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Il periodo tra fine 1800 e inizio 1900 ha rappresentato la “golden age” per quanto riguarda la chirurgia e la medicina in generale. Tuttavia, l’alone di freschezza e novità che permeava quegli ambienti portava alla formazione di limiti flebili. Senza barriere ben precise tra ciò che è scientifico e ciò che è cialtroneria, può accadere che anche degli illustri studiosi prendano delle cantonate. Ovviamente si sta parlando sempre di Thack, che prova ad ipnotizzare Cleary, con l’aiuto del dr. Edwards, tentativo che vede come unico risultato una sonora (e divertente, perché ogni tanto The Knick riesce anche a far sorridere) presa in giro del cocchiere nei confronti di due medici di alto livello. Guardandoli con gli occhi di una persona del XXI secolo, essi possono apparire come dei creduloni, ma all’epoca era tutto nuovo, ogni giorno si scopriva qualcosa, e le cantonate erano necessarie, per porre quei confini precisi di cui si parlava prima, necessari per evitare dei nuovi dottor Cotton che rimuovono denti e organi per curare l’ipocondria. A proposito, è incredibile notare come, nelle ultime 3 puntate, Gallinger si sia ritrovato due volte a discutere di tematiche varie con dei colleghi e, in entrambi i casi, risultava come il più umano e moderato. Sì, stiamo parlando di un uomo che pratica l’eugenetica e che diventa rosso di rabbia ogni volta che si sente dare ordini da un afroamericano.
Giunti al sesto episodio della seconda stagione, è ormai chiaro come gli sceneggiatori “giochino” con gli spettatori, creando pathos ed ansia dove, per uno spettatore del terzo millennio, non ce ne dovrebbe essere. La grandezza della serie sta proprio in questo. Basti pensare all’intervento sulla madre di Chickering ad opera dello stesso figlio: in cuor suo, chiunque stesse guardando la TV sapeva perfettamente che mettere dei cavi zincati nella laringe della donna non era la soluzione al suo tumore, e resta inerme a guardare la scena, sperando, in un luogo remoto della mente, che tutto vada bene. È proprio durante (e dopo) l’operazione che appare la vera natura della serie: pur trattando di chirurghi/ricercatori con la maggioranza delle scene in ospedale, le ricerche e gli interventi non solo il fulcro, il cuore pulsante di questo prodotto. Sono un contorno, un ottimo contorno.
Quello a cui puntano Steven Soderbergh e gli esordienti Jack Amiel e Michael Begler (gran bell’esordio, niente da dire) è raccontare delle vite dei protagonisti, delle loro difficoltà e dei loro cambiamenti. Questo discorso non si limita ai protagonisti, ma coinvolge tutti, a partire da Cleary e
Continuando a parlare di personaggi femminili, è innegabile la trasformazione dell’infermiera Elkins. Da sempre sottomessa e delusa dagli uomini, la donna ha deciso di voltare pagina, diventando sempre più intraprendente, ora con gli uomini, ora (probabilmente) nell’ambito lavorativo. Pur non potendo prevedere il futuro, sarebbe curioso vedere come reagirebbe Gallinger se dovesse diventare sottoposto di una donna. Mentre per tutti questi personaggi la situazione è in via di sviluppo, c’è qualcuno che ha già chiuso il cerchio. A questa definizione risponde Bertie, il più influenzato e cambiato dalla presenza di Thackery, dopo la morte della madre, e le forzate dimissioni, egli torna a casa come un moderno figliol prodigo. Nonostante possa sembrare una decisione di convenienza (sono stato licenziato, torno nel mio vecchio ospedale), dietro si cela un motivo più profondo. Zinberg è un grande chirurgo, ma è estremamente ligio alle regole, e non ammette eccezioni. Questa situazione sembrava perfetta anche per il giovane Chickering, fino a quando non è entrato in gioco il fattore familiare. Nonostante abbia enormi difetti, Thack è disposto sempre a rischiare, e questo a Bertie non sembra più un fattore negativo.
Durante tutte queste righe si è parlato a malapena del protagonista, a dimostrazione di un insieme di personaggi estremamente interessanti, che riescono ad avere una loro tridimensionalità nonostante il carisma del dottore interpretato (ottimamente) da Clive Owen.
Archiviato per un episodio il discorso dipendenza, viene mostrata la sua vena più curiosa, che ha il suo culmine con il futuro tentativo di separare due gemelle nate “unite” da un fegato in comune. In questa decisione c’è tutta la sua essenza: ha commesso una buona azione, strappando le ragazze da un uomo che le sfruttava, ma ha ovviamente dei fini egoistici a livello scientifico. Più debole invece la storia di Barrow, personaggio meno interessante di tutti, e di gran lunga.
Non si può quindi non ringraziare (anzi, benedire) Cinemax per questa grande serie, senza nascondere però una critica: noi ci occupiamo di recensioni e non di creare le schedule, ma mettere un prodotto del genere il sabato sera sembra davvero uno spreco, e gli ascolti lo confermano (195k spettatori per questo episodio, e non è neanche il risultato peggiore). La terza stagione è in dubbio, e dipenderà tutto dai Live+3.
Menzione finale per la scelta di attori italiani nell’interpretare degli immigrati siciliani. Per una volta non si è optato per italo-americani di quarta generazione, scegliendo così qualcuno in grado di pronunciare correttamente “gl” e “gn”. Non possiamo che apprezzare.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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The Knick confeziona l’ennesimo episodio magistrale, mostrando una qualità altissima, personaggi di spessore e la regia di Steven Soderbergh. Serve altro?
Whiplash 2×05 | 0.25 milioni – ND rating |
There Are Rules 2×06 | 0.19 milioni – ND rating |
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Romano, studente di scienze politiche, appassionato di serie tv crime. Più il mistero è intricato, meglio è. Cerco di dimenticare di essere anche tifoso della Roma.