Two Weeks To Live 1×04 – Episode 4TEMPO DI LETTURA 3 min

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Nicky: “Your Mom lied to you about everything, okay? There’s no fish measles or killer pollution.”
Kim: “Okay, so she bent the truth on a few things, but she’s hardly going to make up something as serious as that. I mean, why would she? To keep me trapped in my own home so we can, what, grow old together just the two of us in our own little bubble away from everything and everyone..? Oh, come on. Don’t you think you’re being a little dramatic?
Nicky: “But you just said all those things, not me.”
Kim: “Well, then don’t you think I’m being a little dramatic?”

 

Il castello di carte fatto di illusioni e di menzogne costruito da Tina e mostrato per tutti questi anni a Kim si sta sgretolando fragorosamente sotto gli occhi dello spettatore. La ragazza viene dapprima informata delle bugie riguardanti lo stato dell’inquinamento del pianeta (e quindi vengono dimostrate come inutili le pastiglie da lei prese fino a quel momento). Ma il vero punto di non ritorno rappresenta la scoperta della mancanza delle ceneri all’interno della scatola gelosamente conservato da Kim che fino a questo punto si è portata appresso: la ragazza si sente tradita lì dove il nervo è più scoperto (il suo rapporto ed il suo attaccamento con il padre) lasciando Tina nell’ingrato compito di riuscire a riconciliarsi con una figlia che sta lentamente apprendendo quanto di quella realtà così negativamente presentatale sia in realtà una bugia. Un rapporto quindi profondamente intaccato e che andrà ricostruito entro il finale di questa stagione, presumibilmente. Si è più volte evidenziato nelle passate recensioni come uno dei punti cardine di Two Weeks To Live fosse la narrazione rapida con la quale la storia veniva presentata; ebbene, in questo quarto episodio la serie sembra voler tirare un po’ il fiato prediligendo, per una porzione di trama, una sorta di approfondimento.
Kim, Nicky e Tina, infatti, si ritagliano il proprio spazio per conoscersi meglio (per quanto possa essere fatto in circa cinque minuti totali di sequenza), approfondire il proprio legame e aprirsi emozionalmente l’uno (Nicky) con l’altra (ovviamente solo Kim). Una sequenza ed una decisione, quella di prendere fiato e rallentare, che risultano perfettamente logiche e concedono di rimbalzo maggiore spazio ai due agenti della polizia (Brooks e Thompson) introdotti nella precedente puntata e chiamati in causa dall’insospettabile Jay.
Si tratta di una porzione di trama, questa riguardante la testimonianza di Jay, in grado di condensare sia la porzione “drama” (i poliziotti vengono informati delle persone in causa e soprattutto sulla giusta strada per poter fare giustizia per Jimmy), sia la vena comedy (semplicemente Jay, one man show).
Superata la metà della stagione, Two Weeks To Live si conferma prodotto meritevole di una visione e, soprattutto, adatto in ogni sua parte al bingewatching estremo. Difficile riuscire ad immaginare un prodotto o una declinazione produttiva migliore.
Ciò che sconcerta è il faticare a trovare elementi puramente negativi: dialoghi ridotti all’osso, ma funzionali alla storia; personaggi a loro modo iconici (compresi quelli secondari); una trama di per sé interessante; ritmo sostenuto della storia; puntata “filler” (se così la si può definire) che non si percepisce e che non sminuisce in alcun modo la narrazione, anzi. Certo, alcune questioni restano sospese nell’aria (come, per esempio, cosa volesse dire Jimmy quando, in punto di morte, aveva detto a Kim di “tell Joe”), ma si tratta di elementi centrali della storia che, verosimilmente, troveranno ampio spazio con il prosieguo della stagione. Inutile fasciarsi la testa ora, quindi: Two Weeks To Live è la comedy di nicchia che merita una possibilità.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Il momento della verità per Kim e la dura realizzazione: la madre le ha sempre mentito
  • Filler che non sembra un filler
  • Jay ed i due poliziotti
  • L’addio al padre da parte di Kim e la scoperta del CD
  • Nulla da dire

 

“Right. So listen. Thing is I think I might have fucked up a little bit.”

 

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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