
Se ora spostiamo il discorso sulla serie di Cinemax il discorso è più o meno lo stesso, considerando gli ascolti ancora più bassi (200mila a puntata, più o meno), troppo poco anche per una rete via cavo come la sorella minore di HBO che con Banshee raggiunge serenamente il triplo degli spettatori (600mila a puntata). La situazione di The Knick è tutt’altro che rosea e la terza stagione è a forte rischio. Se non venisse rinnovata sarebbe un grandissimo peccato ed il panorama seriale perderebbe uno dei suoi membri più interessanti ed affascinanti, anche se poco considerati.
Giunti ad un episodio dal season (series?) finale, The Knick decide, ancora una volta, di non adagiarsi sugli allori, evitando scelte “scontate” e cercando di dare alla narrazione un respiro sempre più ampio. Dopo la morte di Abby, avvenuta alla fine della scorsa puntata, ci si sarebbero potuti aspettare 50 minuti dedicati allo sconforto di Thack, mostrando la sua ennesima caduta verso l’abisso ora che l’unico elemento stabilizzante della sua vita se ne è andato per sempre. Tutto ciò, probabilmente, sarebbe stato realizzato da uno show inferiore. Steven Soderbergh, invece, decide di mettere il protagonista in secondo piano (come sta avvenendo sempre più spesso in questa seconda stagione) per dare pieno spazio a tutti gli altri personaggi. Nonostante sia limitato ad alcune inquadrature e a pochi dialoghi, la sua sofferenza è più vivida che mai e la visita medica ad opera del Dottor Zinberg fa presagire un altro finale complicato per il primario di chirurgia del Knickerbocker; l’anno scorso finì in una clinica per disintossicarsi, mentre questa volta potrebbe avere gravi problemi riguardo il suo stomaco rovinato dall’uso di cocaina e dalla sua insistenza nel non operarsi.
Se Thackery si trova in difficoltà, Edwards non se la passa meglio. Lui dovrebbe rappresentare il futuro, il progresso e l’abbattimento delle barriere sociali causate dalla discriminazione razziale ma, invece, si sta fronteggiando sempre di più con un’America bigotta, conservatrice e fondamentalmente razzista. Emblematico, in questo senso, il processo Edwards VS Gallinger, durante il quale il giudice difende apertamente l’eugenetica, definendola “legittima”. Il rapporto di aperto conflitto tra questi due chirurghi è una sottotrama che si sta protraendo dal pilot e che, a giudicare dalla scazzottata avvenuta a fine processo, sta forse per raggiungere il suo climax. Gallinger è forse il personaggio più in grado di catalizzare emozioni ed opinioni totalmente diverse l’una dall’altra. Nonostante il suo comportamento e i suoi ideali, nonché il suo razzismo, che non si sforza neanche di nascondere, riesce anche ad attirarsi ogni tanto le simpatie degli spettatori quando salva Thackery e lo rimette in sesto, o addirittura compassione vista la situazione mentale di sua moglie. Appare ovvio, però, che il fidanzamento con sua cognata, l’abbraccio dell’eugenetica, la castrazione dei bambini e, in conclusione, lo slealissimo pugno diretto verso l’occhio con la retina staccata di Algernon lo condannino definitivamente alla “blacklist” dei personaggi.
In questa lista non può mancare Barrow che, dopo essere passato sotto traccia per sette episodi, è salito alla ribalta negli ultimi due. L’amministratore dell’ospedale rappresenta in pieno l’ipocrisia e la doppia vita di molti personaggi maschili, dal signor Showalter ad A.D. Elkins (il monologo della figlia poco prima di ucciderlo è una delle migliori scene dell’intera serie), fino ad arrivare all’ammiraglio Robertson. Questo circolo vizioso di tradimenti e comportamenti poco adatti ai gentiluomini (nonché uomini di Dio) si sta stringendo attorno al loro collo, causando gravi problemi a Barrow e la morte al signor Elkins, ucciso dalla figlia, e di Robertson. Riguardo quest’ultimo, l’intera vicenda è ancora oscura. Apparirebbe infatti scontato che ad appiccare l’incendio sia stato Barrow, disperatamente alla ricerca di nuovi modi per lucrare dalla costruzione dell’ospedale, questa soluzione però può sembrare troppo telefonata e The Knick non ci ha abituato a scelte banali. Potrebbe, quindi, esserci Henry dietro tutto questo. Alcuni indizi sembrano confermare questa teoria: è lui ad invitare Cornelia al “briefing” con il padre, non si trova all’interno dell’ospedale al momento dell’incendio, ma appena fuori (coincidenza) e, in più, l’ammiraglio sembrava fin troppo sorpreso ed onesto mentre udiva le accuse della figlia. Se a questo quadro ci si aggiunge la necessità del ragazzo di pagare la sua quota dopo l’incidente alla metropolitana, l’ipotesi prende sempre più corpo. Al season finale il compito di dare risposte e stupirci, come sempre.
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“Do You Remember Moon Flower” è un episodio pieno di spunti e di altissimo livello che prepara perfettamente, nonostante un inguardabile 0.04 di rating, il terreno per il finale. Con la speranza di rivederci l’anno prossimo
Not Well At All 2×08 | 0.27 milioni – 0.05 rating |
Do You Remember Moon Flower? 2×09 | 0.20 milioni – 0.04 rating |
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Romano, studente di scienze politiche, appassionato di serie tv crime. Più il mistero è intricato, meglio è. Cerco di dimenticare di essere anche tifoso della Roma.