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Quando nella scorsa recensione si è parlato di orizzontalità e verticalità di The Good Place, si è giustamente guardato all’aspetto puramente narrativo degli episodi, oltre, ovviamente, ai giganteschi cliffhanger che sanciscono la fine di una puntata. La struttura poco usuale per una comedy che The Good Place porta avanti è determinata anche da un altro aspetto, parzialmente marginale, ormai totalmente inosservato. La “sigla” di ogni episodio è accompagnata da una progressione numerica di capitoli. “The Burrito”, ad esempio, è riportato come “Chapter 25”.
Sembra un particolare banale, ma se si va a ragionare sul recentissimo passato di The Good Place, si potrà notare come ogni episodio, oltre a portare avanzamenti di trama (come era stato sin dall’inizio della prima stagione), sta mettendo in scena ambienti radicalmente differenti. Esattamente come nei più o meno antichi romanzi di formazione, Eleanor e compagni stanno attraversando un percorso a ostacoli in cui ogni tappa è caratterizzata da differenti personaggi e, soprattutto, differenti prove da superare. Ulisse, Pinocchio o Dante sarebbero dei grandissimi fan dello show.
Come già evidenziato altre volte, lo show non manca di portare con sé elementi comedy, anche se mimetizzati nell’andamento orizzontale della serie, cosa che inevitabilmente distoglie l’attenzione degli spettatori verso tali caratteristiche. Non manca, in “The Burrito”, ad esempio l’illustre guest star di turno. Maya Rudolph – volto noto del SNL, cantante dei Test Pattern, apparsa in diversi show tra cui Unbreakable Kimmy Schmidt, Brooklyn Nine-Nine, Big Mouth – interpreta brillantemente il giudice Gen (diminutivo di Hydrogen, unica sostanza esistente alla sua nascita). A voler essere pignoli con una serie che sta regalando solo soddisfazioni, la caratterizzazione di tale personaggio risulta sì godibile, ma sicuramente già vista. Il marchio di fabbrica di The Good Place è quello di un aldilà che presenta scenari e personaggi ordinari e quotidiani. Un’interfaccia onnisciente come Janet, si è visto, può provare gelosia e cercarsi delle relazioni di ripiego; il personaggio di Mike, architetto di inferni, ha un atteggiamento spiccatamente aziendale, per citare alcuni casi precedenti. Anche un giudice eterno, bilancia definitiva di bene e male, appare quindi come figura alla mano, golosa di burrito, divoratrice di serie TV.
L’elemento comedy è riscontrabile anche nella parentesi riservata a Mike e alla sua prevedibile (come pronosticato una recensione fa) non uscita di scena. L’intera storyline assume un carattere parodistico – tipico delle comedy – evocante stilemi dei thriller e dei gialli, soprattutto dei momenti rivelatori interni agli interrogatori. Non può non mancare il salvataggio in extremis della good Janet, utile a preservare una delle punte di diamante della serie e a riunire così i protagonisti, creando la giusta dose di attesa per le prossime mosse.
La spina dorsale dell’episodio è riservata all’ennesima auto-analisi dei protagonisti, sottoposti all’ennesimo test utile alla definizione della loro indole e all’effettiva certificazione del superamento dei loro limiti di personalità. Risulta evidente essere questo il vero e proprio leitmotiv dello show, d’altro canto non potrebbe essere altrimenti in una serie ambientata nell’aldilà. Fatto sta che se la tematica è stata già abbondantemente presentata nelle ultime uscite, la procedura con cui questa volta avviene aggiunge elementi di comicità niente male.
La modalità con cui Eleanor comprende di star interagendo con un Chidi falso mantiene la giusta dose di approfondimento morale di cui la serie ama tanto parlare, oltre ad aggiungere ulteriori elementi sull’unione tra i due. Brillante l’idea del corridoio che deve attraversare Tahani, a sancire anche l’evoluzione di un personaggio che agli inizi appariva inconsistente. Quasi commovente il confronto con i genitori. Nonsense e incomprensibile l’insieme di processi mentali sottoposti a Jason, personaggio sempre più positivamente sopra le righe. Ma la vera ciliegina sulla torta è la prova cui è sottoposto Chidi. E’ vero, si sta rimarcando più che mai il suo carattere indeciso, quasi si voglia insistere su un elemento che si è scoperto essere vincente. Fatto sta che gli equilibri narrativi che portano ad alternare le peripezie di tutti i protagonisti culminano in quello che è un vero e proprio 0 comico assoluto: ovvero la scelta tra due cappelli.
Sembra un particolare banale, ma se si va a ragionare sul recentissimo passato di The Good Place, si potrà notare come ogni episodio, oltre a portare avanzamenti di trama (come era stato sin dall’inizio della prima stagione), sta mettendo in scena ambienti radicalmente differenti. Esattamente come nei più o meno antichi romanzi di formazione, Eleanor e compagni stanno attraversando un percorso a ostacoli in cui ogni tappa è caratterizzata da differenti personaggi e, soprattutto, differenti prove da superare. Ulisse, Pinocchio o Dante sarebbero dei grandissimi fan dello show.
Come già evidenziato altre volte, lo show non manca di portare con sé elementi comedy, anche se mimetizzati nell’andamento orizzontale della serie, cosa che inevitabilmente distoglie l’attenzione degli spettatori verso tali caratteristiche. Non manca, in “The Burrito”, ad esempio l’illustre guest star di turno. Maya Rudolph – volto noto del SNL, cantante dei Test Pattern, apparsa in diversi show tra cui Unbreakable Kimmy Schmidt, Brooklyn Nine-Nine, Big Mouth – interpreta brillantemente il giudice Gen (diminutivo di Hydrogen, unica sostanza esistente alla sua nascita). A voler essere pignoli con una serie che sta regalando solo soddisfazioni, la caratterizzazione di tale personaggio risulta sì godibile, ma sicuramente già vista. Il marchio di fabbrica di The Good Place è quello di un aldilà che presenta scenari e personaggi ordinari e quotidiani. Un’interfaccia onnisciente come Janet, si è visto, può provare gelosia e cercarsi delle relazioni di ripiego; il personaggio di Mike, architetto di inferni, ha un atteggiamento spiccatamente aziendale, per citare alcuni casi precedenti. Anche un giudice eterno, bilancia definitiva di bene e male, appare quindi come figura alla mano, golosa di burrito, divoratrice di serie TV.
L’elemento comedy è riscontrabile anche nella parentesi riservata a Mike e alla sua prevedibile (come pronosticato una recensione fa) non uscita di scena. L’intera storyline assume un carattere parodistico – tipico delle comedy – evocante stilemi dei thriller e dei gialli, soprattutto dei momenti rivelatori interni agli interrogatori. Non può non mancare il salvataggio in extremis della good Janet, utile a preservare una delle punte di diamante della serie e a riunire così i protagonisti, creando la giusta dose di attesa per le prossime mosse.
La spina dorsale dell’episodio è riservata all’ennesima auto-analisi dei protagonisti, sottoposti all’ennesimo test utile alla definizione della loro indole e all’effettiva certificazione del superamento dei loro limiti di personalità. Risulta evidente essere questo il vero e proprio leitmotiv dello show, d’altro canto non potrebbe essere altrimenti in una serie ambientata nell’aldilà. Fatto sta che se la tematica è stata già abbondantemente presentata nelle ultime uscite, la procedura con cui questa volta avviene aggiunge elementi di comicità niente male.
La modalità con cui Eleanor comprende di star interagendo con un Chidi falso mantiene la giusta dose di approfondimento morale di cui la serie ama tanto parlare, oltre ad aggiungere ulteriori elementi sull’unione tra i due. Brillante l’idea del corridoio che deve attraversare Tahani, a sancire anche l’evoluzione di un personaggio che agli inizi appariva inconsistente. Quasi commovente il confronto con i genitori. Nonsense e incomprensibile l’insieme di processi mentali sottoposti a Jason, personaggio sempre più positivamente sopra le righe. Ma la vera ciliegina sulla torta è la prova cui è sottoposto Chidi. E’ vero, si sta rimarcando più che mai il suo carattere indeciso, quasi si voglia insistere su un elemento che si è scoperto essere vincente. Fatto sta che gli equilibri narrativi che portano ad alternare le peripezie di tutti i protagonisti culminano in quello che è un vero e proprio 0 comico assoluto: ovvero la scelta tra due cappelli.
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The Good Place ha smesso in questa seconda stagione di essere una bella sorpresa ed è diventata una solida conferma. Tutto quanto c’era di buono prima ora rappresenta la base su cui costruire nuove aspettative.
Rhonda, Diane, Jack And Trent 2×11 | 3.00 milioni – 1.0 rating |
The Burrito 2×12 | 3.65 milioni – 1.1 rating |
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.