American Horror Story torna dopo la pausa natalizia per le ultime due puntate di Hotel con un episodio che ha fretta di chiudere le storyline ancora aperte, generando confusione e risolvendo in modo troppo semplicistico diverse situazioni.
Purtroppo anche quest’anno la serie si è persa in sè stessa non riuscendo a far esplodere il potenziale mostrato nei primi episodi; gli errori che Murphy&Co. commettono sono sempre gli stessi, stagione dopo stagione. La volontà di scioccare lo spettatore attraverso scene inquietanti ed esplicite riesce ma non è supportata da una trama sufficientemente compatta: i personaggi, anche i più interessanti, diventano mere pedine di un gioco superficiale che trova nell’apparenza la sua apoteosi, rendendo la storia scialba e insensata poiché non c’è spazio per un adeguato approfondimento dei fatti che si susseguono sullo schermo. Non a caso le puntate migliori della stagione restano quelle in cui ci si è concentrati sulle vite dei protagonisti, su ciò che erano e che sono, sui loro sogni infranti o le loro speranze. Quando gli sceneggiatori hanno lasciato spazio ai percorsi dei personaggi, intrecciandoli in modo semplice alla trama principale, Hotel ha dimostrato di poter essere lo show per cui è nato American Horror Story, riuscendo ad utilizzare un linguaggio volutamente forte per raccontare, attraverso metafore e storie estreme, le paure, le ipocrisie e il cancro della società moderna, senza tralasciare le emozioni.
“Battle Royale” è un insieme di situazioni assurde che si susseguono freneticamente per arrivare a preparare il season finale della prossima settimana ed esplicita chiaramente i pregi e i difetti della serie.
La tematica portante di Hotel non è solo la dipendenza, come ci è stato fatto credere inizialmente, ma la totale assuefazione alla persona amata, soprattutto se questo amore non è corrisposto. Il modo in cui questo sentimento da positivo si trasforma in negativo è ben delineato e ne vediamo gli effetti su tutti i personaggi che popolano il Cortez. La Contessa altro non vuole che essere felice insieme a suo figlio, lontano dal dolore dell’hotel; il suo percorso di vita non è stato altro che la ricerca spasmodica di qualcuno che potesse sostituire il suo vero amore Valentino e l’egoismo che ha mostrato in diversi momenti è il risultato di un’infelicità costante. Elizabeth va incontro al proprio destino, compiutosi per mano non di Ramona ma di Lowe e per la prima volta si accorge cosa significhi sentirsi veramente in trappola e senza via di uscita.
Mr. March è per ora il personaggio vincente, perché finalmente riesce a riscattare la propria ossessione per la Contessa legandola a sè per l’eternità. Purtroppo il confronto tra Lady Gaga ed Evan Peters non è così credibile come ci si aspettava a causa di un Mr. March troppo sopra le righe, personaggio che non calza bene a Peters così come fu per l’indimenticabile Tate Langdon. Più che positivo è il bilancio per Miss Germanotta che ha dimostrato di saperci fare con la recitazione, regalando un personaggio affascinante, colmo di sfaccettature, per niente scontato, in grado di empatizzare con il pubblico.
La backstory dell’episodio è dedicata a Sally: scopriamo tutti i dettagli sulla sua personalità disturbata e, anche nel suo caso, ciò che la porta ad esprimere il proprio lato oscuro nel modo più terrificante possibile è la paura di non riuscire ad avere accanto qualcuno che la accetti e la ami per quello che è.
L’unico luogo in cui la donna si sente accettata è il Cortez ed è per questo che vuole a tutti i costi intrappolare John con lei in questo luogo, per realizzare il proprio macabro sogno d’amore e non sentirsi fuori posto come lo era prima di arrivare all’hotel.
L’altro personaggio che risolve il proprio incubo personale è Iris che riesce a riconciliarsi con il figlio Donovan un momento prima dell’estremo saluto. La coppia Bates-O’Hare risulta una delle migliori intuizioni di questa stagione nonostante il rammarico per il blando sfruttamento del talento inespresso di Kathy Bates. Con un maggior focus sul suo personaggio ne avrebbe guadagnato l’intera stagione.
Chi non convince invece sono Lowe, il Killer dei dieci comandamenti e i bambini vampiro. John ha perso completamente il suo appeal iniziale e tutto ciò che lo riguarda è confusionario e a tratti noioso.
Un momento prima vuole solo tornare dalla sua famiglia, quello dopo uccide manovrato da Sally e March, poi è un padre distrutto: insomma, se si voleva tracciare la discesa all’inferno di quello che doveva essere l’Eroe buono della storia, si doveva fare in modo più chiaro, mettendo meno carne al fuoco e concentrandosi su alcuni punti con maggiore solidità. Si sentiva veramente il bisogno della storia sull’assassino biblico? Poteva bastare focalizzare l’attenzione sul suo pessimo ruolo di padre e marito, sul suo lato oscuro, ma aggiungere anche questa storia solo per legarlo male a March, probabilmente no.
Grande delusione per i bambini vampiro: oltre a Holden, necessario per lo svolgersi del racconto, gli altri sono semplicemente stati lasciati a loro stessi e, a meno di rivelazioni nel season finale, li vediamo vagare impazziti per i corridoi del Cortez.
American Horror Story risolleva i propri difetti soltanto in parte ma continua ad arrivare ai suoi finali senza essere incisivo, con scene altissime ed altre veramente fuori luogo e distanti dal contesto.
Resta indubbiamente un fenomeno culturale e di costume ma non riuscire ad arrivare all’ultima puntata con una trama orizzontale forte e personaggi approfonditamente delineati è una pecca grave che a lungo andare potrebbe allontanare gli affezionati della serie. Manca il tassello finale però a 11 dodicesimi della stagione è giusto cominciare a tirare qualche conclusione.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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She Gets Revenge 5×10 | 1.84 milioni – 0.9 rating |
Battle Royale 5×11 | 1.80 milioni – 0.9 rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.