La recensione dello scorso episodio iniziava con queste parole:
“Se “Pilot” aveva intrigato al punto giusto da desiderare la visione di un secondo episodio, “177 Minutes” non fa altro che gettare benzina sul fuoco andando ad istigare ulteriormente la curiosità dello spettatore.”
Con il senno del poi, questa introduzione si è rivelata particolarmente felice, in quanto è in grado di fornire un ottimo spunto anche per l’incipit di questa nuova recensione. Dopo un pilot interessante ed un secondo episodio degno di nota, infatti, Evil continua il suo percorso con convinzione e sicurezza nei propri mezzi, intrattenendo e, al tempo stesso, scatenando una curiosità sempre maggiore nello spettatore. Come prevedibile, considerato che si tratta di uno show creato da Robert e Michelle King, Evil tende a sfuggire dai classici canoni di classificazione televisivi. A prima vista, infatti, sembrerebbe essere un programma principalmente basato sulla trama verticale e con degli spunti interessanti in materia di trama orizzontale. Secondo questa visione, si tratterebbe di un qualcosa simile ad un procedurale di alta qualità. Dopo tre episodi, però, si può affermare che questa descrizione non corrisponde alla realtà, in quanto le dinamiche relazionali sono opposte: è la trama orizzontale ad essere il fulcro di tutta la narrazione, e i casi del giorno sono solo strumentali al suo progredire (e non a caso, ad esempio, in questa puntata il caso rimane pressoché irrisolto e, anzi, aggiunge ulteriori dubbi ed elementi da chiarire). In questo episodio sembra formarsi la relazione citata nell’introduzione: il caso di giornata ha lo scopo esclusivo di introdurre nuove tematiche nella trama orizzontale (del resto, se non fosse così, non avrebbe molto senso lasciare il caso senza alcuna soluzione).
Se fosse solo un procedurale, si potrebbe dire che Evil abbia casi del giorno tra i meno soddisfacenti di sempre, dato che spesso la loro risoluzione non è particolarmente innovativa e, in casi come quello di questo episodio, una conclusione propriamente detta non è presente. Fortunatamente, Evil è molto più che un procedurale, quindi può permettersi – anche grazie alla qualità della regia e della scrittura – di terminare la puntata senza aver completato il percorso “verticale“.
La relazione tra trama orizzontale e verticale, da un certo punto di vista, può essere riportata alla relazione tra scienza e fede che è alla base di questo show. Nei casi della trama verticale, infatti, fino ad ora la soluzione è sempre stata una: non c’è nulla di paranormale, i fenomeni indagati possono essere spiegati tramite argomentazioni scientifiche o, in ogni caso, non paranormali. La trama orizzontale – e, quindi, tutti i segmenti di puntata dedicati alle vicende che riguardano direttamente i protagonisti di questo show – è invece caratterizzata per una presenza massiccia di elementi religiosi o, in generale, sovrannaturali. Dal mostro George al rapporto tra Leland Townsend e David, passando per le visioni divine (o indotte dall’assunzione di sostanze stupefacenti) dello stesso David.
L’altro aspetto cruciale della puntata, ovviamente, riguarda le vicende relative a Kirsten e David Acosta. Parlando di quest’ultimo, si è continuato ad analizzare il tema delle sue visioni ed è bene spendere due parole sulla sua scoperta finale, relativa al Salvator Mundi e ai punti della mappa che indicano le città di New York e Chicago: è un’idea interessante, anche se non particolarmente originale, ma che potrebbe rivelarsi un boomerang se non sviluppata con cautela. Non è nello stile di Robert e Michelle King, ma il rischio di avere una sorta di caccia al tesoro a tinte sovrannaturali (il che ricorda vari film non particolarmente brillanti) esiste, e deve essere scongiurato.
Per quanto riguarda Kirsten, invece, la sua vittoria contro Leland Townsend è un aspetto positivo per la narrazione, perché conferisce più spessore al suo personaggio e, inoltre, priva Leland di quell’aurea di imbattibilità ed impassibilità con la quale si è sempre più soliti circondare i villain. Avere, invece, un nemico forte, temibile ed inquietante, ma battibile, rende la narrazione più interessante, anche perché un “cattivo” che viene sconfitto è solitamente meno prevedibile e, quindi, apre la strada a percorsi molto più variegati.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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177 Minutes 1×02 | 4.20 milioni – 0.6 rating |
3 Stars 1×03 | 3.67 milioni – 0.6 rating |
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Romano, studente di scienze politiche, appassionato di serie tv crime. Più il mistero è intricato, meglio è. Cerco di dimenticare di essere anche tifoso della Roma.