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Sarebbe stato quantomeno paradossale non avere in questa serie chi ha fatto dell’assurdo la propria cifra stilistica, regalando al mondo un nuovo modo di intendere il teatro e la narrazione in generale.
Samuel Beckett viene presentato in quella che è la leggenda metropolitana a cui viene associato: l’amicizia con Andre “Il Gigante”, diventato famoso da adulto come lottatore (e attore), campione nella WWF pesi massimi, “l’ottava meraviglia del mondo”.
Tutto nasce quando Beckett, durante il suo ritiro alla ricerca di ispirazione nella campagna francese, decide di affidare la costruzione della sua casa nei pressi di Ussy-sur-Marne all’operaio Boris Roussimoff, padre di Andre. Nel frattanto, per sdebitarsi (Beckett pare fosse sempre in bolletta), si offre di accompagnare a scuola un dodicenne Andre, chiuso in se stesso a causa della sua diversità (una forma di gigantismo), per nulla intenzionato ad affrontare gli altri bambini, rei di prenderlo in giro.
Grazie anche a un furgone che permette di “caricare” il bambinone altrimenti impossibilitato anche a salire su un semplice autobus, Beckett comincia una sorta di tutoraggio alla vita, mischiando momenti di saggezza a vere e proprie dimostrazioni di forza.
Essendo i lavori di costruzione continuamente rimandati, la formazione di Andre andrà avanti fino a permettergli di prepararlo agli esami di fine anno. Tra i due quindi cresce una bella amicizia fatta da due personaggi perennemente fuori contesto ma unite, alla ricerca di un successo che sia anche accettazione della propria diversità, artistica o fisica che sia.
Se da un lato il racconto formativo non offre grande originalità nelle idee e nel loro svolgimento, la buona riuscita dell’episodio sta nell’aver focalizzato l’attenzione su quanto il resto degli eventi sia vittima dell’assurdo, seguendo quindi la linea programmatica del Beckett scrittore.
Già lo si può vedere nell’aver spostato il proverbiale umorismo inglese in un contesto diverso da quanto visto nelle sue opere; in questo caso in una campagna francese popolata di strane figure, a cominciare dal padre di Andrè. Questi, infatti, pur di sfruttare la situazione a suo vantaggio, inizia ad addurre le scuse più improbabili per rimandare il completamento dei lavori, offrendoci un ritratto non proprio ingenuo del campagnolo. Il tutto viene risaltato se confrontato con questo Beckett, rappresentato come un gentleman inglese estremamente ingenuo, forte della sua presunta superiorità culturale, ma completamente a disagio nelle interazioni umane (e non) adulte.
Partendo da questo, il rapporto e l’amicizia con Andre emerge con maggior forza; un’evoluzione estremamente naturale, fatta di reciproche confidenze e ingenuità.
Il tutto all’ombra di un’iniziale crisi creativa dello scrittore, reduce dal notevole successo ottenuto per “Waiting For Godot”, ma non acclamato nella sua Inghilterra come avrebbe voluto, quasi a ribadire l’insensatezza e quindi l’assurdità delle aspirazioni che ognuno può avere, a prescindere dai limiti che si pensa di avere.
Samuel Beckett viene presentato in quella che è la leggenda metropolitana a cui viene associato: l’amicizia con Andre “Il Gigante”, diventato famoso da adulto come lottatore (e attore), campione nella WWF pesi massimi, “l’ottava meraviglia del mondo”.
Tutto nasce quando Beckett, durante il suo ritiro alla ricerca di ispirazione nella campagna francese, decide di affidare la costruzione della sua casa nei pressi di Ussy-sur-Marne all’operaio Boris Roussimoff, padre di Andre. Nel frattanto, per sdebitarsi (Beckett pare fosse sempre in bolletta), si offre di accompagnare a scuola un dodicenne Andre, chiuso in se stesso a causa della sua diversità (una forma di gigantismo), per nulla intenzionato ad affrontare gli altri bambini, rei di prenderlo in giro.
Grazie anche a un furgone che permette di “caricare” il bambinone altrimenti impossibilitato anche a salire su un semplice autobus, Beckett comincia una sorta di tutoraggio alla vita, mischiando momenti di saggezza a vere e proprie dimostrazioni di forza.
Essendo i lavori di costruzione continuamente rimandati, la formazione di Andre andrà avanti fino a permettergli di prepararlo agli esami di fine anno. Tra i due quindi cresce una bella amicizia fatta da due personaggi perennemente fuori contesto ma unite, alla ricerca di un successo che sia anche accettazione della propria diversità, artistica o fisica che sia.
Se da un lato il racconto formativo non offre grande originalità nelle idee e nel loro svolgimento, la buona riuscita dell’episodio sta nell’aver focalizzato l’attenzione su quanto il resto degli eventi sia vittima dell’assurdo, seguendo quindi la linea programmatica del Beckett scrittore.
Già lo si può vedere nell’aver spostato il proverbiale umorismo inglese in un contesto diverso da quanto visto nelle sue opere; in questo caso in una campagna francese popolata di strane figure, a cominciare dal padre di Andrè. Questi, infatti, pur di sfruttare la situazione a suo vantaggio, inizia ad addurre le scuse più improbabili per rimandare il completamento dei lavori, offrendoci un ritratto non proprio ingenuo del campagnolo. Il tutto viene risaltato se confrontato con questo Beckett, rappresentato come un gentleman inglese estremamente ingenuo, forte della sua presunta superiorità culturale, ma completamente a disagio nelle interazioni umane (e non) adulte.
Partendo da questo, il rapporto e l’amicizia con Andre emerge con maggior forza; un’evoluzione estremamente naturale, fatta di reciproche confidenze e ingenuità.
Il tutto all’ombra di un’iniziale crisi creativa dello scrittore, reduce dal notevole successo ottenuto per “Waiting For Godot”, ma non acclamato nella sua Inghilterra come avrebbe voluto, quasi a ribadire l’insensatezza e quindi l’assurdità delle aspirazioni che ognuno può avere, a prescindere dai limiti che si pensa di avere.
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L’incontro, reale o immaginato, tra i due personaggi risulta un piacevole episodio e conferma quanto emerso col precedente: l’intenzione di mostrare alcuni personaggi famosi calati in contesti completamente ordinari, andando a mischiare mito e realtà e vedere cosa potrebbe succedere. Sicuramente la miscela finora vista risulta leggera e divertente.
Bod Dylan 1×01 | ND milioni – ND rating |
Samuel Beckett And Andre The Giant 1×02 | ND milioni – ND rating |
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Dopo miliardi di ore passate a vedere cartoni giapponesi e altra robaccia pop anni ’80 americana, la folgorazione arriva con la visione di Twin Peaks. Da allora nulla è stato più lo stesso. La serialità è entrata nella sua vita e, complici anche i supereroi con le loro trame infinite, ora vive solo per assecondare le sue droghe. Per compensare prova a fare l’ingegnere ma è evidentemente un'illusione. Sogna un giorno di produrre, o magari scrivere, qualche serie, per qualche disperata tv via cavo o canale streaming. Segue qualsiasi cosa scriva Sorkin o Kelley ma, per non essere troppo snob, non si nega qualche guilty pleasure ogni tanto.