Superata la metà di stagione, non resta che confermare la qualità di questa mini serie prodotta da Amazon Prime Video, i cui punti forti sono emersi sin dalla prima puntata: sceneggiatura (pungente, sagace, ritmata) e cast pregiato (Tennant e Sheen su tutti). A brillare meno è la gestione della narrazione che affronta la sfida di bilanciare il filone riguardante il passato, in particolare con protagonisti di Aziraphale e Crowley, e il presente con l’imminente Apocalisse. Se nella precedente recensione si nominava il problema della lentezza nella narrazione della storyline dell’Armageddon, derivata dalla scelta di indugiare molto più nel rapporto tra Aziraphale e Crowley, il quarto episodio è un tuffo fin troppo veloce nei segni premonitori dell’Apocalisse. L’incontro con Anatema e le letture che questa ingenuamente gli consiglia fungono da miccia di accensione per Adam che inizia a trasformarsi nell’Anticristo che era destinato a essere, attivando inconsapevolmente una serie di eventi in tutto il mondo da cui dovrebbe partire l’apocalisse.
“Things on the internet can be made up. This is magazines“.
Interessante e quasi inquietante la parte finale in cui Adam inizia a controllare con la mente i suoi amici obbligandoli fisicamente a seguirli. Tutto il segmento riguardante i 4 amici non può non ricordare allo spettatore attento alle mode seriali del momento un altro famoso gruppetto di ragazzini appassionato di giochi nei boschi e trovatosi invischiato in vicende misteriose e un amico impossessato da un mostro, noto ai più come Stranger Things.
Ma facciamo un passato indietro. Perché se la consapevolezza di Adam di dover distruggere il mondo arriva sostanzialmente a fine episodio, quest’ultimo è costituito da una carrellata di eventi premonitori tra cui, l’arrivo degli ultimi due Cavalieri dell’Apocalisse: Inquinamento e Morte. Apprezzabile aver trasformato la piaga della Pestilenza in quella ben più attuale dell’inquinamento.
“Yes, sir. It’s the pollution. Progress, you could call it”.
Nasce così anche una riflessione sul fatto che una piaga come la pestilenza, determinata da cause esterne all’uomo e fuori dal suo controllo, diventa invece qualcosa che proprio lui ha creato. Questo è uno dei punti forti della serie: la capacità di inserire in modo discreto e centellinato dei messaggi/riflessioni importanti all’interno di un contesto di sottile ironia. Così vale anche per il personaggio di Crowley, cinico e demoniaco, in realtà affezionato alla vita umana tanto da non capire perché il piano dell’Onnipotente dovrebbe essere quello di distruggerla. In questo episodio lo spettatore può ammirare il personaggio in tutte le sue ben dipinte sfaccettature. Dalla scena in cui si sfoga come farebbe un mortale rivolgendosi invano a Dio mentre cerca il posto in cui sfuggire al giudizio degli Inferi a quando si confronta con i 2 demoni che l’hanno scoperto. Curioso come, proprio questi, che dovrebbero essere ben più cattivi di lui, così fedeli e devoti ai piani degli Inferi, vengano rappresentati come I più ingenui, così da permettere a Crowley di prevalere su di loro con l’astuzia. Dall’altra parte gli angeli, fatta eccezione per il tenero Aziraphale, sono invece rappresentati come bulli arroganti. Un’altra manifestazione dei toni irriverenti (e vagamente blasfemi) della serie che hanno fatto storcere il naso a qualche gruppo cristiano un po’ fanatico (e poco aggiornato sulle differenze tra le varie piattaforme streaming). Per chi invece è in grado di apprezzarne l’intelligente ironia e l’originalità Good Omens è il prodotto che Amazon Prime Video può aggiungere alla sua bacheca dei gioiellini.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Hard Times – 1×03 | ND milioni – ND rating |
Saturday Morning Funtime – 1×05 | ND milioni – ND rating |
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