“Let me explain something. Our job, mine and Detective Parker’s, is to protect the public. That’s it. That’s the all gig. Time in here with a witness, that’s time we could be out on the street, keeping people safe.
Now, that’s part of the job, it’s fine. We’re happy to do it, as long as the time in here is valuable. If it’s about something real. This is not a worthwhile use of our time. This is a waste of our time.”
Riuscite a pensare a qualcosa di peggio dell’essere stuprati? Sorpresi nella tranquillità della vostra casa, della vostra quotidianità, immobilizzati, schiacciati nel corpo e nello spirito, mentre qualcuno si appropria di tutto ciò che vi rende liberi e umani? E cosa succederebbe se, oltre ad una ferita che sanguinerà per sempre, foste costretti a perdere quel briciolo di dignità che vi rimane affermando di esservi inventati tutto perché nessuno vi crede?
Da tutte queste domande nasce “Unbelievable”, la nuova miniserie targata Netflix, disponibile sulla piattaforma di streaming a partire dal 13 settembre. Dopo When They See Us, Netflix decide di puntare su un altro caso di cronaca nera con la vera storia di Marie, un’adolescente dal passato turbolento, aggredita sessualmente nella sua casa ed obbligata a ritrattare la sua deposizione dopo i dubbi e le perplessità della polizia, ma anche dei suoi stessi amici e vicini.
“Unbelievable” si basa, essenzialmente, sull’articolo vincitore del Premio Pulitzer, An Unbelievable Story Of Rape, scritto dai giornalisti investigativi T. Christian Miller e Ken Armstrong; l’inchiesta in questione era stata, inoltre, oggetto di un podcast per This American Life, programma radiofonico settimanale in onda negli Stati Uniti.
A ricoprire il ruolo di Marie Adler (nome di fantasia, in quanto Marie è solo il middle name della vera protagonista) troviamo la ventitreenne Kaitlyn Dever – nota soprattutto per aver interpretato Loretta McCready in Justified ed Eve Baxter in Last Man Standing – ma il nome che attrae maggiormente l’interesse del pubblico è, sicuramente, quello di Toni Collette, nelle vesti della detective Grace Rasmussen che, tuttavia, non appare nel primo episodio. I creatori della miniserie sono Susannah Grant, Ayelet Waldman e Michael Chabon, i quali, per questa prima puntata, hanno assegnato la sedia da regista a Lisa Cholodenko, già vincitrice di un Emmy Award per la miniserie HBO Olive Kitteridge e nominata all’Oscar per la sceneggiatura de The Kids Are All Right.
“Episode 1” inizia in medias res, con Marie Adler che racconta ad un detective lo stupro subito la notte precedente. Lo spettatore sperimenta, dunque, l’aggressione di Marie attraverso i flashback della ragazza, anche se, per il momento, i ricordi risultano ancora confusi e si riescono a carpire solo alcuni dei dettagli di tutta la vicenda. Marie, dal canto suo, risulta piuttosto turbata, ma distaccata allo stesso tempo; ogni suo gesto sembra vuoto, superficiale, meccanico, come se non stesse succedendo proprio a lei: dalla narrazione dell’aggressione, alla visita di controllo in ospedale, fino alla deposizione.
Anche la regia e la fotografia intensificano la sensazione di estraniazione provata dalla protagonista, con colori neutri ma asettici e con inquadrature che si soffermano sui dettagli e sui particolari, come le mani tremanti di Marie o le pillole e le cartelle cliniche in ospedale. Non c’è ombra di dubbio che Marie sia ancora sotto shock e non sappia come comportarsi di fronte a questo tipo di evento, sebbene ne abbia già passate tante nella sua vita. I detective assegnati al caso, infatti, indagano sul passato dell’adolescente e aprono un vero e proprio vaso di Pandora, con Marie sballottata da una famiglia adottiva all’altra, cresciuta senza il naturale affetto genitoriale. Da qui i dubbi sulla veridicità delle affermazioni della protagonista che si ritrova, ancora una volta, da sola, non capita e non protetta.
Come in When They See Us, anche in questa miniserie il pregiudizio prevarica sulla verità dei fatti, soprattutto il pregiudizio verso le persone più deboli e con alle spalle una situazione personale travagliata. La componente adulta della narrazione (famiglia affidataria, assistenti sociali, polizia), la quale dovrebbe rappresentare una fonte di sicurezza e comprensione, viene presentata come ostile e fallimentare. Coloro, infatti, che dovrebbero difendere la vittima, si ritrovano ad essere i carnefici di un annientamento mentale ancora più terribile di quello della violenza in sé. Marie viene umiliata, derisa quasi; l’interpretazione della Dever è tanto potente quanto tragica, soprattutto durante l’interrogatorio, dove i due detective spingono la ragazza ad una ritrattazione, minacciandola di eventuali ripercussioni.
Alla fine dell’episodio la protagonista si ritrova da sola, senza più nessuno su cui poter contare ma, come sappiamo, l’indagine è solo all’inizio e Marie Adler rappresenta solo la punta dell’iceberg.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Episode 1 1×01 | ND milioni – ND rating |
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Tags:
Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.