma mantenuti, o semplice stratagemma per aumentare il minutaggio ai minimi storici (questo episodio non toccava neanche i 19 minuti).
In ultimo, un plauso per il confronto Sheldon-Amy sul pianerottolo. Jim Parsons dimostra, per una volta, di non essere una marionetta impallata in un personaggio che doveva essere poliedrico ma che si è trasformato in una macchietta monotona. Già la sequenza da brillo all’interno del bar aveva risvegliato il ricordo di un precedente dinamismo da parte di un ex co-protagonista, ora super star del piccolo schermo.
Poco ci interessa dell’evoluzione nel rapporto tra Sheldon e Amy (ben più ci interessava il Dalek enorme nel negozio di Stuart, volendo essere coerenti con il DNA della serie), però in una sempre maggiore stanchezza e voglia di allontanare l’incombente ripetitività, il movimento di una trama orizzontale non può che aumentare – seppur di poco – la voglia di proseguire la visione.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Volendo giudicare il solo episodio, malgrado tutto, avendo abbassato per forza di cosa le nostre aspettative, cerchiamo di non essere totalmente distruttivi.
The 2003 Approximation 9×04
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14.96 milioni – 3.9 rating |
The Perspiration Implementation 9×05 | 14.68 milioni – 3.9 rating |
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.