“You don’t have Catherine’s problems as an excuse to hide from your own darkness anymore, John. You’ll never outrun it. So this is what you are now. The most dangerous thing in the world. A broken man with power.”
La frase con cui si è deciso di iniziare la recensione rappresenta la perfetta rappresentazione del personaggio di John Cardinal che, in tre stagioni, ha portato avanti una vera e propria significativa evoluzione, con il finale di ogni singolo ciclo narrativo che ha sempre rappresentato l’instaurarsi di un nuovo status quo. Un qualcosa che a conti fatti rappresenta un punto inamovibile per gran parte dei serial moderni.
Il finale della prima stagione rappresentava il preciso momento in cui John poteva finalmente riavere con sé la sua famiglia; la seconda stagione si concludeva con la tragica perdita della moglie e con la fine di quella insofferente pace che si era andata lentamente a sedimentare tra le mura casalinghe. Questo terza stagione, invece, riporta un certo tipo di ordine (anche dal punto di vista psicologico) in casa Cardinal, ma molte cose sono ormai definitivamente cambiate. Sia per John, sia per ogni singola persona con cui è entrato in contatto.
Ancora una volta il caso della stagione viene malamente gestito sottolineando ulteriormente l’involuzione, da questo punto di vista, della sceneggiatura: l’evidente preferenza delle dinamiche sociali ed umane di John e dei suoi colleghi è lampante e finisce, anche in questa terza stagione, con il rovinare un caso ed un gruppo di personaggi che con altre premesse ed una diversa gestione avrebbero dato luogo a sviluppi maggiormente interessanti. L’intera famiglia-setta viene sventata nel giro di pochissime ore, avvenuto il primo contatto, da Lisa e da John.
Tutto ciò da modo quindi allo spettatore di cogliere quale esattamente fosse la direzione che gli sceneggiatori volevano dare alla storia: relativamente al caso di Catherine, la risoluzione era la tappa fondamentale ed imprescindibile, nocciolo della storia; per quanto riguarda invece il caso stagionale, lo stesso ha semplicemente rappresentato un mero riempitivo, minutaggio buttato se proprio si vuole essere cinici e diretti.
“Every time I come here, I leave feeling worse. It wasn’t like that in the beginning. But since my last depression, you’ve been after me.”
Messa da parte la questione della suddivisione della trama, quindi, rimane da appuntare come anche per questa stagione si sia preferito mantenere un ritmo narrativo oltremodo lento per cinque episodi dando spazio a dei veri e propri sviluppi solo negli ultimi quaranta minuti a disposizione. In “El Brujo” questo schema, nonostante avesse stonato, era riuscito a funzionare. “Helen”, purtroppo, non ha la stessa fortuna: per riuscire a portare alla conclusione la storia, la serie ha dovuto appoggiarsi su una mole così elevata di coincidenze che ad un certo punto si è obbligati a spegnere il cervello e guardare il resto dell’episodio senza utilizzarlo, così da potersi godere senza problemi l’action drama canadese.
Un altro fattore che risultava essere centrale, tanto da ritrovarsi al centro di un intero episodio, era l’evoluzione del detective Dyson che invece è servito come semplice ricongiungimento con la trama riguardante il caso di suicidio-omicidio di Catherine: un ulteriore caso di malagestione, probabilmente, ma la sua decisione di allontanarsi dal distretto potrebbe rivelarsi fondamentale nella prossima stagione. Il ramo narrativo riguardante Dyson verrebbe definitivamente potato, mentre Lise riuscirebbe ad ottenere maggiore spazio di approfondimento. Un elemento che sicuramente non guasterebbe.
Il finale di puntata e l’annuncio del ritorno per una quarta stagione lasciano lo spettatore con determinate speranze ed attese che per forza di cose dovranno essere mantenute: la bellezza paesaggistica ed il probabile ritorno dell’inverno come ulteriore elemento caratteristico della narrazione non possono e non devono essere gli unici elementi sui quali fare affidamento. C’è ancora molto lavoro da fare in casa Cardinal.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Mama 3×05 | ND milioni – ND rating |
Helen 3×06 | ND milioni – ND rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.