“You’ve done it, Veronica. You’ve cracked this thing wide open.”
Veronica Mars funziona come giallo, commedia e storia romantica e spesso tutto ciò contemporaneamente.
E’ esattamente quello che dichiarava Joss Whedon dopo essersi innamorato della prima stagione della serie, che racchiudeva in sè tutti i segni distintivi di una teen-soap, colorati dalle tinte del noir e pepati da una gustosa ironia. E’ proprio questo che in tutti questi anni è mancato di più agli appassionati delle vicende di Veronica: non la storia in se, ma come essa viene costruita. Ogni piccolo tassello viene inserito nel posto giusto per comporre un mosaico più grande e nulla viene affidato al caso. Veronica incontra diverse persone lungo la sua adolescenza e ognuna di esse, insieme al piccolo mistero svelato, aiutano la protagonista a muovere quel passo in più verso la verità. A dirla tutta questo aspetto è un po’ mancato in questo revival. La verticalità di ogni singolo episodio costruiva pian piano la storia ed ogni azione si spiegava per confluire poi nel disegno più grande della stagione. Ovviamente ciò non può essere considerato un vero e proprio difetto, perché in otto episodi è praticamente impossibile fare quello che si faceva nell’arco di venti puntate; per cui appare chiara e intelligente la scelta di concentrare il minutaggio sul crimine principale. Anzi, ciò ha reso possibile la costruzione di più intrecci, introducendo nuovi personaggi e dedicando loro il tempo necessario perché fossero chiari fin da subito, senza difficoltà nella memorizzazione o continui dubbi sul collegamento con la trama principale.
Il settimo episodio comincia a tirare un po’ le redini e fa sì che tutti i nodi comincino a venire al pettine: è ormai chiaro che l’attacco al motel è stata opera di Big Dick, per intimorire i commercianti, spingendoli a vendere. Casablancas e il suo collaboratore sono sicuramente tra i personaggio meglio riusciti della stagione. Mentre il padre di Dick è forte di un passato nella serie, chi invece rappresenta una piacevole scoperta è Clyde Pickett: J.K. Simmons ha messo in scena un personaggio secondario perfetto: apparentemente spettatore degli eventi ma in realtà vero burattinaio, il faccendiere di Big Dick è la figura che ben collega il duo dell’immobiliare alla Mars Investigation, attirando l’attenzione dei telespettatori con la sua scaltrezza, le sue dosate parole e le sue espressioni eloquenti.
Un altro personaggio che spicca nell’episodio, nonostante il poco minutaggio, è Weevil: il ragazzo ha rappresentato da sempre un aiuto per l’investigatrice e non è questa la prima volta che finisce per salvarle la vita, salutandola dalla visiera del suo casco. Seppur breve, la sua incursione è il simbolo del rapporto sempre taciuto tra i due, un’amicizia che si è fatta strada tra i crimini di Weevil e le indagini di Veronica e che ha resistito alle innumerevoli tensioni sociali scoppiate a Neptune. Le malefatte di Weevil e il carattere non certo docile della Mars definiscono il loro rapporto, basato su un reciproco affetto ma non su troppa fiducia nell’altro. In questo gioco Veronica e Weevil, agli opposti della corda, tirano più che possono senza mai che la corda si spezzi e infondo, è un rapporto che ci piace esattamente così com’è.
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Lunatica, brutta, cinefila e mancina. Tutte le serie tv sono uguali, ma alcune sono più uguali delle altre.