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E anche il dramma di questa stagione è servito.
A meno uno dal mid-season finale, Grey’s Anatomy si lancia in uno di quegli episodi centrici tanto cari negli ultimi anni, focalizzando l’attenzione sulla cricca di casa Webber-Avery; una scelta che, data la vicinanza con la pausa invernale, potrebbe creare, in qualsiasi serie, fastidio per un rallentamento delle storyline generali ma, dato che nel medical drama di Shonda Rhimes la trama orizzontale non esiste più da anni, il problema non sussiste minimamente.
“Anybody Have A Map?” è un episodio che si concentra principalmente sulla figura di Richard Webber, ricordando come il suo personaggio sia ancora vittima del dramma che lo aveva colpito nella scorsa stagione, con la morte del suo sponsor. Anche qui, però, la frammentarietà con la quale le storie vengono presentate lascia un grosso buco all’interno dello sviluppo delle trame, portando spesso e volentieri lo spettatore a non riuscire più a seguire il filo logico di ciò che sta succedendo. Per come è stato portato in scena il dolore di Richard dall’inizio di questa stagione, infatti, era del tutto facile perdersi e non aspettarsi un continuo di questa portata.
Tuttavia, le scene dedicate all’ex capo si sono rivelate le migliori dell’episodio, scandite da un forte caso medico che, grazie alla vicinanza della paziente con l’intero ospedale, è riuscito a far empatizzare maggiormente e, soprattutto, a rendere al meglio il dolore manifestatosi così violentemente in Webber.
L’ottima scelta ed esecuzione del caso medico però, non fermano Grey’s Anatomy da esagerare nuovamente con alcune discutibili scelte. Nel nome del drama infatti, così come era successo alcune stagioni fa con Alex Karev e l’aggressione a De Luca, gli autori scelgono di affrontare la rabbia e il dolore in una maniera del tutto teatrale, accompagnando i personaggi nel punto più basso possibile. La collera nei confronti del barista sarà anche del tutto motivata e la scena distruttiva potrà anche apparire buona da un punto di vista scenico (tra l’altro, questo episodio segnava l’esordio alla regia per la showrunner Krista Vernoff), ma è indubbio che lasci l’amaro in bocca per un’ennesima scelta distruttiva nei confronti di personaggi che dopo ben 15 anni avevano già toccato il fondo per poi risalirlo più di una volta.
Detto di Richard, il tasto più ambiguo dell’episodio riguarda invece Catherine Avery-Fox. Arrivata quasi in sordina nella serie, questo personaggio ha acquisito sempre più spessore nell’economia degli episodi e, nonostante la sua presenza non sempre fissa, il matrimonio con Richard ne aveva stabilizzato una certa centralità. Adesso, dopo quanto accaduto in “Anybody Have A Map?” il futuro del personaggio sembra giungere ad un bivio, che potrebbe portare alla sua definitiva uscita di scena (scelta organica e buona per il drama) o all’ennesimo miracolo (scelta che annienterebbe l’intero sviluppo della trama). Tutti questi elementi che saranno giudicabili solo a storyline terminata però, non salvano l’intero sviluppo narrativo dall’ennesima vergognosa mancanza di nuove idee.
Se con il tumore di Izzie ci si era imbarcati tutti insieme con i protagonisti nel viaggio fatto di dolore e paura nell’affrontare una delle più potenti trame dei tempi d’oro, già con Amelia la situazione era sfuggita di mano, rivelandosi esclusivamente una toppa, anche mal gestita, per riparare agli orrori di sceneggiatura degli ultimi anni. Adesso, l’ennesimo male incurabile che colpisce uno dei personaggi, la stretta che si creerà intorno ad essa e le inevitabili conseguenze che colpiranno le persone a lei più vicine, non riescono a portare ansia e curiosità per le sorti di Catherine, in quanto l’unica cosa sulla quale ci si riesce a focalizzare è l’ennesima riproposizione di trama, presentata agli spettatori in ogni salsa, non curanti del danno che gli autori continuano, imperterriti, a far gravare sullo show.
Ma se le due storyline di Richard e Catherine si sono dimostrate ambivalenti, sia con pregi che con difetti, assolutamente da cancellare sono i minuti dedicati a Jackson e Maggie. Una coppia che ancora ci si chiede come è finita insieme e soprattutto perché. Arrivata senza un minimo di costruzione o reale progressione che adesso si ritrova nel mezzo di una crisi ancora più ridicola della relazione stessa. Che sia stato un modo per provare a far dimenticare April a Jackson o per provare a far inserire Maggie in una situazione sentimentale non importa, perché l’esperimento si è rivelato sin da subito un fallimento totale.
A meno uno dal mid-season finale, Grey’s Anatomy si lancia in uno di quegli episodi centrici tanto cari negli ultimi anni, focalizzando l’attenzione sulla cricca di casa Webber-Avery; una scelta che, data la vicinanza con la pausa invernale, potrebbe creare, in qualsiasi serie, fastidio per un rallentamento delle storyline generali ma, dato che nel medical drama di Shonda Rhimes la trama orizzontale non esiste più da anni, il problema non sussiste minimamente.
“Anybody Have A Map?” è un episodio che si concentra principalmente sulla figura di Richard Webber, ricordando come il suo personaggio sia ancora vittima del dramma che lo aveva colpito nella scorsa stagione, con la morte del suo sponsor. Anche qui, però, la frammentarietà con la quale le storie vengono presentate lascia un grosso buco all’interno dello sviluppo delle trame, portando spesso e volentieri lo spettatore a non riuscire più a seguire il filo logico di ciò che sta succedendo. Per come è stato portato in scena il dolore di Richard dall’inizio di questa stagione, infatti, era del tutto facile perdersi e non aspettarsi un continuo di questa portata.
Tuttavia, le scene dedicate all’ex capo si sono rivelate le migliori dell’episodio, scandite da un forte caso medico che, grazie alla vicinanza della paziente con l’intero ospedale, è riuscito a far empatizzare maggiormente e, soprattutto, a rendere al meglio il dolore manifestatosi così violentemente in Webber.
L’ottima scelta ed esecuzione del caso medico però, non fermano Grey’s Anatomy da esagerare nuovamente con alcune discutibili scelte. Nel nome del drama infatti, così come era successo alcune stagioni fa con Alex Karev e l’aggressione a De Luca, gli autori scelgono di affrontare la rabbia e il dolore in una maniera del tutto teatrale, accompagnando i personaggi nel punto più basso possibile. La collera nei confronti del barista sarà anche del tutto motivata e la scena distruttiva potrà anche apparire buona da un punto di vista scenico (tra l’altro, questo episodio segnava l’esordio alla regia per la showrunner Krista Vernoff), ma è indubbio che lasci l’amaro in bocca per un’ennesima scelta distruttiva nei confronti di personaggi che dopo ben 15 anni avevano già toccato il fondo per poi risalirlo più di una volta.
Detto di Richard, il tasto più ambiguo dell’episodio riguarda invece Catherine Avery-Fox. Arrivata quasi in sordina nella serie, questo personaggio ha acquisito sempre più spessore nell’economia degli episodi e, nonostante la sua presenza non sempre fissa, il matrimonio con Richard ne aveva stabilizzato una certa centralità. Adesso, dopo quanto accaduto in “Anybody Have A Map?” il futuro del personaggio sembra giungere ad un bivio, che potrebbe portare alla sua definitiva uscita di scena (scelta organica e buona per il drama) o all’ennesimo miracolo (scelta che annienterebbe l’intero sviluppo della trama). Tutti questi elementi che saranno giudicabili solo a storyline terminata però, non salvano l’intero sviluppo narrativo dall’ennesima vergognosa mancanza di nuove idee.
Se con il tumore di Izzie ci si era imbarcati tutti insieme con i protagonisti nel viaggio fatto di dolore e paura nell’affrontare una delle più potenti trame dei tempi d’oro, già con Amelia la situazione era sfuggita di mano, rivelandosi esclusivamente una toppa, anche mal gestita, per riparare agli orrori di sceneggiatura degli ultimi anni. Adesso, l’ennesimo male incurabile che colpisce uno dei personaggi, la stretta che si creerà intorno ad essa e le inevitabili conseguenze che colpiranno le persone a lei più vicine, non riescono a portare ansia e curiosità per le sorti di Catherine, in quanto l’unica cosa sulla quale ci si riesce a focalizzare è l’ennesima riproposizione di trama, presentata agli spettatori in ogni salsa, non curanti del danno che gli autori continuano, imperterriti, a far gravare sullo show.
Ma se le due storyline di Richard e Catherine si sono dimostrate ambivalenti, sia con pregi che con difetti, assolutamente da cancellare sono i minuti dedicati a Jackson e Maggie. Una coppia che ancora ci si chiede come è finita insieme e soprattutto perché. Arrivata senza un minimo di costruzione o reale progressione che adesso si ritrova nel mezzo di una crisi ancora più ridicola della relazione stessa. Che sia stato un modo per provare a far dimenticare April a Jackson o per provare a far inserire Maggie in una situazione sentimentale non importa, perché l’esperimento si è rivelato sin da subito un fallimento totale.
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Una puntata che non si presenta neanche per il verso sbagliato, con un caso medico all’altezza ed alcune scene emotivamente coinvolgenti che colpiscono l’obiettivo. Ma Grey’s Anatomy non sarebbe Grey’s Anatomy senza strafare e riuscire così a rovinare tutto.
Flowers Grow Out Of My Grave 15×06 | 6.71 milioni – 1.6 rating |
Anybody Have A Map? 15×07 | 6.60 milioni – 1.6 rating |
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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.