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Anche The Walking Dead soccombe alla pandemia – quella vera – e in seguito alle disposizioni governative sulla quarantena, quest’anno i fan della serie dovranno attendere fino a data da destinarsi (il network ha comunque reso noto su Twitter che il finale di stagione verrà trasmesso prima di fine anno) per scoprire che ne sarà dei protagonisti.
Ipotizzando che tale interesse esista realmente – ora che rimane soltanto Daryl a reggere il moccolo – e che si segua la serie per ragioni differenti dalla semplice inerzia, lo spettatore si ritroverà profondamente deluso da questo “The Tower”, in pratica una terapia di gruppo per femminucce con carenze affettive perché la mamma non gli faceva le coccole (cit. Dr. Cox).
L’introspezione raggiunge in questo episodio la sua massima espressione; si parla di rimorso e senso di colpa (Carol), di rabbia repressa e bisogno di liberare le proprie emozioni (Lydia), di solitudine e desiderio di accettazione (Juanita), della paura di dover dire addio ad altre persone care (Judith). L’emotività diventa protagonista e, come spesso accade nelle puntate che precedono il finale, l’attendismo e la noia la fanno da padroni. Il minutaggio riservato all’avanzata dell’orda è davvero ridotto e perlopiù utilizzato per far sussurrare frasi a caso a Beta. Frasi che peraltro non aiutano a comprendere a fondo il personaggio, fatta eccezione per l’evidente instabilità mentale e l’annesso istinto omicida innescato da futili motivi.
Si hanno invece fin troppe informazioni riguardo la new entry Juanita “Princess” Sanchez, personaggio sopra le righe che col suo look “bersaglio facile in rosa” riesce a trasformare questa improbabile squadra in un team di supereroi di bassa lega senza superpoteri. In altre parole: quattro cosplayer a corto di soldi. L’intenzione di Angela Kang è sicuramente quella di aggiungere un po’ di brio alle atmosfere spesso opprimenti della serie, il risultato è un’inutile linea comica che stona con ciò che la circonda, nonostante la coerenza nella trasposizione del personaggio dal fumetto.
La fuga dei personaggi “storici” della serie, stagione dopo stagione, ha costretto gli autori ad introdurre nuove figure all’interno della narrazione – si direbbe con l’intenzione di svecchiare il cast – o a trasformare personaggi inutili in personaggi inutili ma più fighi, vedi l’incredibile parabola di padre Gabriel che da semplice prete codardo si ritrova ora ad essere guerrigliero, latin lover e ingiustamente rispettato da tutti. La carenza di idee e la puntuale riproposizione delle medesime dinamiche narrative è evidente, ben poco progredisce e, fatta eccezione per la presenza di Negan (in questa occasione inutile come i suoi colleghi) risulta davvero difficile provare un sincero interesse per un personaggio e le quest che lo riguardano.
In quest’ultimo anno la serie ha posto delle basi interessanti, basti pensare alla “redenzione” di Negan e alla sua missione da infiltrato, in grado da sola di tenere alto l’interesse dello spettatore, altrimenti condannato a puntate come questa, ma una volta terminata la quest ci si trova nuovamente al punto di partenza.
“The Tower” ha la sfortuna di essere un classico episodio di transizione e preparazione all’attacco conclusivo senza però un finale a completarlo e giustificarlo. Anche se, in verità, non sarebbe stato granché in ogni caso.
Ipotizzando che tale interesse esista realmente – ora che rimane soltanto Daryl a reggere il moccolo – e che si segua la serie per ragioni differenti dalla semplice inerzia, lo spettatore si ritroverà profondamente deluso da questo “The Tower”, in pratica una terapia di gruppo per femminucce con carenze affettive perché la mamma non gli faceva le coccole (cit. Dr. Cox).
L’introspezione raggiunge in questo episodio la sua massima espressione; si parla di rimorso e senso di colpa (Carol), di rabbia repressa e bisogno di liberare le proprie emozioni (Lydia), di solitudine e desiderio di accettazione (Juanita), della paura di dover dire addio ad altre persone care (Judith). L’emotività diventa protagonista e, come spesso accade nelle puntate che precedono il finale, l’attendismo e la noia la fanno da padroni. Il minutaggio riservato all’avanzata dell’orda è davvero ridotto e perlopiù utilizzato per far sussurrare frasi a caso a Beta. Frasi che peraltro non aiutano a comprendere a fondo il personaggio, fatta eccezione per l’evidente instabilità mentale e l’annesso istinto omicida innescato da futili motivi.
Si hanno invece fin troppe informazioni riguardo la new entry Juanita “Princess” Sanchez, personaggio sopra le righe che col suo look “bersaglio facile in rosa” riesce a trasformare questa improbabile squadra in un team di supereroi di bassa lega senza superpoteri. In altre parole: quattro cosplayer a corto di soldi. L’intenzione di Angela Kang è sicuramente quella di aggiungere un po’ di brio alle atmosfere spesso opprimenti della serie, il risultato è un’inutile linea comica che stona con ciò che la circonda, nonostante la coerenza nella trasposizione del personaggio dal fumetto.
La fuga dei personaggi “storici” della serie, stagione dopo stagione, ha costretto gli autori ad introdurre nuove figure all’interno della narrazione – si direbbe con l’intenzione di svecchiare il cast – o a trasformare personaggi inutili in personaggi inutili ma più fighi, vedi l’incredibile parabola di padre Gabriel che da semplice prete codardo si ritrova ora ad essere guerrigliero, latin lover e ingiustamente rispettato da tutti. La carenza di idee e la puntuale riproposizione delle medesime dinamiche narrative è evidente, ben poco progredisce e, fatta eccezione per la presenza di Negan (in questa occasione inutile come i suoi colleghi) risulta davvero difficile provare un sincero interesse per un personaggio e le quest che lo riguardano.
In quest’ultimo anno la serie ha posto delle basi interessanti, basti pensare alla “redenzione” di Negan e alla sua missione da infiltrato, in grado da sola di tenere alto l’interesse dello spettatore, altrimenti condannato a puntate come questa, ma una volta terminata la quest ci si trova nuovamente al punto di partenza.
“The Tower” ha la sfortuna di essere un classico episodio di transizione e preparazione all’attacco conclusivo senza però un finale a completarlo e giustificarlo. Anche se, in verità, non sarebbe stato granché in ogni caso.
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Seppur mossi da un insopprimibile pregiudizio nei confronti della serie, oramai abituata a deludere sistematicamente nei rari in casi in cui un miglioramento affiora lontano all’orizzonte, cercheremo di essere buoni con questo “The Tower”, ritrovatosi a fungere da season finale per cause di forza maggiore e per giunta al termine di una stagione che ha soltanto accennato un miglioramento senza mai concretizzarlo realmente. Optare per una sufficienza sarebbe impensabile, quindi per questa volta schiaffetto e rimandato a Settembre. Si spera.
Look At The Flowers 10×14 | 3.26 milioni – 1.1 rating |
The Tower 10×15 | 3.49 milioni – 1.1 rating |
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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.