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Quando The Last Man On Earth iniziò, nella primavera scorsa, molti pensavano ad uno show demenziale che avrebbe fatto ridere per due/tre puntate e che poi si sarebbe sgonfiato come un soufflé. Opinione ai tempi assolutamente legittima, ma che oggi si può tranquillamente definire come totalmente sbagliata.
Giunti al terzo episodio di questa seconda stagione, lo show prodotto da Phil Lord e Chris Miller (un momento: PHIL Lord e Chris MILLER= Phil Miller. Coincidenza o no, la persona che vi scrive se ne è accorta soltanto adesso, mentre scriveva la recensione) continua a far ridere e a far riflettere sull’essere umano e i suoi comportamenti, con l’aggiunta di quella punta di amarezza che compare sempre nei telespettatori al termine della visione di ogni episodio.
Dopo un inizio di stagione al limite della perfezione, la fine del secondo episodio lasciava il presagio di un ritorno a schemi già visti che avevano causato, verso la metà della prima stagione, il punto qualitativo più basso della serie (pur sempre abbondantemente sufficiente, ma non dello stesso livello rispetto agli altissimi standard a cui gli spettatori sono abituati). In molti avevano ipotizzato un abbandono definitivo del gruppo di Tucson, idea avvalorata dal finale di stagione e dalla première di quest’anno. In realtà, è ormai chiaro come i vari Todd, Melissa, Gail ed Erica siano parte integrante dello show, senza escludere l’arrivo di nuovi personaggi.
Lo snodo principale di questo episodio è la “morte” di Tandy, annunciata da Carol poco dopo la veglia funebre di Gordon. È stato proprio quest’ultimo evento a causare la scelta della donna, apparentemente senza senso: stando a quanto emerso dal discorso di Gail, il suo compianto compagno non era propriamente uno stinco di santo (ubriacone, razzista, violento) ma, nonostante ciò, lei ne sentiva la mancanza. Per questo motivo, Carol intravede uno spiraglio di luce nel far cambiare idea a tutti riguardo Tandy sperando, con la sua morte, di scatenare un’ondata di compassione.
Mentre negli scorsi episodi si poteva notare un cambiamento in Phil Miller (the real), divenuto più simile a Carol, maturo e pronto a tutto pur di far contenta la sua dolce metà, in questo “Dead Man Walking” si può notare una Carol in versione Phil, piena di buone intenzioni che non riesce a mettere in pratica, finendo per peggiorare la situazione, nonostante delle perle come l’album da disegno raffigurante l’eroica dipartita di Tandy. Questa evoluzione viene meno nel finale, quando Tandy decide di tornare ad autodistruggersi puntando una pistola contro il gruppo costringendoli ad ascoltare quanto fosse maturato. La scena, di certo la più riuscita dell’episodio, nonché una delle migliori di tutta la serie, è la perfetta rappresentazione del “ridere amaramente”, simbolo di The Last Man On Earth: da un lato c’è il lato comico, l’assurdità della situazione, mente dall’altro c’è la componente più amara, la consapevolezza che Tandy sta mandando all’aria l’ennesima occasione presentataglisi.
Nonostante gli innegabili aspetti positivi, il rischio che si ritorni ai soliti vecchi schemi è sempre più forte, e il finale non fa che rafforzare questa tesi. L’impressione è che gli sceneggiatori, per evitare un eccessiva sensazione di “già visto” vogliano dare più importanza a personaggi che l’anno scorso erano stati in disparte. Esempio lampante è Erica, molto centrale in questo episodio e forse destinata ad un ruolo più importante rispetto al passato, magari a discapito di altri character, come Melissa, che sembra essere stata un po’ accantonata. Forse andrà così, forse è solo un’impressione, ma una cosa è certa: piena fiducia agli sceneggiatori, con la speranza che riescano a stupire ancora.
Giunti al terzo episodio di questa seconda stagione, lo show prodotto da Phil Lord e Chris Miller (un momento: PHIL Lord e Chris MILLER= Phil Miller. Coincidenza o no, la persona che vi scrive se ne è accorta soltanto adesso, mentre scriveva la recensione) continua a far ridere e a far riflettere sull’essere umano e i suoi comportamenti, con l’aggiunta di quella punta di amarezza che compare sempre nei telespettatori al termine della visione di ogni episodio.
Dopo un inizio di stagione al limite della perfezione, la fine del secondo episodio lasciava il presagio di un ritorno a schemi già visti che avevano causato, verso la metà della prima stagione, il punto qualitativo più basso della serie (pur sempre abbondantemente sufficiente, ma non dello stesso livello rispetto agli altissimi standard a cui gli spettatori sono abituati). In molti avevano ipotizzato un abbandono definitivo del gruppo di Tucson, idea avvalorata dal finale di stagione e dalla première di quest’anno. In realtà, è ormai chiaro come i vari Todd, Melissa, Gail ed Erica siano parte integrante dello show, senza escludere l’arrivo di nuovi personaggi.
Lo snodo principale di questo episodio è la “morte” di Tandy, annunciata da Carol poco dopo la veglia funebre di Gordon. È stato proprio quest’ultimo evento a causare la scelta della donna, apparentemente senza senso: stando a quanto emerso dal discorso di Gail, il suo compianto compagno non era propriamente uno stinco di santo (ubriacone, razzista, violento) ma, nonostante ciò, lei ne sentiva la mancanza. Per questo motivo, Carol intravede uno spiraglio di luce nel far cambiare idea a tutti riguardo Tandy sperando, con la sua morte, di scatenare un’ondata di compassione.
Mentre negli scorsi episodi si poteva notare un cambiamento in Phil Miller (the real), divenuto più simile a Carol, maturo e pronto a tutto pur di far contenta la sua dolce metà, in questo “Dead Man Walking” si può notare una Carol in versione Phil, piena di buone intenzioni che non riesce a mettere in pratica, finendo per peggiorare la situazione, nonostante delle perle come l’album da disegno raffigurante l’eroica dipartita di Tandy. Questa evoluzione viene meno nel finale, quando Tandy decide di tornare ad autodistruggersi puntando una pistola contro il gruppo costringendoli ad ascoltare quanto fosse maturato. La scena, di certo la più riuscita dell’episodio, nonché una delle migliori di tutta la serie, è la perfetta rappresentazione del “ridere amaramente”, simbolo di The Last Man On Earth: da un lato c’è il lato comico, l’assurdità della situazione, mente dall’altro c’è la componente più amara, la consapevolezza che Tandy sta mandando all’aria l’ennesima occasione presentataglisi.
Nonostante gli innegabili aspetti positivi, il rischio che si ritorni ai soliti vecchi schemi è sempre più forte, e il finale non fa che rafforzare questa tesi. L’impressione è che gli sceneggiatori, per evitare un eccessiva sensazione di “già visto” vogliano dare più importanza a personaggi che l’anno scorso erano stati in disparte. Esempio lampante è Erica, molto centrale in questo episodio e forse destinata ad un ruolo più importante rispetto al passato, magari a discapito di altri character, come Melissa, che sembra essere stata un po’ accantonata. Forse andrà così, forse è solo un’impressione, ma una cosa è certa: piena fiducia agli sceneggiatori, con la speranza che riescano a stupire ancora.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Trovare una comedy di questo livello è davvero dura al giorno d’oggi per cui, nonostante il rischio di ripetitività, non si può non ringraziare The Last Man on Earth per i soliti 20 minuti settimanali di alto livello.
The Boo 2×02 | 3.30 milioni – 1.5 rating |
Dead Man Walking 2×03 | 2.70 milioni – 1.2 rating |
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Romano, studente di scienze politiche, appassionato di serie tv crime. Più il mistero è intricato, meglio è. Cerco di dimenticare di essere anche tifoso della Roma.