Su questo sfondo, si muovono personaggi ben noti e due nuove entrate. Una è Philomena, specialista nell’intrufolarsi nelle vite altrui. Il personaggio è eccellente quanto la sua interprete. Susan Misner, viene quasi da pensare, avrebbe potuto essere un’ottima scelta per il ruolo di Elizabeth Keen.
L’altra nuova conoscenza è Julian Gale, impersonato da Enrique Murciano. Qui Houston abbiamo un problema. Egli si presenta, innanzitutto, con gli occhiali da sole in un luogo chiuso e piuttosto buio, come la pista di ghiaccio dove sono stati ritrovati gli 86 cadaveri legati a Reddington. Il suo modo di muoversi, parlare e interagire con gli altri, anche con la vecchia conoscenza Ressler, è davvero da ubriaco. Questo dà un certo fastidio e interferisce con il godimento delle scene in cui viene ritrovato, tra tutti i corpi, quello forse più importante, appartenente a Diane Fowler.
L’assoluta rilevanza del momento viene sottolineata addirittura con la ricostruzione minuziosa del momento in cui Red uccise la donna, con tanto di mobilia conservata appositamente e Gordon Lightfoot che canta Sundown in sottofondo. Purtroppo la performance di Murciano risulta solo una brutta copia di quella di Hugh Dancy nella serie Hannibal, solo per citare l’esempio più vicino e personaggi a cui The Blacklist si ispira dichiaratamente.
Peggio ancora, Julian Gale dovrebbe apparire nelle ultime puntate di questa stagione e in un’eventuale prossima (su cui non vi sono ancora certezze). Rischia di rovinare agli spettatori il piacere di vedere un bel Ressler determinato e lanciatissimo sulle piste che lo porteranno a scoprire l’assassina di Raven Wright.
Sull’interessante dettaglio dell’impronta digitale lasciata sulla spazzola per pulire i vecchi dischi in vinile, occorre piazzare la scommessa e controllare se all’epoca non ci fosse, per caso, un certo Scott, nel giro di Raymond Reddington, assunto come autista, attendente o simili. Perché nessuno si è mai chiesto per davvero da dove salti fuori quello “Scott”, cognome da nubile di Elizabeth Keen, mentre papà Sam di cognome si chiamava Milhoan.
Parlando dei due contendenti, Red e Kaplan, l’incontro decisivo fra di loro ha rischiato di avvenire già in questo episodio, ma Lizzie, senza volerlo, lo ha evitato. Questo ha permesso a Kate di venire dalle nostre parti, facendo scalo a Milano sulla via di Vienna. Red, dal canto suo, ha trovato tempo e modo di chiarirsi con Dembé, in una scena molto toccante. Chissà se sapremo mai cosa c’è in quella scatola.
Intanto un consiglio all’agente Keen: mentre il marito è assente giustificato, perché, come ha detto lo showrunner Jon Bokenkamp, se Ryan Eggold sta girando su di un set non può girare su un altro, assuma una baby sitter più qualificata per Agnes. Non si può, infatti, lasciare completamente nel dimenticatoio la bambina, dopo averla messa al centro dell’attenzione di tutti per tante puntate. Non è bello neanche pensare la piccola da sola in casa, quasi costretta a cambiarsi i pannolini da sola.
Ce ne sarà molto bisogno, perché nel prossimo episodio continuerà l’opera di ristrutturazione dell’intero show, con il ritorno in scena di personaggi già visti, che potrebbero aiutare la protagonista a fare chiarezza nei confusi ricordi della sua infanzia.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Requiem 4×17 | 4.86 milioni – 0.8 rating |
Philomena 4×18 | 4.84 milioni – 0.8 rating |
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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).