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Con una leggiadria scenica imbarazzante ed una semplicità disarmante, The Handmaid’s Tale porta in scena il plot twist forse più importante e fondamentale all’interno di tutta la serie: la comunità di Gilead viene presa di mira, attaccata e dei cambiamenti vedranno sicuramente la luce nell’immediato futuro.
Non si esagera se si tende ad identificare quel momento, quella corsa disperata e consapevole dell’Ancella verso la distruzione, come un momento storico che rimarrà inciso nella pietra e marchierà a fuoco ogni persona coinvolta. Persone come Gavrilo Princip, Gaetano Bresci e Anteo Zamboni tramite le loro azioni sono andati a costruire alcuni momenti storici fondamentali (consapevoli o meno di ciò): in “First Blood” non ci sono pistole, non ci sono anarchici e non c’è malizia di carattere politico. L’azione è improntata solamente alla rivalsa sociale e personale che l’Ancella, rappresentate del gruppo di cui fa parte, vuole portare a compimento. La motivazione di carattere politico viene qui traslata in un altro ambiente, quello sociale come si diceva, e fa che si ritrovi ad essere accettata piacevolmente dallo stesso spettatore.
Se si vanno a prendere in considerazione i risvolti di questo atto di coraggio, si può facilmente intuire perché è stato da parte nostra etichettato come un vero e proprio momento storico: Gilead, privata delle cariche più importanti, è una comunità disgregata e senza più delle vere e proprie guide. Ma ciò che rende il tutto ancora più interessante è il risvolto che quest’azione potrebbe avere per le famiglie di ogni singolo Comandante (in particolar modo limitatamente alle Ancelle).
La puntata vede la propria conclusione, quindi, attorno ad un vero e proprio atto di guerra, che alimenta ulteriormente una lotta di classe che sembrava, da un paio di puntate a questa parte, essere stata quanto meno accantonata. Ed invece no, tacitamente è sempre stata presente, ma timida nel mostrarsi agli occhi dello spettatore. Almeno così era fino a poco prima della fine di questo sesto episodio, quando il fatidico elefante è entrato nel negozio di cristalli, un elefante con cui bisognerà fare i conti e forse scendere a patti.
L’episodio, però, ha portato in scena molto altro, in particolar modo sull’ambiguo personaggio di Serena, dando modo allo spettatore di avere altri particolari relativi sia al passato della giovane donna, sia ai fatti di carattere storico che hanno portato la comunità di Gilead ad ottenere un saldo e controllato potere su intere città e migliaia di persone. Inizialmente la puntata sembra voler portare in scena un avvicinamento scenico-mentale tra Offred e Serena, ma le reali motivazione di tutto ciò sono molteplici e di difficile inquadratura: entrambe sono intenzionate a proteggere e salvaguardare la salute del figlio che Offred porta in grembo (vero punto fermo che probabilmente rappresenterà un importante cardine in futuro); Offred risulta il più delle volte semplicemente accomodante per cercare di avere altre informazioni e notizie relative alla sua primogenita. In tutto ciò, però, Serena vive in maniera ambivalente la gravidanza dell’Ancella, perché pur essendo felice di essere stata “benedetta” da questo miracolo, mantiene astio e risentimento verso sé stessa per non essere stata in grado di viverla direttamente. E questi sentimenti negativi, questo odio e ribrezzo, vengono respinti e di riflesso appoggiati sulla figura di Offred, lo sfortunato utero vivente della situazione.
Se gli equilibri di carattere sociale e famigliare già apparivano instabili e pronti a crollare nelle passate puntate, dopo il finale portato in scena da “First Blood” ci sarà da valutare come la situazione verrà affrontata: così come per le Ancelle, si provvederà ad una rapida sostituzione (con conseguente insabbiamento) o gli echi di questo storico atto riecheggeranno ulteriormente, scardinando l’intera comunità di Gilead?
Un punto fermo rimane: Offred e Serena si ritrovano accomunate dal desiderio della nascita. Se lo smantellamento sociale dovesse avvenire, quindi, sarà interessante osservare in che modo le due riusciranno a collaborare.
Non si esagera se si tende ad identificare quel momento, quella corsa disperata e consapevole dell’Ancella verso la distruzione, come un momento storico che rimarrà inciso nella pietra e marchierà a fuoco ogni persona coinvolta. Persone come Gavrilo Princip, Gaetano Bresci e Anteo Zamboni tramite le loro azioni sono andati a costruire alcuni momenti storici fondamentali (consapevoli o meno di ciò): in “First Blood” non ci sono pistole, non ci sono anarchici e non c’è malizia di carattere politico. L’azione è improntata solamente alla rivalsa sociale e personale che l’Ancella, rappresentate del gruppo di cui fa parte, vuole portare a compimento. La motivazione di carattere politico viene qui traslata in un altro ambiente, quello sociale come si diceva, e fa che si ritrovi ad essere accettata piacevolmente dallo stesso spettatore.
Se si vanno a prendere in considerazione i risvolti di questo atto di coraggio, si può facilmente intuire perché è stato da parte nostra etichettato come un vero e proprio momento storico: Gilead, privata delle cariche più importanti, è una comunità disgregata e senza più delle vere e proprie guide. Ma ciò che rende il tutto ancora più interessante è il risvolto che quest’azione potrebbe avere per le famiglie di ogni singolo Comandante (in particolar modo limitatamente alle Ancelle).
La puntata vede la propria conclusione, quindi, attorno ad un vero e proprio atto di guerra, che alimenta ulteriormente una lotta di classe che sembrava, da un paio di puntate a questa parte, essere stata quanto meno accantonata. Ed invece no, tacitamente è sempre stata presente, ma timida nel mostrarsi agli occhi dello spettatore. Almeno così era fino a poco prima della fine di questo sesto episodio, quando il fatidico elefante è entrato nel negozio di cristalli, un elefante con cui bisognerà fare i conti e forse scendere a patti.
L’episodio, però, ha portato in scena molto altro, in particolar modo sull’ambiguo personaggio di Serena, dando modo allo spettatore di avere altri particolari relativi sia al passato della giovane donna, sia ai fatti di carattere storico che hanno portato la comunità di Gilead ad ottenere un saldo e controllato potere su intere città e migliaia di persone. Inizialmente la puntata sembra voler portare in scena un avvicinamento scenico-mentale tra Offred e Serena, ma le reali motivazione di tutto ciò sono molteplici e di difficile inquadratura: entrambe sono intenzionate a proteggere e salvaguardare la salute del figlio che Offred porta in grembo (vero punto fermo che probabilmente rappresenterà un importante cardine in futuro); Offred risulta il più delle volte semplicemente accomodante per cercare di avere altre informazioni e notizie relative alla sua primogenita. In tutto ciò, però, Serena vive in maniera ambivalente la gravidanza dell’Ancella, perché pur essendo felice di essere stata “benedetta” da questo miracolo, mantiene astio e risentimento verso sé stessa per non essere stata in grado di viverla direttamente. E questi sentimenti negativi, questo odio e ribrezzo, vengono respinti e di riflesso appoggiati sulla figura di Offred, lo sfortunato utero vivente della situazione.
Se gli equilibri di carattere sociale e famigliare già apparivano instabili e pronti a crollare nelle passate puntate, dopo il finale portato in scena da “First Blood” ci sarà da valutare come la situazione verrà affrontata: così come per le Ancelle, si provvederà ad una rapida sostituzione (con conseguente insabbiamento) o gli echi di questo storico atto riecheggeranno ulteriormente, scardinando l’intera comunità di Gilead?
Un punto fermo rimane: Offred e Serena si ritrovano accomunate dal desiderio della nascita. Se lo smantellamento sociale dovesse avvenire, quindi, sarà interessante osservare in che modo le due riusciranno a collaborare.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Niente spari, niente rumori. Una corsa consapevolmente decisa versa la distruzione, dopo aver avvertito le altre Ancelle. Un’esplosione. Poi, il nulla.
Seeds 2×05 | ND milioni – ND rating |
First Blood 2×06 | ND milioni – ND rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.