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Il Tinder versione How To Get Away With Murder monopolizza questa intera quarta puntata stagionale.
L’app di incontri, infatti, non è solamente la protagonista del caso legale di giornata, ma si pone come strumento primario dal quale si ramificano le storyline per quasi tutti i protagonisti. Innanzitutto, è positivo vedere come dopo quattro episodi la serie abbia ripreso a non prescindere dai casi verticali da portare in tribunale e che infatti adesso, con la loro presenza, continuano a rendere molto più dinamica la narrazione. Ma questa particolare occasione è servita, come si diceva, a collegare gli eventi che hanno caratterizzato i protagonisti, seppur facendoli rientrare tutti in trame dal dubbio peso narrativo.
Sia il flirt di Annalise che il threesome di Oliver e Connor, infatti, non servono a granché nell’economia generale (almeno ad una prima occhiata), ma si presentano perlopiù come semplici diversivi per allungare l’episodio e diversificare un po’ la pesantezza spesso portata in scena dall’intricata ragnatela di intrighi e sotterfugi. Il che non è certo un male.
Per seguire qualche sviluppo più inerente la trama principale però, l’attenzione va spostata su altri personaggi, seppur alcuni continuano a seguire un percorso più coerente mentre altri si ritrovano alle prese con situazione ancora non ben definite, almeno per lo spettatore. Quest’ultimo caso riguarda specialmente la nuova misteriosa accoppiata che si è formata tra Bonnie e Nate: due personaggi che si sono ritrovati in un cerchio tutto loro mentre ciondolano da una parte all’altra, con indagini distaccate dal resto del gruppo e che settimana dopo settimana non fanno altro che confermare il sospetto sulla loro utilità in quest’ultima stagione. E neanche il presunto tradimento o doppio gioco di Nate con l’FBI riesce ad animare un po’ la situazione.
Altro personaggio senza arte né parte continua a rimanere Gabriel. In questo episodio il ragazzo non fa altro che ascoltare, in maniera abbastanza creepy, i nastri delle sedute di Annalise con Sam, fino ad arrivare all’ennesimo scontro con la Keating riguardante la sua storia con l’ex marito. Una tiritera che continua a diventare alquanto tediosa. Per aggiungere altro materiale di cui non si aveva affatto bisogno, poi, da una parte ecco arrivare in città la misteriosa sorella di Asher che appare come un ulteriore modo di sviare l’attenzione su elementi privi di importanza; dall’altra parte invece, continua il mistero su Tegan e il suo collegamento con i Castillo: tanti, troppi piccoli fattori buttati alla rinfusa e che non creano il giusto pathos per dar vita ad una storyline che faccia rimanere con il fiato sospeso.
Strano ma vero, ciò che in questo “I Hate The World” catalizza maggiormente l’attenzione è invece il percorso seguito da Michaela alla ricerca del vero padre. Nella scorsa recensione si era avanzato un certo disappunto per l’ennesimo colpo di scena che portava la Pratt a scoprire i suoi reali natali. Il viaggio a New York e il suo metodo anche abbastanza grottesco di prelevare un campione di DNA si è rivelato invece molto più interessante da seguire, anche perché ha regalato una pausa da tutti quegli altri intrighi caotici che compongono il resto delle trame.
Infine, in mancanza di nuovi input attraverso i flashforward, l’episodio regala sul finale con Frank un colpo non inaspettato dopo gli ultimi minuti della scorsa puntata, ma che di sicuro appassionano e attirano l’attenzione molto più di quanto avesse fatto l’intero episodio fino a quel momento.
L’app di incontri, infatti, non è solamente la protagonista del caso legale di giornata, ma si pone come strumento primario dal quale si ramificano le storyline per quasi tutti i protagonisti. Innanzitutto, è positivo vedere come dopo quattro episodi la serie abbia ripreso a non prescindere dai casi verticali da portare in tribunale e che infatti adesso, con la loro presenza, continuano a rendere molto più dinamica la narrazione. Ma questa particolare occasione è servita, come si diceva, a collegare gli eventi che hanno caratterizzato i protagonisti, seppur facendoli rientrare tutti in trame dal dubbio peso narrativo.
Sia il flirt di Annalise che il threesome di Oliver e Connor, infatti, non servono a granché nell’economia generale (almeno ad una prima occhiata), ma si presentano perlopiù come semplici diversivi per allungare l’episodio e diversificare un po’ la pesantezza spesso portata in scena dall’intricata ragnatela di intrighi e sotterfugi. Il che non è certo un male.
Per seguire qualche sviluppo più inerente la trama principale però, l’attenzione va spostata su altri personaggi, seppur alcuni continuano a seguire un percorso più coerente mentre altri si ritrovano alle prese con situazione ancora non ben definite, almeno per lo spettatore. Quest’ultimo caso riguarda specialmente la nuova misteriosa accoppiata che si è formata tra Bonnie e Nate: due personaggi che si sono ritrovati in un cerchio tutto loro mentre ciondolano da una parte all’altra, con indagini distaccate dal resto del gruppo e che settimana dopo settimana non fanno altro che confermare il sospetto sulla loro utilità in quest’ultima stagione. E neanche il presunto tradimento o doppio gioco di Nate con l’FBI riesce ad animare un po’ la situazione.
Altro personaggio senza arte né parte continua a rimanere Gabriel. In questo episodio il ragazzo non fa altro che ascoltare, in maniera abbastanza creepy, i nastri delle sedute di Annalise con Sam, fino ad arrivare all’ennesimo scontro con la Keating riguardante la sua storia con l’ex marito. Una tiritera che continua a diventare alquanto tediosa. Per aggiungere altro materiale di cui non si aveva affatto bisogno, poi, da una parte ecco arrivare in città la misteriosa sorella di Asher che appare come un ulteriore modo di sviare l’attenzione su elementi privi di importanza; dall’altra parte invece, continua il mistero su Tegan e il suo collegamento con i Castillo: tanti, troppi piccoli fattori buttati alla rinfusa e che non creano il giusto pathos per dar vita ad una storyline che faccia rimanere con il fiato sospeso.
Strano ma vero, ciò che in questo “I Hate The World” catalizza maggiormente l’attenzione è invece il percorso seguito da Michaela alla ricerca del vero padre. Nella scorsa recensione si era avanzato un certo disappunto per l’ennesimo colpo di scena che portava la Pratt a scoprire i suoi reali natali. Il viaggio a New York e il suo metodo anche abbastanza grottesco di prelevare un campione di DNA si è rivelato invece molto più interessante da seguire, anche perché ha regalato una pausa da tutti quegli altri intrighi caotici che compongono il resto delle trame.
Infine, in mancanza di nuovi input attraverso i flashforward, l’episodio regala sul finale con Frank un colpo non inaspettato dopo gli ultimi minuti della scorsa puntata, ma che di sicuro appassionano e attirano l’attenzione molto più di quanto avesse fatto l’intero episodio fino a quel momento.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Ennesimo episodio nella norma per How To Get Away With Murder. Tuttavia, gli ascolti continuano quasi inavvertitamente ad abbassarsi mentre quest’ultima stagione non riesce a trovare la propria strada.
Do You Think I’m A Bad Man? 6×03 | 2.23 milioni – 0.5 rating |
I Hate The World 6×04 | 2.10 milioni – 0.4 rating |
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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.