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Sono un po’ di recensioni che si prende in esame il nuovo corso dello show. Quando una serie inizia ad essere longeva come The Walking Dead, le variazioni dal punto di vista stilistico iniziano ad essere notate più dei risvolti di trama, soprattutto quando questi ultimi assumono i connotati dell’eterno ritorno (villain guidati da un capo folle e carismatico, tentativi di costruzione di una comunità, dilemmi etici).
Andando a sbirciare la valutazione in basso, si noterà che questa è sì positiva, ma senza infamia e senza lode. Andando a osservare la valutazione del precedente episodio, si noterà che l’insufficienza, anche in quel caso, è stentata. Non devono le valutazioni essere indice del cambiamento di rotta dello show, ma occorre ricordare come in passato si parlava sempre della differenza radicale di alcuni episodi della serie: alcuni impeccabili per pathos e tensione, altri inutili e fastidiosamente riempitivi. La sensazione attualmente è quella di una lenta progressione degli eventi che da un lato potrebbe appiattire i picchi in positivo, ma anche annullare gli esercizi di stile fini a se stessi e solo irritanti.
L’appiattimento di cui sopra lo si può riscontrare anche nella caratterizzazione dei villain. Inquietanti e spietati, sembrerebbe. Eppure è indubbio che la mazza chiodata di Negan, oltre al suo enorme impero, poteva spaventare di più di un branco di persone che fanno del cammino lento e curvo la loro caratteristica principale. La svolta finale, oltre all’ennesimo deus ex machina, rappresenta proprio quella mancata imbattibilità di un gruppo che può rivelarsi letale, ma forse manco tanto.
La “normalizzazione” degli antagonisti (in un mondo in cui il concetto di “normale” è ovviamente saltato) si affianca ad una stabilizzazione anche nei criteri di narrazione. Già nello scorso episodio, la gita al cinema di Ezekiel e Carol – in altri tempi episodio monografico, per lo meno da Burn Them All – si è alternato con l’importante approccio tra Alpha e Daryl e la chiusura di una storyline che poi non è neanche durata troppo (la prigionia di Lydia). In “Guardians”, addirittura, vi è una panoramica generale di quasi tutte le vicende e dei personaggi coinvolti. Da Negan ad Alexandria in generale, dal threesome Rosita-Gabriel-Siddiq alla spedizione di Daryl, eccetera eccetera, 44 minuti così distribuiti garantiscono una maggiore leggerezza nella visione. Le storyline mostrate sono tutte ugualmente interessanti? Assolutamente no. Eppure non vi è quasi il tempo di pensare “cosa sto vedendo?” che subito si piomba in una tizia con la testa da zombie che stacca la testa con del fil di ferro ad una che ha osato opporsi.
E tutto ciò è importantissimo dal momento che inevitabilmente, giunti ad una nona stagione di una serie da sempre abbastanza discussa come The Walking Dead, gli argomenti iniziano a venire meno. Non che questa sia una novità, ma si deve pensare che la partenza di Andrew Lincoln – ma anche di Lauren Cohan – ha sancito un radicale cambio di scenario nella mitologia della serie. Serie che, a dir la verità, non ha mai avuto grossi punti fermi ed è sempre stata in mutamento ma, provando a fare un’istantanea a ciò che è ora, l’impressione è quella di un sequel, o uno spin-off di serie B, godibile per carità, che inevitabilmente abbassa le pretese dello show così come era prima, al netto di quanto discutibile e discusso fosse.
Andando a sbirciare la valutazione in basso, si noterà che questa è sì positiva, ma senza infamia e senza lode. Andando a osservare la valutazione del precedente episodio, si noterà che l’insufficienza, anche in quel caso, è stentata. Non devono le valutazioni essere indice del cambiamento di rotta dello show, ma occorre ricordare come in passato si parlava sempre della differenza radicale di alcuni episodi della serie: alcuni impeccabili per pathos e tensione, altri inutili e fastidiosamente riempitivi. La sensazione attualmente è quella di una lenta progressione degli eventi che da un lato potrebbe appiattire i picchi in positivo, ma anche annullare gli esercizi di stile fini a se stessi e solo irritanti.
L’appiattimento di cui sopra lo si può riscontrare anche nella caratterizzazione dei villain. Inquietanti e spietati, sembrerebbe. Eppure è indubbio che la mazza chiodata di Negan, oltre al suo enorme impero, poteva spaventare di più di un branco di persone che fanno del cammino lento e curvo la loro caratteristica principale. La svolta finale, oltre all’ennesimo deus ex machina, rappresenta proprio quella mancata imbattibilità di un gruppo che può rivelarsi letale, ma forse manco tanto.
La “normalizzazione” degli antagonisti (in un mondo in cui il concetto di “normale” è ovviamente saltato) si affianca ad una stabilizzazione anche nei criteri di narrazione. Già nello scorso episodio, la gita al cinema di Ezekiel e Carol – in altri tempi episodio monografico, per lo meno da Burn Them All – si è alternato con l’importante approccio tra Alpha e Daryl e la chiusura di una storyline che poi non è neanche durata troppo (la prigionia di Lydia). In “Guardians”, addirittura, vi è una panoramica generale di quasi tutte le vicende e dei personaggi coinvolti. Da Negan ad Alexandria in generale, dal threesome Rosita-Gabriel-Siddiq alla spedizione di Daryl, eccetera eccetera, 44 minuti così distribuiti garantiscono una maggiore leggerezza nella visione. Le storyline mostrate sono tutte ugualmente interessanti? Assolutamente no. Eppure non vi è quasi il tempo di pensare “cosa sto vedendo?” che subito si piomba in una tizia con la testa da zombie che stacca la testa con del fil di ferro ad una che ha osato opporsi.
E tutto ciò è importantissimo dal momento che inevitabilmente, giunti ad una nona stagione di una serie da sempre abbastanza discussa come The Walking Dead, gli argomenti iniziano a venire meno. Non che questa sia una novità, ma si deve pensare che la partenza di Andrew Lincoln – ma anche di Lauren Cohan – ha sancito un radicale cambio di scenario nella mitologia della serie. Serie che, a dir la verità, non ha mai avuto grossi punti fermi ed è sempre stata in mutamento ma, provando a fare un’istantanea a ciò che è ora, l’impressione è quella di un sequel, o uno spin-off di serie B, godibile per carità, che inevitabilmente abbassa le pretese dello show così come era prima, al netto di quanto discutibile e discusso fosse.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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La sufficienza è determinata dal fatto che, seppur la maggioranza delle storyline non siano da strapparsi i capelli in quanto a interesse suscitato, la distribuzione delle stesse contribuisce ad un maggior scorrimento di episodio. Sperando che questo ormai sia un trend consolidato e non ci si trovi la prossima settimana di fronte ad un’unica introspezione di un personaggio visto sì e no due volte.
Bounty 9×11 | 4.38 milioni – 1.7 rating |
Guardians 9×12 | 4.71 milioni – 1.7 rating |
Sponsored by The Walking Dead Italia , Andrew Lincoln Italy
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.