“It’s from the ’80s.”
Nella passata recensione si auspicava un ritorno di Inside No. 9 ai fasti di inizio stagione grazie ad uno scoppiettante episodio conclusivo. Duole quindi constatare come proprio questi due ultimi episodi rappresentino il punto più basso di una stagione pressoché perfetta nel suo puro stile di rivoluzione narrativa e di stile che ha investito la serie britannica. Nonostante fosse lecito attendersi un certo livellamento verso il basso della qualità, i primi episodi di questa stagione avevano lasciato nella mente degli spettatori forti speranze ed il pensiero che non per forza il prodotto sarebbe risultato più scarso rispetto agli anni precedenti. Ecco che, però, proprio con “And The Winner Is” e “Tempting Fate” la serie compie due passi falsi uno di seguito all’altro, accantonando in maniera forzata la propria narrativa caratterizzata dai colpi di scena e mettendo invece in mostra un prodotto di difficile targhetizzazione che scorre veloce davanti agli occhi dello spettatore, a conti fatti senza lasciare segno. La puntata procede con i soliti ritmi e con il proverbiale e gradito abuso di doppisensi lessicali e visivi. Il finale, vero fulcro narrativo della serie, nonostante rappresenti anche l’ultimo elemento ad entrare in scena, per quanto ripercorra lo stilema narrativo del melodramma già ampiamente utilizzata, non riesce a scuotere dal torpore il pubblico che piuttosto rimane frastornato dai continui sbalzi e colpi di scena, per quanto definirli tali risulta forse eccessivo.
Il carattere velatamente sci-fi della puntata stona con la proverbiale narrazione cruentemente vera che caratterizza la serie.
In scena viene portato uno scontro, oltre che fisico, anche di carattere spirituale dove fede e puro raziocinio si scontrano ad armi impari, dove il primo surclassa in maniera spaventosa il secondo grazie anche ai già citati colpi di scena che non fanno altro che evidenziarlo ulteriormente. L’elemento narrativo da cui poi l’intera vicenda scaturirà è rappresentato senza ombra di dubbio dalla cassaforte al cui interno viene ritrovata sia la piccola statua iettatrice, sia la videocassetta con quello che verrà poi considerato l’ultimo messaggio del morto. Come se una amnesia generale avesse avvolto l’intero caseggiato, ogni personaggio in scena sembra non domandarsi come il tutto sia poi stato riposto all’interno della cassaforte, considerato il suicidio mostrato nel VHS. Certo, a fine puntata viene finalmente sollevato il dubbio, una pura coincidenza che subito dopo venga svelato il mistero.
Un elemento di cui occorre sempre far menzione è rappresentato sicuramente dalla recitazione portata in scena dai due ideatori di questo piccolo gioiellino british: Reece Shearsmith e Steve Pemberton riescono, nonostante il minutaggio non sia mai a loro favore, a trasmettere grazie ai loro personaggi le anche più minime e recondite sfaccettature dell’animo umano riuscendo a coinvolgere sempre lo spettatore.
Messa in cassaforte questa quarta stagione, quindi, il dubbio che rimane è relativo a cosa attende lo spettatore dopo di essa: il nulla? Un’altra produzione di livello? Una pausa?
L’attesa rimane l’unica risposta valida.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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And The Winner Is… 4×05 | ND milioni – ND rating |
Tempting Fate 4×06 | ND milioni -ND rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.