Come mettere a paragone la massima valutazione di un episodio del genere con quella di grandi episodi, di grandi serie, caratterizzate da grandi storie e interpretate da grandissimi attori?
Possibile che non ci siano difetti in “Most Improved Player” che ci spingano a considerare con una percentuale di mediocrità quella che a tutti gli effetti è una misconosciuta comedy con poche pretese?
La questione è semplice: The Good Place finora ha giocato in maniera a dir poco perfetta con le nostre aspettative. Michael Schur è partito con un soggetto assai ambizioso: l’aldilà. Una punta di bizzarra comicità: un aldilà indovinato solo da un fattone degli anni ’70. Ci ha aggiunto un’attrice apprezzata al grande pubblico, un altro attore degno di nota e un insieme di attori che tutto avevano ancora da dimostrare. Dopodiché ha alternato effetti speciali, da budget non proprio bassissimo, con atmosfere intimiste, sobrie e un’ambientazione che tutto faceva pensare tranne che al contesto mistico e metafisico proposto.
Insomma, un plot accattivante agli inizi, avvicendato da una base assolutamente vuota su cui costruire storie per moltissimi episodi. L’espediente dei flashback – sempre usati con sobrietà e cura – ha poi garantito un’ulteriore spinta verso numerosissime combinazioni narrative.
E il gioco sembrava fatto. Qualche episodio ben riuscito, qualcuno meno, fino a spingere The Good Place verso il fato comune di moltissime comedy: uno zoccolo duro di fan a respingere lo spauracchio della cancellazione, dovuta per lo più alla ripetitività del format.
Così non è stato. Alla fine dello scorso episodio veniva tagliata con l’accetta la gallina dalle uova d’oro rappresentata dal segreto di Eleanor, fonte di chissà quante altre possibili trame per futuri episodi. Eleanor si rivela e apre ufficialmente la seconda metà di stagione. Ne nasce un episodio di volta, un punto indispensabile di confronto e passaggio ad un’altra fase di racconto della storia, incoraggiante segnale di tante idee per gli sviluppi futuri (o forse di una cancellazione latente?).
La struttura dell’episodio dimostra in pieno la sicurezza di scrittura del demiurgo di The Good Place. La stragrande maggioranza della 1×08 è quindi un confronto tra Eleanor e Michael, scusa per lo più di arricchire la caratterizzazione dei due, rispetto al dare eventuali – e forse premature – risposte. Indicazioni assolutamente positive sono date dal tipo di umorismo proposto: demenziale sì, ma contenuto e posato. La storia raccontata nel flashback di Eleanor non è niente di particolarmente originale, da apprezzare però è l’insieme di espressioni che si accumulano sul volto di Kristen Bell all’aumentare degli imbarazzanti dettagli (da notare però come si evidenzi la sua personalità, sì frivola, non degna del Good Place, ma mai da condannare pienamente – non è neanche lei che realizza le magliette – tale da giustificare il “Bad Place”).
Una gag potenzialmente ripetitiva come quella del cactus (sia chiaro: non parliamo di momenti di esilarante comicità) trova degli sviluppi tutt’altro che banali con il lunghissimo scambio di battute tra Michael e una ancora confusa Janet. Dopo due cactus portati, Janet sembra finalmente aver trovato il fascicolo. Lo spettatore potrebbe dire: “la cosa si sta facendo lunga”. Ma viene anticipato da Michael che prevede la mossa di Janet. Sorpreso quindi lo spettatore, si va verso una nuova ovvia esposizione di un cactus (che poi non ha assolutamente senso!), però con la consapevolezza, questa volta, che gli autori hanno cercato l’umorismo proprio nella ripetitività di un qualcosa che, tra l’altro, non fa neanche tanto ridere. Soggettiva l’eventuale risata, oggettiva la consapevolezza nella conduzione della gag.
Quando poi “Most Improved Player” sembra indirizzato verso una strada di totale passaggio – volta sì, ma anche transizione – ecco che subentra nello show uno dei contesti più nominati ma mai mostrati: il Bad Place. Ed è una guest star (i fan di Parks And Recreation non potranno che apprezzare) a coronare la gran parte finale di episodio, anche qui con momenti di umorismo assolutamente godibile.
Il cliffhanger finale non fa che confermare la tendenza che solo poche altre comedy hanno saputo portare avanti (Wilfred, The Last Man On Earth), ovvero giocare con l’intrattenimento e l’umorismo non sottovalutando l’impegno del telespettatore nel seguire una trama orizzontale. Magari anche suscitando una buona dose di curiosità per ciò che seguirà.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
The Eternal Shriek 1×07 | 3.74 milioni – 1.0 rating |
Most Improved Player 1×08 | ND milioni – ND rating |
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Tags:
Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.