E’ da mettere agli atti che Salem si presenta prepotentemente bene sulla scene delle serie tv ora in onda. E considerato il suo rinnovo per una
seconda stagione, non possiamo che esserne tutti quanti felici.
Ogni puntata regala agli spettatori un piccolo scorcio di quella che era la vita comunitaria nelle piccole cittadine in quel dato periodo storico (fine XVII secolo).
I personaggi vengono caratterizzati ed umanizzati tutti. Nessuno escluso. Specialmente la strega Mary Sibley ed il reverendo Cotton Mather che in linea di massima dovrebbero rappresentare il Bene ed il Male all’interno della serie.
Ma mentre la signorina Sibley ci viene mostrata debole e quanto mai vulnerabile all’affetto (o forse si tratta di amore?) che prova nei confronti del capitano John Alden, il reverendo è succube dei più bassi ed ancestrali bisogni dell’uomo: è infatti un cliente abituale del bordello di Salem e sembra provare forti sentimenti per una delle donne che al suo interno lavorano, Gloriana.
Del capitano John Alden e del suo recente passato da soldato poco ci viene fatto sapere: in “Survivors” un individuo schivo e abbastanza enigmatico si presenta a Salem per ritirare una cassa. Costui sembra conoscere bene John e soprattutto sembra poterlo ricattare per qualcosa che non viene spiegato troppo approfonditamente. Come è giusto che sia, infatti, anche il buono della situazione viene umanizzato e reso meno candido di quanto ci si potrebbe aspettare. Valida mossa degli sceneggiatori, anche se speriamo che rispondano quanto prima alle domande che riguardano direttamente il Capitano.
Le scene sono un mix perfetto di perfetta lussuria e cruda realtà. Nessun filtro viene posto per non intaccare lo stomaco dello spettatore. Non è allo spettatore fragile, infatti che gli ideatori di Salem cercano di inviare il messaggio: nessuno è sopra ogni sospetto, perfino coloro che paradossalmente ricoprono il ruolo dei Buoni.
E’ vero alcune scene forse sono spinte all’eccesso, come per esempio quella in cui Mercy Lewis ci viene presentata appesa ad un muro della Chiesa e dall’alto vomita sangue addosso alla donna che verrà poi giustiziata per stregoneria, ma contestualizzandola alla serie è facile convenire che tutto sommato non stona eccessivamente.
Sono tempi cupi e bui quelli descritti ed ogni ripresa sembra spingerci a ricordarlo: dopo le scene del Sabba nel bosco in “The Vow“, anche in “The Stone Child“, in “In Vain” e in “Survivors” le scene cupe ed oscure sono molteplici e sparse lungo l’intero arco delle puntate di modo che lo spettatore riesca a calarsi quasi personalmente nell’ambiente tetro e gretto che fa da sfondo alla serie.
PRO:
- La piacevole umanizzazione dei personaggi
- L’alto livello generale di recitazione
- Le inquadrature tetre e cupe, adatte alla serie
- Scene crude e in un certo tal senso sadiche.
- Il non poter mai dare nulla per scontato, sia quando si parla dei Buoni, sia quando si parla dei Cattivi
- La forma “seriale” nascosta nell’avere una vittima diversa ogni episodio, formula poi scongiurata in “Survivors“
Il pathos sicuramente non manca. Speriamo possa essere mantenuto alto almeno fino alla fine della stagione.
The Vow 1×01 | 1.52 milioni – 0.5 rating |
The Stone Child 1×02 | 0.77 milioni – 0.3 rating |
In Vain 1×03 | 0.44 milioni – 0.2 rating |
Survivors 1×04 | 0.32 milioni – 0.1 rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.