Arrow 8×06 – ResetTEMPO DI LETTURA 4 min

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Quentin: “You see, I’ve been outrunning death for a while now.
The siege, the island… but when Diaz shot me, that felt different. Like I was finally at the end, and I made my peace with that. And maybe it’s time you did, too. It looks like fate’s knocking. You just get ready to move. I’ll see you on the other side, Oliver.

 

Come da ultima stagione che si rispetti, si è capito, Arrow sta ripercorrendo la sua storia, il percorso dei suoi protagonisti, con uno sguardo al futuro, preparando con sapienza il climax per il gran finale. La trama sci-fi della Crisi, poi, dà l’occasione agli autori di poter sperimentare con coerenza, viaggiando tra terre, epoche, trame e generi sempre diversi. Stavolta il riferimento è lo storico Ricominciamo da capo di Harold Ramis, in cui Bill Murray si ritrovava bloccato all’infinito nella festa statunitense della Giornata della Marmotta. Un concept che ha fatto scuola e che ha visto altrettanti infiniti rifacimenti. In “Reset” è citato esplicitamente, insieme al blockbuster Edge of Tomorrow, ma si può aggiungere anche l’esempio nostrano, È già ieri di Giulio Manfredonia con Antonio Albanese, o ancora la recente “saga” cinematografica, di due episodi, Auguri per la tua morte.
Ogni genere, insomma, dalla commedia all’azione all’horror, ha rivisitato la geniale idea di Ramis, e gli show televisivi non sono certo stati da meno. E proprio perché si tratta di un escamotage narrativo così tanto affrontato in precedenza, il duo Onalee Hunter Hughes e Maya Houston, sceneggiatori di puntata, si dimostra bravo, consapevole e funzionale nel non tirarla troppo per le lunghe e, soprattutto, nel non riproporre stancamente quelli che ormai sono diventati assoluti cliché. Oliver capisce subito la natura dell’incantesimo di Monitor; Laurel arriva solo successivamente quando sa già tutto; e quello da convincere, Quentin Lance, la “special guest” del passato che mancava ancora all’appello (praticamente, mancano solo i villain storici adesso, Malcolm e Slade, oltre ovviamente a Felicity), è subito ben disposto a credere alla loro versione della storia.
Chiaro quindi che l’episodio, dopo la presentazione iniziale, vira presto verso altri lidi. A giganteggiare è allora Quentin, tra i personaggi più memorabili della serie, interpretato da un Paul Blackthorne cresciuto stagione dopo stagione, che aggiunge intensità e significato a quella che poteva essere solo un filler di “mestiere”. I temi di puntata sono i soliti, i più ricorrenti dell’ultimo Arrow, ma la differenza è che in questo caso passano attraverso il suo personaggio, ennesimo sofferto ricordo del passato, invece che direttamente dai protagonisti: la morte, come lo era già nel film originale (o nella “versione di Tom Cruise”), la figura paterna e il concetto di eredità. Quentin è stato infatti un padre “putativo” tanto per Oliver quanto per la Laurel di Terra-2, ed è così che l’elaborazione del lutto, precedente quanto eventuale (ossia, la scure che pende sulle loro teste per colpa della Crisi imminente), deve necessariamente consumarsi con l’addio definitivo al fu detective di Star City.
Un addio che ha la doppia valenza di rivelare che Monitor non è affatto cattivo, rappresentando il vero turning point d’episodio, più che riuscito. Non si tratta affatto di una maledizione, di una punizione per i protagonisti, come la tradizione “Ricomincia da capo” pretende, ma piuttosto di un dono, di un’opportunità che Monitor concede ad Oliver e Laurel. Quella, cioè, non solo di poter salutare Quentin e tutto ciò che per loro rappresenta, definitivamente, ma per esempio lo è anche quella che passa dal Team Arrow del futuro, con quella dinamica generazionale che è il grande leitmotiv delle ultime due stagioni. Oliver (e Diggle) ha infatti potuto conoscere i figli che non ha mai cresciuto, recuperando quel “tempo prezioso” che non ha mai avuto; allo stesso modo Laurel ha potuto apprendere che è davvero riuscita a diventare una figura ispiratrice per la popolazione, l’eroina che grazie a Quentin ha sempre sognato di essere.
Certo, l”‘insegnamento” dietro il sortilegio è sempre presente, ma anche questo è di quelli ricorrenti attorno al quale sta ruotando praticamente tutto il pre-crisi, compreso The Flash: il destino non si può cambiare, non questo almeno (“It looks like fate’s knocking…”). Perché tanto Oliver quanto Barry sono destinati a salvare il mondo e non possono più sfuggirgli. Non importa che si sia arrivati al culmine delle loro vite, che dopo tanti sacrifici erano riusciti finalmente a costruire una famiglia, non quando l’intero multi-verso dipende da loro. Devono solo accettarlo e affrontarlo con forza, semplicemente perché hanno scelto questa missione, tanto tempo fa. Semplicemente perché tocca a loro e non può farlo nessun altro. E allora, per adesso, possono solo godere del tempo rimasto, anche se è solo fittizio, anche sotto forma di un loop infinito.

Lyla: “Time is a gift“.

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Ricomincio da Capo vs Edge of Tomorrow
  • Paul Blacktorne, solo ora ci accorgiamo di quanto ci sei mancato 
  • La scelta azzeccata degli autori di non tirarla troppo per le lunghe 
  • L’addio di Laurel a Quentin 
  • Il finale su Lian Yu 
  • Quei cliché sempre in agguato e comunque presenti, anche se in larga parte per fortuna evitati

 

Il viale dei ricordi continua, con sempre maggiore intensità e commozione. Il “reset” è completo, così come la circolarità da ultima stagione: Lian Yu è così l’ultima tappa, a sottolineare che stiamo davvero arrivando alla fine.

 

Prochnost 8×05 0.74 milioni – 0.3 rating
Reset 8×06 0.79 milioni – 0.3 rating

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