“La quiete è il mio contrario.” [Kaos One, Fastidio]
Dopo essere scomparso in conclusione della prima puntata, Ciro Di Marzio riaffiora all’interno di Gomorra e si ripresenta al proprio pubblico. Si ripresenta, sì, perché un anno è passato anche per lui, anche se a ben vedere non pare di scorgere nel viso scolpito nell’inquietudine perenne di Marco D’Amore un qualche stravolgimento stilistico e caratteriale per il proprio personaggio. Nonostante abbia abbandonato l’idea e quell’ambiente che tutto gli ha tolto, Ciro si ritrova nella stessa identica situazione nella quale si trovava a Casa Savastano. E’ un personaggio che, come cantava Kaos One, si nutre di fastidio: Ciro non potrebbe essere Ciro se si allontanasse da quell’ambiente in cui al meglio riesce ad esprimersi; non sarebbe più Ciro se non si trovasse a risolvere complicati intrighi mafiosi nei quali lui stesso si trova in pericolo; ma soprattutto non sarebbe più Ciro se si trovasse allontanato da quell’ambiente che come un cancro sembra gli si sia incollato addosso.
Marco D’Amore si ritrova a presentare al pubblico un cambiamento che non è un cambiamento: lo status quo è variato, il comparto scenografico che fa da cornice è cambiato (da Napoli a Sofia), ma Ciro ricopre sempre quel ruolo da spalla malavitosa che proprio sembra essersi cucito addosso. D’altra parte, la seconda stagione ha dimostrato come la sua figura sia, al momento, inadatta a gestire un’organizzazione vera e propria.
Il terzo episodio di questa terza stagione, quindi, presenta la rinascita dalle proprie ceneri della fenice: l’Immortale si rialza e torna alla propria terra natia dove ad attenderlo non pare esserci un ruolo di secondo grado all’interno di un gruppo ma il ruolo più ambito, considerato il rispetto che Enzo ed i suoi sembrano portare allo sguardo di ghiaccio di Ciro.
Non contenti della re-introduzione del personaggio di Ciro con tutto ciò che ne consegue, gli sceneggiatori hanno condito il terzo episodio con continui rimandi famigliari (sguardi e rapporto con la giovane prostituta albanese), volendo quindi sottolineare come il personaggio di D’Amore sia sì, uno spietato malavitoso, ma abbia dalla sua un cuore generoso e magnanimo verso il prossimo (in una certa tal misura, ovviamente). Cliché? Sì e no: va tenuto in considerazione che il Ciro di questa stagione è consapevole ed ha interiorizzato gli enormi sbagli della passata stagione dove ha “perduto” la propria famiglia. Ed è qui, forse, che la fenice dell’Immortale dovrebbe ripartire. Rinata dalle proprie ceneri (errori) e pronta a rimettersi in gioco. Quello pesante, però.
“Ho perso ogni riferimento tipo il dove, il come, il quando. Anche volendo cambiare pare non ci sia più tempo.” [Kaos One, Fastidio]
Parallelamente ad un personaggio che risorge, un altro viene prepotentemente detronizzato e reso una semplice pedina del gioco, un gioco divenuto più complesso in questa terza stagione dallo stampo internazionale: Gennaro viene privato degli ultimi uomini (ma prima di tutto amici) rimasti e messo fisicamente e psicologicamente in ginocchio.
Di Gennaro aveva stupito (e fatto apprezzare la qualità) il cambiamento occorsogli al ritorno dall’Honduras, ma a quanto pare il suo essere uomo non sembra essere abbastanza per tenere sotto scacco un elemento di difficile (se non impossibile) controllo: il libero arbitrio di una persona. Ecco quindi che si ritrova prima tradito da Gegè e successivamente spodestato da suo suocero che lo esilia dalla sua stessa casa. Un ribaltamento dello status quo non indifferente, ma è dalla seconda stagione che un vero e proprio equilibrio sembra mancare in quel di Napoli.
Gegè, d’altra parte, risulta un personaggio mal sfruttato in tutto e per tutto. Tornando indietro con la memoria torna in mente il personaggio del commercialista che, presenziando come personaggio centrale in un’unica puntata, riuscì a costruire attorno a sé un episodio a dir poco perfetto. Gegè non riesce a replicare a tutto questo per un semplice motivo: se per il commercialista era abbastanza prevedibile e diegetica la dipartita per il continuo della narrazione, Gegè era stato malamente introdotto come un papabile personaggio di possibile utilità. Risulta quindi abbastanza sconveniente, dato il tempo speso per introdurlo allo spettatore, liberarsene in così poco tempo. Anche se, scenicamente, la scena ed il dialogo del confronto tra Genny e Gegè è di ineccepibile qualità.
Con il ritorno di Ciro ed il colpo di scena legato alla detronizzazione di Gennaro, questa terza stagione pare iniziata con le marce alte. Anche se, ed il timore permane, la questione dell’internazionalizzazione rimane un fattore che dovrà essere gestito con i suoi tempi ed il suo modo per evitare semplici macchiette di trama.
“Io mi nutro di fastidio questa è la mia dieta. Con le spalle al muro e senza via d’uscita, la vita è una puttana, una vetrina piena con la porta chiusa.” [Kaos One, Fastidio]
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Hasta La Muerte 3×02 | ND milioni – ND rating |
Episodio 3 3×03 | ND milioni – ND rating |
Episodio 4 3×04 | ND milioni -ND rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.