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Al giro di boa della stagione finale siamo ancora qui a chiederci se Orange Is The New Black sia una comedy o una serie drammatica. Ma questa è solo una frase per rompere il ghiaccio della recensione perché è anche vero che ormai non interessa più a nessuno dare una definizione di questo show che tanto successo ha avuto.
Perché iniziare la recensione in maniera così banale? Perché “Me As Well” può essere giudicato solo avendo bene in mente questa dicotomia stilistica. Con una certa dose di arroganza si può subito affermare che ci si trova di fronte a uno degli episodi più deboli finora. Perché? Semplicemente l’andamento delle trame frena leggermente, rispetto ai grandi eventi degli episodi precedenti (l’arresto di Aleida, il rilascio di Black Cindy, la deportazione di Maritza, il tentato suicidio di Taystee, tanto per citarne alcuni in ordine sparso), muovendosi a piccoli passi, alla maniera tipica della comedy.
Volendo fare una fredda analisi dei progressi che caratterizzano ogni singolo personaggio, l’ago tende nettamente verso la comedy: Piper capisce che non vuole stare con altre persone, Alex sì; Taystee trova alla fine un po’ di spirito combattivo grazie alla sua amica, ora direttrice del carcere; grande ritorno di Lolly, cui Frieda affida un compito importante; Nicky trova l’amore (e Red rintanata in un angolo, ok, forse questa è una deriva un po’ tragica); Daya recupera un cellulare; Blanca si guadagna la fiducia della compagna di prigionia facendo la finta scema con la guardia.
Sono state volutamente lasciate da parte due tra le storyline che per motivi differenti hanno una valenza particolare nell’analisi dell’episodio. Vediamo perché.
Se qualcuno ha avuto l’impressione che nei precedenti episodi vi fosse un po’ di (sacrosanta) critica sociale con riferimenti all’attualità, sicuramente meno persone avranno captato una tematica di cui tanto si dibatte in ambito educativo e scolastico. Doggett è una DSA. Cos’è il DSA? La sigla sta per Disturbo Specifico dell’Apprendimento e coinvolge tutte le persone affette da Dislessia, Discalculia, Disortografia tre le altre. Non è un problema mentale, non è un ritardo (come Doggett crede), ma un metodo differente di processare le informazioni, per cui i sistemi convenzionali sicuramente non funzionano. Carina quindi questa svolta didascalico-educativa, ma ci si chiede: sarà effettivamente determinante per i prossimi 6 episodi? Il flashback in cui si vede che anche il padre è dislessico era determinante per questi 60 minuti di puntata? Da un lato non si può considerare negativamente la storyline in sé, dall’altro però ci si chiede se il personaggio di Doggett merita ancora tanto spazio, considerando che non ci si è fatti problemi a lasciare da parte altre figure importantissime di OITNB (vedi Boo). Sicuramente l’evoluzione della ragazza è innegabile, ma proprio per questo potrebbe essere controproducente lasciarla stagnare nell’immagine della figura dal passato traumatico destinata a suscitare tenerezza allo spettatore.
E a proposito di attualità, sicuramente una certa dose di curiosità suscita la vicenda me too che ha investito Caputo. Storyline dalla deriva potenzialmente tragica e shockante, si arriva ad un risvolto da cinepanettone. Non si può negare che si sorrida alquanto quando all’ex direttore salta un punto da un testicolo davanti a colei che lo ha accusato, creando un esilarante equivoco. Tuttavia viene da chiedersi se, anche inconsciamente, non si sia già passati nella fase in cui lo scandalo me too sia diventato un qualcosa su cui scherzare allegramente. Non che traspaia questo dall’episodio, anzi, però come detto precedentemente l’impressione è che sia il lato commedia quello assai preponderante nell’intera “Me As Well”. C’è forse da aspettarsi qualche cataclisma nel breve?
Perché iniziare la recensione in maniera così banale? Perché “Me As Well” può essere giudicato solo avendo bene in mente questa dicotomia stilistica. Con una certa dose di arroganza si può subito affermare che ci si trova di fronte a uno degli episodi più deboli finora. Perché? Semplicemente l’andamento delle trame frena leggermente, rispetto ai grandi eventi degli episodi precedenti (l’arresto di Aleida, il rilascio di Black Cindy, la deportazione di Maritza, il tentato suicidio di Taystee, tanto per citarne alcuni in ordine sparso), muovendosi a piccoli passi, alla maniera tipica della comedy.
Volendo fare una fredda analisi dei progressi che caratterizzano ogni singolo personaggio, l’ago tende nettamente verso la comedy: Piper capisce che non vuole stare con altre persone, Alex sì; Taystee trova alla fine un po’ di spirito combattivo grazie alla sua amica, ora direttrice del carcere; grande ritorno di Lolly, cui Frieda affida un compito importante; Nicky trova l’amore (e Red rintanata in un angolo, ok, forse questa è una deriva un po’ tragica); Daya recupera un cellulare; Blanca si guadagna la fiducia della compagna di prigionia facendo la finta scema con la guardia.
Sono state volutamente lasciate da parte due tra le storyline che per motivi differenti hanno una valenza particolare nell’analisi dell’episodio. Vediamo perché.
Se qualcuno ha avuto l’impressione che nei precedenti episodi vi fosse un po’ di (sacrosanta) critica sociale con riferimenti all’attualità, sicuramente meno persone avranno captato una tematica di cui tanto si dibatte in ambito educativo e scolastico. Doggett è una DSA. Cos’è il DSA? La sigla sta per Disturbo Specifico dell’Apprendimento e coinvolge tutte le persone affette da Dislessia, Discalculia, Disortografia tre le altre. Non è un problema mentale, non è un ritardo (come Doggett crede), ma un metodo differente di processare le informazioni, per cui i sistemi convenzionali sicuramente non funzionano. Carina quindi questa svolta didascalico-educativa, ma ci si chiede: sarà effettivamente determinante per i prossimi 6 episodi? Il flashback in cui si vede che anche il padre è dislessico era determinante per questi 60 minuti di puntata? Da un lato non si può considerare negativamente la storyline in sé, dall’altro però ci si chiede se il personaggio di Doggett merita ancora tanto spazio, considerando che non ci si è fatti problemi a lasciare da parte altre figure importantissime di OITNB (vedi Boo). Sicuramente l’evoluzione della ragazza è innegabile, ma proprio per questo potrebbe essere controproducente lasciarla stagnare nell’immagine della figura dal passato traumatico destinata a suscitare tenerezza allo spettatore.
E a proposito di attualità, sicuramente una certa dose di curiosità suscita la vicenda me too che ha investito Caputo. Storyline dalla deriva potenzialmente tragica e shockante, si arriva ad un risvolto da cinepanettone. Non si può negare che si sorrida alquanto quando all’ex direttore salta un punto da un testicolo davanti a colei che lo ha accusato, creando un esilarante equivoco. Tuttavia viene da chiedersi se, anche inconsciamente, non si sia già passati nella fase in cui lo scandalo me too sia diventato un qualcosa su cui scherzare allegramente. Non che traspaia questo dall’episodio, anzi, però come detto precedentemente l’impressione è che sia il lato commedia quello assai preponderante nell’intera “Me As Well”. C’è forse da aspettarsi qualche cataclisma nel breve?
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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L’andamento spedito (e vagamente celebrativo) di questa settima e ultima stagione non poteva prescindere da momenti di maggiore leggerezza (e parziale immobilismo).
Trapped In An Elevator 7×06 | ND milioni – ND rating |
Me As Well 7×07 | ND milioni – ND rating |
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.