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“Sir, when I leave my dorm, nothing can be, like left by itself. Like, if my boots are over by the bed and my gym shoes are in the closet I feel like they’re… I don’t know… lonely.
And I have to make sure that everything is grouped together or I feel bad that they might be afraid of the dark so I leave the light on.
I go back to my dorm… It’s just because of this stupid project.
It’s the project and I’m sorry, but I can’t… I need to change the subject.”
And I have to make sure that everything is grouped together or I feel bad that they might be afraid of the dark so I leave the light on.
I go back to my dorm… It’s just because of this stupid project.
It’s the project and I’m sorry, but I can’t… I need to change the subject.”
The Twilight Zone si mantiene costante in termini narrativi e continua la propria analisi del mondo (specificatamente quello americano) e delle sue problematiche sociali. Dopo aver analizzato in più episodi la questione razziale, ecco che fa capolino l’annoso problema dell’incontrollato possesso di armi da fuoco negli USA.
Una pistola, la Blue Scorpion, diventa soggetto narrativo così come il suo inatteso possessore: dopo la violenta dipartita del padre (suicida), Jeff (Chris O’Dowd) entra in contatto con l’arma da fuoco con cui il padre si è tolto la vita.
Ad inizio puntata si potrà notare una certa distanza tra il personaggio di Jeff, razionale, posato, controllato, rispetto alla tamarraggine violenta che la pistola urla allo spettatore.
Ed è la stessa sensazione che in scena lo stesso Jeff cerca di esporre parlando del padre: l’anziano era un convintissimo hippie, perché mai avrebbe dovuto anche solo possedere un’arma?
Intenzionato a liberarsene (sia per i ricordi che gli suscita, sia per l’oggetto in sè), Jeff inizia però lentamente a subire una involuzione caratteriale che, considerata la tematica della serie tv, si cerca di addurre a qualche elemento soprannaturale o all’instabilità della psiche umana. L’arma inizia a diventare parte non solo della vita di Jeff, ma dell’individuo stesso: ne diventa una sorta di appendice che l’uomo si porta sempre appresso. L’inaspettata violenza che potrebbe sempre scaturire dal connubio uomo violento ed arma da fuoco porta ogni singola scena ad essere altamente carica di pathos ed ansia. Due elementi narrativi che ripagano incredibilmente dal momento che risultano una boccata d’aria fresca dopo il piattume generale degli episodi precedenti.
Nel personaggio è possibile notare, anche se in minima parte, una certa riproposizione del noto Travis Bickle (Taxi Driver): una persona alienata, disadattata ed essenzialmente sola (la moglie lo sta costringendo al divorzio).
Il basso minutaggio ed un finale volutamente enigmatico permettono a “Blue Scorpion” di essere facilmente etichettabile come uno tra i migliori episodi della stagione. L’interpretazione di O’Dowd, unico vero character in scena, amplifica questo senso di benessere nella visione.
L’unico elemento concettualmente attaccabile rimane la motivazione che sta alle spalle dell’evoluzione in negativo di Jeff: come detto, considerata la serie, si propende per una banale giustificazione sovrannaturale (ossia la pistola è un oggetto idealmente malvagio capace di traviare il prossimo con cui entra in contatto). Un dialogo in particolare, tra jeff ed una sua studentessa, spinge a questa riflessione dal momento che si fa menzione di animismo. Un dialogo sicuramente non casuale nonostante la regia, sapientemente, non lo ponga minimamente al centro dell’attenzione nel momento in cui avviene.
Una pistola, la Blue Scorpion, diventa soggetto narrativo così come il suo inatteso possessore: dopo la violenta dipartita del padre (suicida), Jeff (Chris O’Dowd) entra in contatto con l’arma da fuoco con cui il padre si è tolto la vita.
Ad inizio puntata si potrà notare una certa distanza tra il personaggio di Jeff, razionale, posato, controllato, rispetto alla tamarraggine violenta che la pistola urla allo spettatore.
Ed è la stessa sensazione che in scena lo stesso Jeff cerca di esporre parlando del padre: l’anziano era un convintissimo hippie, perché mai avrebbe dovuto anche solo possedere un’arma?
Intenzionato a liberarsene (sia per i ricordi che gli suscita, sia per l’oggetto in sè), Jeff inizia però lentamente a subire una involuzione caratteriale che, considerata la tematica della serie tv, si cerca di addurre a qualche elemento soprannaturale o all’instabilità della psiche umana. L’arma inizia a diventare parte non solo della vita di Jeff, ma dell’individuo stesso: ne diventa una sorta di appendice che l’uomo si porta sempre appresso. L’inaspettata violenza che potrebbe sempre scaturire dal connubio uomo violento ed arma da fuoco porta ogni singola scena ad essere altamente carica di pathos ed ansia. Due elementi narrativi che ripagano incredibilmente dal momento che risultano una boccata d’aria fresca dopo il piattume generale degli episodi precedenti.
Nel personaggio è possibile notare, anche se in minima parte, una certa riproposizione del noto Travis Bickle (Taxi Driver): una persona alienata, disadattata ed essenzialmente sola (la moglie lo sta costringendo al divorzio).
Il basso minutaggio ed un finale volutamente enigmatico permettono a “Blue Scorpion” di essere facilmente etichettabile come uno tra i migliori episodi della stagione. L’interpretazione di O’Dowd, unico vero character in scena, amplifica questo senso di benessere nella visione.
L’unico elemento concettualmente attaccabile rimane la motivazione che sta alle spalle dell’evoluzione in negativo di Jeff: come detto, considerata la serie, si propende per una banale giustificazione sovrannaturale (ossia la pistola è un oggetto idealmente malvagio capace di traviare il prossimo con cui entra in contatto). Un dialogo in particolare, tra jeff ed una sua studentessa, spinge a questa riflessione dal momento che si fa menzione di animismo. Un dialogo sicuramente non casuale nonostante la regia, sapientemente, non lo ponga minimamente al centro dell’attenzione nel momento in cui avviene.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Un episodio stranamente positivo per The Twilight Zone che si prepara all’ormai imminente finale di stagione. “Blue Scorpion” non sarà sicuramente la puntata a tema fantasy-horror migliore mai vista, ma ha dalla sua una storia che mantiene una certa logica, un minutaggio accettabile per la storia raccontata ed un finale che per la prima volta non lascia lo spettatore con la solita domanda: “Sì, ok. E quindi?“. Piccoli passi avanti, speriamo non sia troppo tardi per sperare un finale degno di questo nome (e di questo “brand”).
Point of Origin 1×08 | ND milioni – ND rating |
The Blue Scorpion 1×09 | ND milioni – ND rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.