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Cardinal finalmente rompe gli indugi e regala al proprio pubblico una puntata di alto livello, ben lontana dalla lentezza narrativa delle due precedenti puntate e da quel silenzioso procrastinare relativamente alla trama della stagione. A conti fatti “Terri”, oltre a svolgere il proprio ruolo di puntata in maniera completa, riesce anche a trovare giustificazione riguardo i due episodi precedenti (“Red” e “Kevin”), utili a disegnare una cornice narrativa iniziale all’interno della quale ora l’affresco sta prendendo forma in maniera vistosa e decisa. L’elemento che più funziona in “Terri” è l’utilizzo dei personaggi in scena: fino a questo punto della narrazione, infatti, a parte John e Lise, tutti i personaggi comparsi apparivano per estemporanee scene di poco conto, nonché poco coerenti con la trama vera e propria della stagione. Cardinal mette da parte questo evidente problema e decide, come nelle più importanti partite di una stagione di calcio, di giocare a tutto campo: ecco quindi che il fuoco della trama si ravviva e se da una parte abbiamo il progredire spedito del caso di stagione (complice anche la fuga di Red), dall’altro abbiamo un più diretto approccio alle problematiche famigliari di casa Cardinal, ma anche un rinvigorirsi del caso degli Affari Interni lasciato cadere proprio da Lise nella passata stagione. Quello che si prospetta nei prossimi episodi è un approfondimento su più campi, ma soprattutto una lotta multipla di John (dovrà riuscire a tenersi famiglia e lavoro, verosimilmente).
Senza guardare troppo in là, però, è giusto dare merito ad un episodio di per sé completo sotto tutti i punti di vista.
Nella precedente recensione si faceva notare come la stagione sembrava ripercorrere stilemi narrativi più consoni ad Hannibal, rispetto ad un procedural-crime stagionale come Cardinal, ma la puntata lascia piacevolmente stupiti trovando il giusto equilibrio tra violenza visiva ed analisi psicologica, non disdegnando dialoghi pregni ed importanti inseriti qui e là per poter dare ulteriore spessore sia ai già caratterizzati personaggi, sia alle scene in cui essi compaiono. In questa stagione più che nella passata, poi, risulta esserci una maggiore analisi relativamente al lato dei bad guy: l’analisi ed il continuo soffermarsi sul personaggio di Ray concedono allo spettatore la possibilità di verificarne la mentalità malata ed il perché del suo comportamento. Ovviamente liquidare Ray come un semplice “pazzo” o “malato mentale” sarebbe a dir poco eccessivo, se si considera l’alone di misterioso e soprannaturale che sceneggiatura e dialoghi stanno tentando di cucirgli indosso: non si tratta di uno scellerato senza un piano o che colpisce semplicemente per il gusto di farlo, tutt’altro. Il suo carisma dittatoriale riesce a tenere in scacco i tre suoi adepti (chi più, chi meno) senza ulteriori e sconsiderati spargimenti di sangue. Non è la violenza il caposaldo al quale si appoggia Ray, incutendo terrore, ma è la paura: un terrore ancestrale e viscerale che tutti quanti sembrano provare in sua presenza. Un vero villain, niente da eccepire in tal senso.
Accantonato il lato dei bad guy, l’antieroe Cardinal si ritrova nuovamente sotto il fuoco degli Affari Interni, nonostante in questa stagione possa contare in maniera totale e completa sull’appoggio della detective Delorme, che in precedenza era stata una infiltrata proprio per l’ufficio più amato dai poliziotti di ogni serie tv. E’ da annotare, però, che il reinserimento di questa trama appare leggermente forzato e non lineare, nonostante possa raccogliere un discreto riscontro nel caso gli venisse concesso maggiore spazio e approfondimento nei prossimi episodi.
“Terri” non è tuttavia un episodio privo di difetti, basti considerare la ripresa di Red/Terri, che risulta eccessivamente velocizzata, tanto da potersi considerare un piccolo deus ex machina. Si tratta però di una macchia minuscola in un affresco ben ampio e variegato che sta lentamente prendendo forma sotto le abili pennellate di regia (Jeff Renfroe) e sceneggiatura (Sarah Dodd, Jennica Harper ed Alison Lea Bingeman, il team sceneggiatura della stagione).
Senza guardare troppo in là, però, è giusto dare merito ad un episodio di per sé completo sotto tutti i punti di vista.
Nella precedente recensione si faceva notare come la stagione sembrava ripercorrere stilemi narrativi più consoni ad Hannibal, rispetto ad un procedural-crime stagionale come Cardinal, ma la puntata lascia piacevolmente stupiti trovando il giusto equilibrio tra violenza visiva ed analisi psicologica, non disdegnando dialoghi pregni ed importanti inseriti qui e là per poter dare ulteriore spessore sia ai già caratterizzati personaggi, sia alle scene in cui essi compaiono. In questa stagione più che nella passata, poi, risulta esserci una maggiore analisi relativamente al lato dei bad guy: l’analisi ed il continuo soffermarsi sul personaggio di Ray concedono allo spettatore la possibilità di verificarne la mentalità malata ed il perché del suo comportamento. Ovviamente liquidare Ray come un semplice “pazzo” o “malato mentale” sarebbe a dir poco eccessivo, se si considera l’alone di misterioso e soprannaturale che sceneggiatura e dialoghi stanno tentando di cucirgli indosso: non si tratta di uno scellerato senza un piano o che colpisce semplicemente per il gusto di farlo, tutt’altro. Il suo carisma dittatoriale riesce a tenere in scacco i tre suoi adepti (chi più, chi meno) senza ulteriori e sconsiderati spargimenti di sangue. Non è la violenza il caposaldo al quale si appoggia Ray, incutendo terrore, ma è la paura: un terrore ancestrale e viscerale che tutti quanti sembrano provare in sua presenza. Un vero villain, niente da eccepire in tal senso.
Accantonato il lato dei bad guy, l’antieroe Cardinal si ritrova nuovamente sotto il fuoco degli Affari Interni, nonostante in questa stagione possa contare in maniera totale e completa sull’appoggio della detective Delorme, che in precedenza era stata una infiltrata proprio per l’ufficio più amato dai poliziotti di ogni serie tv. E’ da annotare, però, che il reinserimento di questa trama appare leggermente forzato e non lineare, nonostante possa raccogliere un discreto riscontro nel caso gli venisse concesso maggiore spazio e approfondimento nei prossimi episodi.
“Terri” non è tuttavia un episodio privo di difetti, basti considerare la ripresa di Red/Terri, che risulta eccessivamente velocizzata, tanto da potersi considerare un piccolo deus ex machina. Si tratta però di una macchia minuscola in un affresco ben ampio e variegato che sta lentamente prendendo forma sotto le abili pennellate di regia (Jeff Renfroe) e sceneggiatura (Sarah Dodd, Jennica Harper ed Alison Lea Bingeman, il team sceneggiatura della stagione).
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Cardinal alza finalmente il tiro e mette in mostra i muscoli. Non si tratta di un qualcosa di nuovo per la serie, visto e considerato che anche nella passata stagione sono occorsi alcuni episodi più di abbellimento che di movimento, per poter finalmente accelerare in maniera convinta e decisa verso il finale. La fase di accelerazione sembra essere iniziata, quindi meglio allacciarsi le cinture: ci sarà da ballare.
Kevin 2×02 | ND milioni – ND rating |
Terri 2×03 | ND milioni – ND rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.