Tra i nomi presenti nella scuderia dei personaggi Marvel, figura quello di Moon Knight. Vigilante dai metodi cruenti, il personaggio è famoso principalmente per essere affetto da un disturbo della personalità multipla. Con il tempo, molti autori di grande calibro si avvicineranno a Moon Knight affascinati dal fatto che un tale squilibrato vesta i panni di un eroe. Questa caratteristica apparentemente bizzarra sarà, invece, uno dei suoi punti di forza oltre che trampolino di lancio per gli stessi autori i quali (grazie al Cavaliere Lunare) riusciranno a gettare nuova luce sui motivi che spingono una persona ad abbracciare la fede della calzamaglia. Il domandone sollevato è il seguente: bisogna essere pazzi per diventare dei supereroi?
A conti fatti, i supereroi sono sottoposti ad uno stress fisico/mentale veramente disumano, non solo per via dell’entità del mestiere da loro scelto (che prevede: nessuna salario/pensione, fior fior di fidanzate morte e innumerevoli ferite di ogni genere) ma anche perché la maggior parte degli eroi più famosi hanno cominciato la loro carriera dopo un forte trauma. Si pensi banalmente a Bruce Wayne, diventato Batman come conseguenza della morte dei genitori, trauma che ancora oggi sta elaborando continuando a pestare i criminali vestito da ratto volante con le orecchie a punta. Come detto nella scorsa recensione, Ben Edlund con il suo The Tick si è sempre preoccupato di parodiare e prendere in giro ogni aspetto della letteratura superoistica, in modo da creare satira del genere e contribuire – con la sua verve – ad una completa panoramica stilistica. Ed è quello che succede.
Citando i The Pixie (e perculando un poco Mr. Robot e Fight Club), “Where’s My Mind” si presenta come la diretta continuazione dell’episodio precedente, oltre a porsi come dimostrazione pratica di quanto affermato poche righe sopra e in precedenza riguardo la satira supereroistica. In questa puntata, la serie prende sostanzialmente due piccioni con una fava, continuando a raccontare lo stravolgimento delle vite che hanno incontrato The Tick e l’inserimento di qualche più corposa parodia al genere supereroistico: in questo caso, le origini stesse di Arthur come il supereroe, ehm, “Arthur”, rappresentano l’elemento parodistico in questione. Sfruttando la tragica morte del padre e l’incontro ravvicinato con Terror, sembrava quasi che tale trauma avesse avuto la meglio sulla sanità mentale di Arthur generando The Tick nella sua mente e contribuendo al suo definitivo squilibrio. Con esilaranti risultati, “Where’s My Mind” risponde alla domanda fatta righe sopra. Bisogna essere pazzi per essere dei supereroi? Per quello no, a volte basta essere semplicemente sfigati. Però, sicuramente, bisogna essere pazzi per continuare a farlo: soprattutto dopo aver conosciuto lo sconclusionato The Tick.
Sfruttando come elemento comico la smentita della pazzia di Arthur e The Tick visto come il – spoiler – Mr. Robot/Tyler Durden di turno, il serial coglie l’occasione per dare una vera e propria caratterizzazione al personaggio di Griffin Newman. Arthur – in questo adattamento abbellito con il cognome di “Everest” – rappresenta per La Zecca qualcosa di molto di più di un semplice sidekick: la coscienza (o “grillo parlante”, per rimanere in tema insetti). Se The Tick è un bombastico supereroe pronto all’azione, Arthur sarà “quello riflessivo” e pronto a fare piani, oltre che portare alla ragione il suo enorme amico blu. Questa dinamica è propria del fumetto originale fin dai primissimi numeri, tant’è che la maggior parte delle storie si basano tantissimo sulla relazione tra i due; cominciare a costruire adesso questa intesa è stata una mossa azzeccata. Peccato per il fatto che il serial continui a concentrarsi tanto su Arthur; ok che vale il discorso della scorsa recensione ma, se continua così, forse è il caso di cambiare nome al telefilm.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Pilot 1×01 | ND milioni – ND rating |
Where’s My Mind 1×02 | ND milioni – ND rating |
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