Grey’s Anatomy è uguale a se stesso, una certezza, ripropone i soliti schemi, gli stessi errori e espande la sua noiosa banalità facendo sì che la serie sia un Frankestein mostruoso fatto di niente.
“None Of Your Business” ruota intorno a due punti: da una parte il ritorno di Alex Karev, dall’altra la sospensione di Meredith (situazione già avvenuta in passato, nell’ottava stagione: la Grey doveva essere il capo degli specializzandi ma poi, a causa di un suo errore e di una delegazione, il posto viene dato a April). Al centro c’è però la metafora perfetta di questa serie, il caso di Annie, la donna intrappolata nel filo spinato.
Grey’s Anatomy è come Annie: mentre la paziente è lì perché, dopo anni di reclusione a causa della morte del marito, ha voluto uscire dalla sua prigione, la serie, come in un bozzolo di morte, parafrasando Riggs, non accetta di avere ben poco da raccontare (si parla già della prossima stagione) e di essere intrappolata in una coazione a ripetere senza senso. Così se Annie sanguina ed è in evidente stato di shock, anche Grey’s Anatomy, nella persona di Shonda Rhimes, “sanguina” scegliendo personaggi visti e già visti in connubio con situazioni che si assomigliano – per non dire che sono fotocopie. Non è vero quindi che “Winter is coming” come dice Stephanie – se con questa frase si vuole intendere un evento epocale che cambierà totalmente la storia seriale di uno show -, l’inverno per noi spettatori è arrivato da tanto tempo purtroppo. Il gelo creativo è ormai cifra stilistica di Grey’s Anatomy, la mancanza di idee è figlia di una supponenza che sembra non aver mai fine e la sensazione certezza è che ci sia solo il desiderio di allungare il brodo.
La scelta di mettere Annie in una prigione di spine non può non essere letta immergendola nel momento storico-politico che l’America sta vivendo; lo si sa, Rhimes è contro Trump e questa rappresentazione di un inutile muro, quello diegetico, mostra l’inutilità di quello extradiegetico e extranarrativo. Il muro dietro cui si è trincerata Annie viene letto come una chiara rappresentazione della politica americana dunque, specchio della situazione sociale dopo l’elezione del nuovo presidente.
Entrando più nello specifico, si parla di serrature su serrature, di recinti su recinti e di una donna che per paura e timore elimina il diverso, crogiolandosi nelle sue certezze, accoccolandosi nell’uguale. Owen è comprensivo nei confronti della donna e nello stesso tempo è fermo, la blocca e tenta di liberarla da quel filo che prima la proteggeva e ora la ferisce, paradossalmente proprio nel momento in cui vorrebbe uscire dal suo “carcere”.
Non è facile seguire con passione Grey’s Anatomy che sì, piace molto, ma continua a cucire una storia priva di novità e apertura al nuovo, rattoppando il vuoto cosmico con elementi narrativi privi di originalità. È proprio tale mancanza a infastidire di Grey’s Anatomy che, non a caso, ha convinto maggiormente proprio quando ha realizzato episodi inusuali, diversi dal solito (13×10).
Ci sono due filoni in questo medical drama: da una parte il lavoro, dall’altra la vita e incredibilmente Greys Anatomy è stantio in entrambi. In “None Of Your Business” c’è la stanca ripetizione di emozioni che hanno caratterizzato storie delle stagioni passate: amori logori (Owen e Amelia), riconciliazioni (l’abbraccio finale tra Alex e Jo), liti per la stessa donna (Alex e DeLuca), relazioni difficili con i genitori (Maggie e la madre), sotterfugi (Catherine che trama contro Richard Webber).
È strettamente legato a questo filone sentimentale-drammatico quello lavorativo: guerre intestine che dividono il “mondo” (uno ha a capo Miranda, l’altro Webber), scontri tra i personaggi e cambiamenti nello staff. La prima a pagarne le spese è la Grey che in un dialogo con Eliza dimostra di avere il pugno di ferro:
“Okay. What’s the excuse? The surgery it’s too delicate? Too dangerous?”
“There is no excuse. Just no.”
Evidentemente un gesto come questo non può non avere conseguenze ed è proprio la rappresentazione del “potere” ad essere forse la più deludente in assoluto: in ogni stagione c’è stato un capo forte, cinico e non comprensivo che si è vendicato di qualche ribelle, qui abbiamo Miranda; sempre c’è stato qualche sospeso, qui c’è Meridith; sempre c’è stato qualche figliol prodigo che ha ripreso il suo posto dopo una riabilitazione, in questo caso c’è Karev. Quest’ultimo è sicuramente, come abbiamo già detto più volte, il personaggio che avrebbe più storie da raccontare: Alex è stato salvato dal suo “nemico”, da colui che, è evidente, ama la sua ex, da colui che è sempre stato “un bravo ragazzo”. È chiaro che il povero DeLuca è perdente due volte, prima perché non avrà giustizia, poi perché Jo probabilmente tornerà da Alex.
Miranda appare poco aperta al dialogo, convinta che quella intrapresa sia la strada giusta, una stratega perfetta che porta dalla sua coloro che potrebbero essere nemici terribili (pensiamo al dialogo tra lei e April), ma anche un po’ madre severa sia con Karev (“Promise me that you are the Alex Karev who heals small children“) che con Mer. La scelta finale di sostituire Meredith con la Kepner non potrà non avere conseguenze e ci si può già immaginare che assisteremo alla distruzione di April da parte dei colleghi.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Jukebox Hero 13×11 | 8.49 milioni – 2.3 rating |
None Of Your Business 13×12 | 8.46 milioni – 2.1 rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.