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Che Under The Dome avesse bisogno di cure, questo lo si sapeva da tempo. Se le continue mimmate che amiamo tanto odiare non fossero già un lampante segnale dell’urgente bisogno di aiuto medico presso una buona equipe di registi e sceneggiatori, allora basta guardare l’intero andazzo della seconda stagione: non ci vuole proprio un dottorato per capire che il serial tratto dal romanzo di Stephen King naviga tra Scilla, Cariddi e l’inferocito pubblico che ormai ne ha piene le balle dei Domers. Ma addirittura chiamare alla regia Eriq Le Salle, il fu-Peter Benton di ER, pare esagerato; ma non perchè è Eriq Le Salle, ma perchè non basta aver interpretato il ruolo di un medico per sapere sul serio come curare una serie tv così piena di fratture e malattie terminali. Mi spiego meglio, sopratutto per evitare incomprensioni.
Come diceva un vecchio detto: “La potenza non è nulla se non la si sa controllare”, con questo vogliamo dire che non si da la colpa per questo ennesimo fallimento a Le Salle, è solo che non basta chiamare gente d’esperienza per sperare in un miglioramento, sopratutto se queste figure sicuramente capaci le indirizzi per migliorare le cose che non hanno bisogno di miglioramento e non per quelle cose che, invece, ne hanno un disperato bisogno. Certo, la regia è sicuramente buona, ma non era questo quello che aveva bisogno di un’enorme cerottone, ma piuttosto cose come: i dialoghi non sempre al top (del minimo sindacale); gli sviluppi narrativi al limite della logica (e quando c’è va addirittura contro la logica stessa), la maggior parte dei personaggi senza una caratterizzazione precisa e molto altro, che qui non elenco perché ho appena mangiato. Per riassumere il tutto con un’esempio: non è detto che, solo perché sei Stephen King, le azzeccherai sempre, qualche passo falso lo farai pure tu (ogni riferimento alla versione cartacea di Under The Dome è decisamente voluto). Errare è umano, perseverare è diabolico. E con “The Fall” raggiungiamo livelli di satanismo.
Se avete avuto l’impressione che in questa puntata succedesse poco o niente, beh, il vostro Senso di Ragno vi ha guidato bene: siamo alla decima puntata di una stagione da tredici, quindi l’episodio in questione funge sia da prologo all’inizio della fine, ma anche come punto di partenza per il countdown al season finale; purtroppo episodi come questo sono spesso di passaggio perché, prima di poter costruire la strada che ci porterà al finale di stagione, bisogna mettere i punti sulle i e chiarire la situazione attuale. Oltre all’inizio del conto alla rovescia, che ci libererà finalmente da questa piaga del tubo catodico (non si sa ancora per quanto), l’altra cosa che ci fa contenti è sicuramente l’esilarante dipartita di Phil; con l’avanzare della trama il personaggio aveva smarrito il suo scopo, rendendosi ad ogni episodio vittima delle caratterizzazioni più disparate solo per: A) Avere ancora un pretesto per poterlo usare e B) Dar vita ad alcune situazioni utilizzando un qualsiasi pretesto. Più che un personaggio jolly, era un personaggio puttana: usato da tutti e in tutti i modi, specialmente quelli più inappropriati. Il cerchio si chiude perfettamente per lui, eliminandolo nella maniera che più lo rispecchiava: con una morte da ciula. Peccato che lo stesso non succede al resto di Chester’s Mill, ma va beh, la Cupola ci ha già dato un bel regalo di Natale anticipato, non facciamo gli avidi. E tutto qui? I pollicioni d’approvazione finiscono qui? Questa volta si, perché tutto quello che ci offre questa decima puntata della seconda stagione è un tripudio di pollicioni in basso; e fortuna loro che non siamo nell’Antica Roma.
In sostanza, cosa c’è di sbagliato in “The Fall”? I contenuti e il mezzo con cui vengono portati all’attenzione dello spettatore, mezzi che vanno praticamente contro tutto quello che si è detto finora nella seconda stagione, mezzi che hanno senso solo per il prodotto dell’amore tra consanguinei e vittima di dodici generazioni di incesti. Basta vedere la grande trovata della coppia Barbie/Julia che decidono, di punto in bianco e senza nessuna ragione, di fidarsi di Big Jim. Ma sul serio? Dopo tutto quello che ha combinato? Ma idee del genere dove le avete tirare fuori, da un tombino? Ricordo che la sua famiglia è fatta da un sociopatico che ha rinchiuso la sua ragazza in un bunker anti-atomico e una moglie che ha finto la sua morte per star lontana da lui; cos’altro deve fare per non essere più degno di fiducia? Pubblicare le foto di Julia nuda su The Fappening? E a proposito di Junior: sono l’unico a pensare che sia stata l’Ultimate Mimmata quella di non uccidere Sam per dimostrare l’amore ad una ragazza che l’ha trattato di merda fin da sempre? Ricordiamoci che l’omicidio di Angie è stato un’atto così imperdonabile tanto da spingere Barbie a seguirlo dal sort-of-portale di Zenith, una ricerca che ha impiegato più puntate e che, anche se ci ha regalato uno dei punti più alti dello show, ha dato vita a casini aggiuntivi solo per permettere a Sam di pagare per i suoi crimini. E quando arriva il momento? Puf! Tutto si scioglie come neve al sole: ecco come rovinare una delle poche cose buone che questo show aveva da offrire.
E giusto perché lo spettatore non aveva subito torture sufficienti, ecco che arriva pure la ventitreesima pugnalata: il comparto mystery scompare quasi del tutto; da una parte ci stava non lavorarci troppo sui misteri/segreti di Under The Dome perché è giusto tenersele per le prossime puntate e per il season finale, ma qualcosina la si poteva comunque mettere per dare la possibilità allo spettatore di sopportare tutta la spazzatura dell’episodio (e non me ne vogliano i rifiuti). Ma visto che non c’è limite al peggio, la produzione rigira la lama della ventitreesima pugnalata uscendosene con un “colpo di scena” fin troppo da Beautiful: Barbie e Melanie son parenti. Vorremmo tanto trovare una spiegazione a tutto ciò, o la forza di approvare questo plot twist così insulso, o una battuta divertente per ironizzare sulla pensata, ma l’unica cosa che possiamo dire è che, vista la pochezza e l’insipidezza di questa rivelazione, questa trovata narrativa può esser stata solo comprata su Subito.it, oppure ispirata all’Intralci di Maccio Capatonda. L’unica differenza è che sta volta non fa ridere. Tu quoque, CBS!
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Non ce l’aveva fatta Robocop Peter Weller alla regia di “The Red Door“, figuriamoci Benton/Le Salle a risollevare questo caso umano che è Under The Dome; l’unica cosa che gli ha impedito la votazione 1/5 Emmy è stata la morte di Phil, che ha risollevato gli animi dei più e dato un senso a questi insensati quaranta minuti. Il commento finale di questa recensione può essere riassunto in una citazione de La Cosa dei Fantastici Quattro quando si trova protagonista di colpi di scena inaspettati: “Che sviluppo rivoltante!”. Auguriamoci di non dire la stessa cosa pure nel successivo trio mancante di episodi.
The Red Door 2×09 | 6.60 milioni – 1.4 rating |
The Fall 2×10 | 6.29 milioni – 1.2 rating |
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"Doc Lecter", grazie per aver letto la recensione e ancor di più per averla commentata con il suo parere del tutto discutibile. Metterò i suoi consigli nel biscotto della fortuna di fine cena. Che visto il suo nickname, chissà che appetiti prelibati!
Così sono abbastanza satirico? 😉