Dopo una prima stagione, che ha conquistato pubblico e critica, torna sul piccolo schermo The Knick. La serie, a metà tra il medical drama e l’opera in costume, racconta la medicina del primo ‘900 e ruota intorno all’affascinante quanto disturbante dottor John Thackery, figura ispirata a William Halsted (uno dei medici innovatori del suo tempo). Razzista, arrogante, tossicodipendente e amorale, Thackery non ha paura di sperimentare, lavora su grandi scoperte utilizzando tecniche e metodologie innovative. Nella scorsa stagione la scelta di Steven Soderbergh è stata quella di seguire le vicende del dottore e del suo staff nel Knickerbocker Hospital a New York, nel momento in cui la chirurgia stava muovendo i primi passi: ospedali non più botteghe dei barbieri in cui operare. Ogni puntata è un manifesto di come “siamo fatti dentro”: viscere, sangue, carne e ossa, sì perché The Knick fa del taglio e dell’apertura del corpo il suo nucleo. Infezioni, arterie pulsanti sono il climax delle puntate e il sangue scorre copioso; i corpi non sono, o almeno non sempre, casi di puntata con una storia, ma cavie poste sul lettino: è quello il loro scopo, quello di essere “guardati dentro” e aiutare la ricerca. La serie affonda a piene mani nella nostra “interiorità” più profonda – gli organi vengono mostrati senza “pudore” -, in nome di una sperimentazione quasi fine a se stessa, il paradosso è che la vita dell’uomo perde di valore – prima viene il corpo, la scienza, poi il paziente e la sua vita.
In “Ten Knots”, il primo episodio della seconda stagione, si riprendono le fila di ciò che era rimasto insoluto nella precedente: Soderbergh irride con il suo sguardo nero e dissacrante i personaggi mettendone in evidenza la pochezza della vita, disperata e grama. Sono le parole di Lucy, l’amante del dottor Thackery, ad aprire la puntata, parole che ci riconducono all’interno della storia, ricordandoci il passato della coppia, i legami tra i personaggi e introducendoci così nel loro presente.
Il tenebroso chirurgo, interpretato da Clive Owen, rinchiuso in una clinica per disintossicarsi, è ancora totalmente schiavo della droga: scarmigliato, madido di sudore, pronto a operare per ricevere in cambio la sua “linfa vitale”, si contorce in questo stato di soporoso vigore. Nel Knickerbocker Hospital tutto in realtà è come prima, nonostante il Dr. Edwards, che sta diventando cieco dopo il pestaggio, sia capo chirurgo ad interim, nonostante i cambiamenti interni, dietro ad una facciata di finto perbenismo c’è il vivere di sempre. Ci sono i vizi grandi e piccoli dell’uomo: il consiglio non darà mai la possibilità al medico afroamericano di diventare primario, Chickering tiene a distanza Lucy a causa della sua “immoralità” e della relazione con il superiore, Cornelia è ritenuta comunque inferiore perché donna, l’incapacità di aspirare un ascesso di un medico anziano balza agli occhi di tutti.
Il momento di massima tensione dell’intero episodio è il rapimento di Thackery da parte di Gallinger che porta il chirurgo in mezzo al mare su una barca per vincere la sua dipendenza. Come in una sorta di rinascita – nel ventre “materno”, nel liquido amniotico – il tossicodipendente, cullato dal mare, legato con un nodo facile da fare, ma difficilissimo da sciogliere, è costretto a ritornare, forse, alla vita. Tra conati di vomito, visioni di una ragazzina (morta nell’ultima puntata della passata stagione) e convulsioni, a poco a poco, riesce a liberarsi dall’ancella con cui ha passato intere notti, con la quale ha superato vari interventi, grazie alla quale ha sperimentato molte delle sue innovazioni. Intrecciando e sciogliendo nodi il desiderio viene meno, il demone viene tenuto a bada e il “morbo” scivola via o almeno così sembra anche se non completamente.
In questo episodio veniamo tristemente e irrimediabilmente riportati all’interno di un mondo in cui non c’è misericordia, né umanità, regnano la superbia, la codardia, l’arrivismo e a farla da padrone è ogni forma di prevaricazione: pensiamo alla quarantena inflitta alla popolazione asiatica – e non a caso l’unica che se ne interessa è Cornelia, anch’ella “ghettizzata”. Torniamo ad immergerci così in un’atmosfera mortifera – ricordiamo la pestilenza – e perversa in cui domina la dipendenza: Thackery dalla droga, Lucy da Thackery, Chickering da Lucy, Edwards dalla sua razza (lui non è lui, ma viene giudicato prima di tutto dal colore della sua pelle), ciascun dottore dal desiderio di potere.
Soderbergh dimostra quanto sia proprio l’uomo ad essere carnefice di se stesso e a crocifiggere giorno dopo giorno il suo simile: così la suora abortista Harriet, rinchiusa in prigione per scontare la propria pena, viene ripudiata dalla madre superiora, la caritatevole Cornelia è intrappolata in una vita e in un matrimonio dalle molte ombre e dalle poche luci, il talentuoso chirurgo afroamericano viene scalzato dalla corsa per diventare capo chirurgo perché nero. The Knick racconta ancora in questa seconda stagione le bassezze e l’egoismo umani, mettendo in evidenza i punti di contatto tra due epoche, due società tanto lontane nel tempo quanto vicine per i lati oscuri dell’animo umano.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Crutchfield 1×10 | 0.40 milioni – 0.1 rating |
Ten Knots 2×01 | 0.27 milioni – 1.3 rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.