“What did you do today to earn your place in this crowded world?”
Utopia UK è diventata in breve tempo, dopo la cancellazione, una sorta di serie culto attorno alla quale si è sempre raccolto diverso malumore per la sua precoce dipartita. Spesso e volentieri si asserisce, parlando della serie inglese andata in onda tra il 2013 ed il 2014, di una lungimiranza narrativa stupefacente ed interessante. Una narrativa che purtroppo, però, non è stata in grado di convincere Channel 4 che stroncò malamente il prodotto di Dennis Kelly il 12 agosto 2014. Come detto, la serie diventò vero e proprio culto un po’ come accadde per Firefly (Joss Whedon ne era l’ideatore) una decina di anni prima e un po’ come, a conti fatti, viene inteso il fantomatico fumetto Dystopia (ed il suo seguito, Utopia) in questo remake a stelle e strisce.
La serie americana, infatti, sembra voler citare in maniera decisamente metatestuale la versione inglese rendendola parte attiva della propria narrazione e cospargendola di un’aura di misticismo e rispetto che sembra essersi conquistata, nel corso del tempo, tra gli spettatori di tutto il mondo. Ma non è puro e semplice rispetto quello che va in scena. O meglio, in “Just A Fanboy” si decide di ampliare e di cogliere a piene mani quanto di buono raccontato nella versione UK.
Ecco allora la celeberrima scena dell’occhio strappato a Wilson: il pubblico ben navigato sa perfettamente dove questa disumana violenza giungerà a conclusione, ma la sequenza è talmente ben ricostruita da rendere la visione quasi fosse tutto completamente nuovo.
All’epoca erano peperoncino, sabbia e candeggina. Oggi sono sale, candeggina. Ma come ultimo arnese di tortura, oggi come nel 2013, si arriva sempre e comunque al cucchiaio. La sequenza segue pedissequamente le fasi della tortura non lasciando scampo allo spettatore dal momento che se ne ritrova immerso in ogni singolo frangente. Una violenza che rispecchia quella della versione inglese e che non può che far piacere, in un certo tal senso: pur essendo stata definitiva dalla critica come una serie dalla violenza “stupefacente”, veniva spesso e volentieri criticata proprio per questo tratto distintivo giudicato in molti casi “non necessario” o addirittura “gratuito”. Gillian Flynn raccoglie queste critiche, le appallottola e le getta senza alcun interesse nel cestino dal momento che quello che si presenta agli dello spettatore è un racconto thriller caricato in maniera decisamente evidente di violenza: il massacro compiuto nel precedente finale di puntata lo dimostra, così come il pluriomicidio a casa di Wilson in cui la sua famiglia viene letteralmente massacrata membro dopo membro.
Nonostante i parallelismi, tuttavia, la serie sembra voler lanciare il messaggio di cambiamento: il team di Jessica Hyde (costituitosi in maniera violenta e molto rapida) e la scena dell’interrogatorio sono solo pochi punti in comune con l’opera originale. I personaggi di Michael Stearns (Rainn Wilson) e di Thomas Christie (Cory Michael Smith) vengono silenziosamente introdotti e gettati nella mischia di Utopia già in questa puntata non venendo definiti in maniera chiara e lasciando quindi il dubbio (o la possibilità) che possano andare a ricoprire ruoli decisamente importanti sia per quanto concerne il lato dei buoni, sia per quanto riguarda quello dei cattivi (in questo caso il dottor Christie è sicuramente il più papabile).
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.