True Detective è una serie di un realismo penetrante, lacerante e sconfinato come i paesaggi della Lousiana dove è ambientato.
Questi primi cinque episodi ci hanno accompagnato in un mondo sporco, dove l’apparenza nasconde un putrido marciume, destinato a durare nel tempo: in questa puntata siamo nel 2002 e gli autori incastrano diversi tasselli proposti nei precedenti episodi. Ed è proprio il tempo, uno dei temi ricorrenti: il suo riproporsi instancabile, immutabile, dal 1995 al 2012; tornano gli stessi errori, i personaggi restano tali, attori di un copione che ripete sé stesso.
Rust, è un uomo nuovamente solo, che si butta anima e corpo nel suo lavoro: vuole che il caso si riapra, che la verità venga a galla; tutto questo per riaffermare sé stesso, per sentirsi incorruttibile, più forte di quell’umanità becera che incontra ogni giorno.
Eppure, il fato che aleggia pesante come un macigno, soffoca True Detective e i suoi protagonisti che non possono fare altro che ricadere in schemi umani già visti: Martin tradisce ancora la moglie, Rust si ritrova al centro della vendetta di Maggie, realizzando di non essere moralmente superiore a nessuno.
Nel momento in cui uno strepitoso McCounaghey comprende ciò che ha fatto al suo collega, come si sia arreso ai sensi senza pensare chi e che cosa stava corrompendo per sempre, Rust diventa figura tragica, rappresentante di chi crede di avercela fatta ad elevarsi al di sopra del male del mondo ma che inevitabilmente ne resta infagato.
La scena di sesso tra lui e la moglie di Martin è volutamente cruda ma intensissima, vediamo il fuoco di una passione nascosta troppo a lungo divampare e bruciare tutto, fare “tabula rasa”, senza lasciare nessun terreno per ricostruire dalle ceneri.
Per chi ancora cercasse il punto in cui Pizzolato ci conduce puntata dopo puntata, True Detective è questo: è la complessità dei personaggi, il confronto tra loro, la difficoltà delle loro vite, senza filtro, senza compromesso.
Negli ultimi minuti di “Haunted House” assistiamo a questa realtà: Maggie sbatte in faccia al marito il suo tradimento, quello del suo collega che inevitabilmente innesca una reazione in lui e da qui la rissa, violenta, che ci racconta tutto il tormento dell’uomo, come marito, amante, poliziotto. I due si ritrovano nel 2012, faccia a faccia per la prima volta dopo quell’episodio: non c’è perdono nel volto di Hart, c’è sospetto, c’è vendetta e quel vetro della macchina non riparato è la prova di un risentimento mai sopito.
Come scritto dal mio collega in “The Secret Fate Of All Life” c’è un che di Lynch, di quasi onirico che delinea le vicende, nonostante il presente realismo. Cosa accadrà ora? Come si risolveranno i rapporti? Solo due puntate ci dividono dal finale di quella che, a mio parere, è la serie rivelazione dell’anno.
PRO:
- Dialoghi intrisi di verità, perfettamente realizzati da tutti gli attori
- Grande qualità nella fotografia, che rende le scene ancor più incisive
- Matthew McCounaghey: da solo regge benissimo l’intensità di qualunque scena
- Confronto tra Rust e Martin: forte e interessante
- Altissime aspettative da non deludere
The Secret Fate Of All Life 1×05 | 1.99 milioni – 0.9 rating |
Haunted House 1×06 | 2.63 milioni – 1.1 rating |
VOTO EMMY
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.