“The Reckoning” è uno di quegli episodi che lascia poco spazio alle parole di un recensore dato che basta la semplice visione per accorgersi della qualità della puntata. E la resa è talmente grande che a momenti si ha pure difficoltà a scrivere qualcosa a parte “bello, è tutto molto bello”. Bisogna però tirare fuori qualche argomento e magari partire da un bilancio della quarta stagione in sé, essendo questo il season finale.
Il primo argomento di analisi è di sicuro il format a 20 episodi, argomento su cui si sono spese numerose parole e che forse risultano oggi tediose dato che se ne parla per l’ennesima volta. Il punto è che, per gli appassionati di serie tv, è interessante analizzare come non sia scontato che ad un alto numero di puntate equivalga anche una qualità certa. I venti episodi sono stati il difetto principale della quarta stagione, cosa che ha dato modo a Michael Hirst di sfoggiare spesso episodi non brillanti, in quanto non abituato a giocare sulla lunga gittata e a rispettare importanti appuntamenti seriali come mid-sesason finale e mid-season premiere. Sul finire della serie Hirst però sa sempre come giocarsela, riuscendo a ricreare il giusto hype per un finale di stagione degno di questo nome. “The Reckoning” è la diretta conseguenza del “gioco delle tre carte” meglio analizzato nella scorsa recensione.
A differenza di puntate come “Death All ‘Round“, la 4×20 tiene veramente fede al suo nome e da vera “resa dei conti” (reckoning in italiano vuol dire proprio quello) la puntata chiude tutte le trame in attivo e non solo. Queste raggiungono una conclusione non solo per quanto riguarda le trame aperte appositamente per la quarta stagione, ma anche per quelle che Vikings si portava appresso dall’inizio della serie, di fatto chiudendo un’epoca. Facciamo degli esempi.
La battaglia finale contro Ecbert Jr. (che si, si chiama Aethelwulf, ma poco ci interessa) e il successivo banchetto celebrativo, dove poi tutti i figli di Ragnar prendono strade diverse, sancisce ufficialmente il passaggio di testimone che Hirst aveva intenzione di mettere a punto dall’inizio della stagione. Analizzando a posteriori la stagione, avendo ora in possesso tutte le informazioni necessarie per farlo, si realizza come il passaggio di testimone da Ragnar ai suoi figli fosse l’obiettivo principale di questo quarto anno perché Hirst era desideroso di concentrarsi più sull’eredità di Ragnar che su Ragnar stesso. La cosa però non poteva essere attuata finché il protagonista era in vita, così si è dovuto toglierlo di mezzo. Ora il testimone passa a Bjorn e Ivar che, nel loro battibecco verbale, dimostrano non solo di avere un’idea del padre molto diversa e contrastante, ma anche di aver personalmente elaborato quell’idea tanto da trasformare i ricordi del genitore nel loro attuale carattere. La cosa influenzerà il loro comportamento e delineerà i loro obiettivi per la quinta stagione a venire, facendo di Bjonr e Ivar avatar di alcuni lati della sfaccettatissima personalità del (ex) protagonista di Vikings. Spesso, nella vita reale, non si ha modo di vedere quali saranno gli effetti dei propri insegnamenti, se è mai capitato di insegnare qualcosa, il serial vichingo di History Channel ci darà l’opportunità di vederne gli effetti.
Per quanto riguarda le trame che chiudono un’epoca, quelle più importanti riguardano Floki e Ecbert. Il primo, alla morte della moglie, è come se avesse perso quella connessione che ancorava il personaggio alla attuale realtà. Spesso, dopo la diatriba avuta con Ragnar, Floki si è dimostrato come fuori luogo, non tanto perché personaggio superfluo, quanto più come se il rifiuto della sua amicizia e fratellanza gli avesse fatto perdere interesse per il mondo. Ora, con la morte di Helga, Floki perde quell’unico interesse che il costruttore di barche aveva verso la comunità vichinga, sparendo nel nulla e salpando verso mari a noi sconosciuti. Stessa ma diversa cosa per (l’ex) Re Ecbert, che qui saluta con il suicidio completando l’opera del passaggio di testimone. Il senso di un personaggio come Ecbert si manifestava solo nel momento in cui poteva contrapporsi a Ragnar, in quanto (come detto meglio nella recensione di “In The Uncertain Hour Before The Morning“) si ergeva ad immagine speculare del protagonista; i due erano infatti talmente speculari da non capire chi sia lo specchio e lo specchiato. Ma una immagine riflessa non può esserci senza uno specchio e lo specchio è inutile senza una immagine da proiettare, quindi Ecbert si trovava semplicemente ad aver concluso in tutto e per tutto la sua funzione narrativa, raggiungendo la fine della sua evoluzione.
A rendere ancora più spettacolare “The Reckoning” c’è una battaglia iniziale che ricopre la maggior parte della puntata e si classifica come una di quelle coreografate con più cura per realismo, violenza e livello di dettaglio. Dulcis in fundo, sul finire dell’episodio, Vikings anticipa l’introduzione di un nuovo personaggio della prossima quinta stagione: Jonathan Rhys Meyers nei panni del suo nuovo character, un vescovo guerriero antecedente all’ordine dei Cavalieri Templari e che come arma usa una certa “Ananyzapata“.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
On The Eve 4×19 | 2.41 milioni – 0.7 rating |
The Reckoning 4×20 | 2.67 milioni – 0.7 rating |
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora