Origin 1×07 – The WastelandTEMPO DI LETTURA 4 min

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Per “The Wasteland”, settimo capitolo narrativo di Origin, andrebbero fatti due discorsi separati: uno relativo all’intera puntata ed uno circoscritto a quegli sciagurati minuti del salto nello spazio di Lana. Del prodotto di casa YouTube si è detto tanto nelle passate recensioni e spesso e volentieri lo si è attaccato con violenza. Forse giustificata, forse non totalmente valida, ma le aspettative (valutato cast e plot) erano alte. Eccessivamente alte per un prodotto che arriva da YouTube, ma questo è un altro discorso ancora.
Per la prima volta dall’inizio della serie viene messa da parte la struttura dicotomica che varia di puntata in puntata, preferendo invece ritornare su di un personaggio già in precedenza analizzato e presentato al pubblico: Shun. Tale decisione potrebbe essere stata presa per via del fatto che i rimanenti personaggi non siano di così fondamentale importanza: Logan, Katie e gli altri apparentemente fungono da semplice ornamento della storia. E’ una decisione che, visto e considerato i personaggi fin qui presentati, poteva benissimo essere anticipata: la puntata relativa a Lee rappresenta fin qui la meno riuscita e meno convincente, tanto da equipararla ad una vera e propria perdita di tempo. Meglio non crogiolarsi troppo nel passato, però, ed apprezzare il cambio di rotta di Origin che decide di tornare ad analizzare il personaggio fin qui più convincente e che nel pilot aveva fatto davvero ben sperare nella riuscita della serie stessa: la storia sul passato di Shun riprende esattamente da dove era stata lasciata, ossia con il giovane e temibile sicario alle prese con una lotta intestina. Da una parte il desiderio di sangue e di vendetta, dall’altra la paura ed il timore per ciò che potrebbe accadere.
La costruzione dicotomica cerca di mantenere due costanti, una materiale, l’altra immateriale: la prima è sicuramente l’orologio che Shun riceve in dono da un suo collega-amico e che diventa focus di attenzione nei concitati attimi del salvataggio di Lana; la costante immateriale, invece, è rappresentata dal senso di impotenza che pervade Shun nelle due situazioni in cui si ritrova protagonista (passato e presente).
Origin non si fossilizza solo su Shun, però, dando modo allo spettatore di fare ritorno, per l’ennesima volta, in quella fatidica cella 50 da cui tutto è partito. Questa volta si fa ritorno per evitare che l’intera nave venga ingurgitata dalla falla creatasi con l’impatto dell’asteroide. Un qualcosa di ilare e tragicomico se si considera che non troppo tempo fa sia Rey, sia Lana avevano appositamente controllato la copertura interna per evitare ulteriori danni strutturali. Ed il tutto viene blandamente giustificato dagli sceneggiatori, che utilizzano come tramite Rey, che quello non era una sua mansione primaria e che quindi non aveva le conoscenze adatte per fare supposizioni valide. Inutile approfondire ulteriormente.
La corposa parte di storia fin qui presentata meriterebbe un ringraziamento pieno, visto e considerato che comunque la storia riesce a progredire senza dover far uso del parassita presente a bordo: una scelta forse estrema quella di evitare richiami all’alieno, ma che passa in secondo piano perché l’azione ed il drama di “The Wasteland” non ne fanno sentire troppo la mancanza.
Meriterebbe un ringraziamento pieno, sì.
Se non fosse che, ad un certo punto, Origin decide bene di buttare al vento tutto con due minuti completamente no sense ed orribili in cui Lana prima gattona sull’esterno della astronave e poi decide di fare un salto nello spazio mentre Shun, che ha depressurizzato la sua stanza, l’attende letteralmente a braccia a parte. Nello spazio.
Insomma, Origin dopo aver rovinato al grande pubblico il ricordo di “San Junipero” e di Westworld decide bene di andare a rovinare anche la bellissima sequenza nello spazio di Interstellar.
Per fortuna siamo ormai a ridosso della conclusione di questa serie, altrimenti chissà quale altro capolavoro seriale/cinematografico verrebbe rovinato. Incrociamo le dita e speriamo che il desiderio di replicare prodotti famosi da parte di Origin si plachi.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Shun nuovamente chiamato in causa
  • Shun e Lana
  • Lee interviene per salvare Logan
  • Cliffhanger di fine puntata
  • La scena del salto di Lana: due dita negli occhi avrebbero causato meno danni

 

Con un cliffhanger di questo tipo c’è da sperare che la serie trovi il modo di risollevarsi. Magari senza andare a rovinare altri film o serie tv nella mente del proprio pubblico.

 

Fire And Ice 1×06 ND milioni – ND rating
The Wasteland 1×07 ND milioni – ND rating

 

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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