Game Of Thrones 3×07 – The Bear And The Maiden FairTEMPO DI LETTURA 7 min

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Può ancora esistere amore e lealtà in un mondo dove morte, potere, vendetta sono i sentimenti che prevalgono nelle azioni umane? Vi è spazio per tenerezza, sogno e speranza?
Diverse sono le risposte a queste domande: in Game Of Thrones, come nella vita reale, non esiste “bianco o nero”; i bambini non possono che provare una fugace felicità, ben presto sostituita dalle responsabilità di una vita troppo adulta per loro (Arya, Bran, Rickon, Sansa); mogli e madri vengono derubate della loro dolcezza ed equilibrio, prese come sono a difendere con tutti i mezzi la loro prole, sia essa disturbata e malata (il caso di Cersei con Joffrey) che coraggiosa e onesta al limite dell’ingenuità (Catelyn e Robb).
Gli uomini si tengono stretti alle loro convinzioni credendo che siano dannatamente vere (le capacità amatorie di Theon) ma gli vengono strappate con cinismo dalla personificazione stessa della follia. Ma nonostante le drammatiche situazioni con le quali fare i conti e che ci allontanano dall’essenza vitale e positiva di tutto ciò che è il “bello”, inteso come sentimento positivo assoluto, troviamo scintille di luce: il percorso verso la redenzione che sta attraversando Jaimie e il relativo rapporto di fiducia e amicizia con Brienne; il sentimento tra Jon e Ygritte, così lontani e diversi ma mai abbastanza da allontanare ciò che provano, contro ogni convenzione e convinzione; Robb e Talisa, al di la di ogni logica possibile, eccoli amarsi senza pensare alle conseguenze, vivere di quell’emozione anche se dovesse rivelarsi fatale; Daenerys, “Madre dei draghi”, senza paura, che lotta contro la schiavitù, facendo sua una missione ben più grande della riconquista del trono che le appartiene di diritto. Sono questi i pezzi sulla scacchiera di una puntata in cui tutto si muove secondo una danza, in attesa che si scatenino gli eventi.
I dialoghi che ascoltiamo sono tutti direttamente curati da Martin e si vede; le differenze rispetto ai libri ci sono eppure ogni scena ha una sua logica ed è perfettamente in linea con quello che abbiamo letto nelle Cronache.
Prendiamo il caso della gravidanza di Talisa: ora, il lettore conosce ciò che succederà nei prossimi episodi, alcuni sicuramente non saranno d’accordo con questa scelta ma, nonostante anche io non ne sia rimasta entusiasta, non mi ha infastidita e non l’ho trovata forzata. Gli autori hanno introdotto questo personaggio affiancandolo al giovane Lupo, li abbiamo visti innamorarsi, diventare marito e moglie infrangendo patti e dal punto di vista non solo visivo, la scena d’amore, la rivelazione dell’erede calzano a pennello; in questo caso un figlio è il coronamento di un sentimento, di un’ unione mentale e fisica di due persone che decidono di stare insieme per la vita e questa notizia, nel momento della storia in cui viene rivelata, è coerente seppure spiazzi tutti, veterani e neofiti, su quello che saranno le scelte future degli autori. Trovo che sia un bene saper incuriosire sempre chi guarda, riuscendo nell’adattamento a rispettare, anche con scelte particolari, lo spirito degli scritti.
La storia tra Jon Snow e la bruta Ygritte, si pone sullo stesso piano: rendere più dolce ed esplicito il loro rapporto, è qualcosa di un po’ diverso dai libri ma per chi guarda è importante poter empatizzare con i personaggi e porre l’accento su un certo tipo di emozione, diventa espediente per suscitare fortemente le nostre reazioni quando gli avvenimenti si abbatteranno su di loro. In queste scene si aggiunge una ritrovata espressività di Kit Harrington; bello è bello ma la qualità del telefilm è davvero alta e non ci basta più lo “sguardo tenebroso”: bravo, perchè finalmente è in parte e il personaggio di Jon è scritto così bene che sarebbe un peccato se si perdesse.
Altra differenza che notiamo è quella che riguarda la tortura di Theon Greyjoy: la sua castrazione non è così esplicita ma nel telefilm è importante vedere completamente per capire cosa significherà perdere anche questa parte di se, fondamentale per la trasformazione del personaggio. Spendo due parole per il “Torturatore Misterioso” che i lettori avranno ormai capito di chi si tratta: la sottile crudeltà, la perfidia e il divertimento che l’attore dona alla sua interpretazione sono da brividi.
Arya Stark è il simbolo dell’innocenza perduta; tutte quello che le è successo l’ha privata di ciò che alla sua età è un diritto: la spensieratezza. Per questa ragazzina non esiste più, la morte di Eddard, il legame tra padre e figlia violentemente spezzato e tutte le conseguenze che ne sono derivate, l’hanno resa crudele: la sua storia si sta per evolvere ancora una volta, a faccia a faccia con il Mastino riuscirà a non spezzarsi?
La tematica della “perdita” non solo intesa come “lutto”, è onnipresente nei racconti così come nella serie: nel caso dei ragazzi Stark è affrontata molto bene sia con Arya, sia con Sansa, alle prese questa volta con una speranza, appunto perduta, quella del matrimonio con Sir Loras; è però gestita molto male con Bran.
Il lavoro dedicato alla sua storia è pessimo: sono dispiaciuta e arrabbiata perchè quello che lo riguarda è affascinante, nel libro acquista un sapore mistico anche grazie all’intervento di Jojen e invece è stato qui ridotto a riempitivo, senza lo spessore che meriterebbe. La perdita della gambe del piccolo Lord, il dono della Vista, sono trattati marginalmente e anche quando ci sono scene intense, come il monologo toccante di Osha, vengono lasciate andare così, come se fossero solo “di passaggio”: il potenziale c’è tutto, il destino di Bran è pregno di esoterismo, addirittura religione e invece niente, non vediamo altro che uno storpio e i suoi compagni d’avventura un po’ strani. Che gran peccato.
Joffrey Baratheon è un mostro che brandisce i suoi vizi come fossero pregi, che fa della violenza il suo vessillo ma che è un perdente in partenza: lo vediamo confrontarsi con suo nonno, che lo prende in giro compiacendolo come si farebbe con un bimbo capriccioso; Lord Tywin grande nel suo orgoglio, offusca completamente il nipote ed è ancora protagonista di una delle scene più belle della stagione.
Giungiamo a chi ha dovuto perdere tantissimo, non solo emotivamente ma anche fisicamente, per ritrovare la sua umanità vera, l’onore, la fiducia nelle proprie possibilità a prescindere dal nome.
Jaimie Lannister viene fatto accompagnare da Bolton ad Approdo del Re ma decide di tornare ad Harrenhal, di non lasciare Brienne ad un destino immeritato, di essere cavaliere dall’armatura scintillante per trarla in salvo.
Non Cersei ma Brienne: donna tutta d’un pezzo, non canonicamente bella ma meravigliosa nella sua algida fierezza. Il combattimento con l’orso è edulcorato e non cruento quanto dovrebbe ma tutto è così sapientemente costruito e interpretato che passa in secondo piano; Jaimie è uno dei personaggi più riusciti, a cui ci stiamo affezionando sinceramente e la Vergine di Tarth è la sua spalla perfetta, voce di una coscienza che si sta risvegliando, forte e asciutta.
Non finirò mai di lodare Nicolaji Coster-Waldau che da al suo Lannister mille sfaccettature diverse, capaci di portarci fino in fondo alla sua anima tormentata, senza mai risultare stucchevole.
E la lode va anche a lei, Emilia Clarke che con Daenerys ci ha portato una donna diversa da quella che troviamo su carta: la Non-bruciata è l’altro personaggio femminile che porta alta la bandiera dell’indipendenza, della determinazione, che fa della misericordia un grande punto di forza e che non ha paura di essere impietosa con chi non ha rispetto per la vita e la libertà. Come detto in precendenza, Dany fa sua una battaglia ancora più grande della riconquista del Continente Occidentale: il suo animo anti-schiavista non le permette di accettare alcuna ingiustizia, diventa portavoce non di perdita ma di vittoria.
Il ritmo della puntata scandisce la marcia dei Bruti oltre la Barriera, di Re Robb verso il suo destino, di Jaimie e Brienne vincitori contro gli orsi, di Daenerys e dei suoi draghi e ci prepara ad avvenimenti che ci scuoteranno completamente e niente potrà essere più come prima.

 

PRO:

  • Jaimie Lannister e Brienne of Tarth, la coppia meglio riuscita di sempre
  • Tywin Lannister che annulla Joffrey
  • Robb Stark, Jon Snow e i loro sentimenti
  • La determinazione di Daenerys
CONTRO:
  • Bistrattamento senza riserve sulla storia di Bran Stark

Ci avviciniamo a grandi passi verso il finale di stagione e gli avvenimenti che daranno una svolta fortissima alla storia, dopo una puntata un po’ confusa e lenta, ritroviamo tutta l’intensità di una storia mai banale e sulle note di “The Rains of Castamere”, si raggiungono livelli di qualità pazzeschi.

VOTO EMMY

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