“Abogado!”
Essere un sopravvissuto nato.
Farcela sempre, non importa come. Non importa se attorno a te tutto andrà in malora: l’importante è cavarsela.
Se si dovesse pensare al senso profondo di questa serie, o almeno uno dei possibili, è proprio questo: Jimmy/Saul se la caverà sempre mentre tutto il resto cadrà. Lo si vede anche nel non detto, come quella pellicola di alluminio, tanto necessaria per la sopravvivenza del fratello dalle radiazioni elettromagnetiche, qui invece usata come strumento per farsi notare, per l’ennesima volta, nonostante sia stavolta proprio per sopravvivere.
È meglio non prendersi in giro. Tutte le azioni di Saul sono atte a sopravvivere quindi questa è più evidente perché fatta in una condizione estrema. Scelta da lui. Perché stavolta è chiaro come il sole nel deserto che Jimmy decide di essere Saul volontariamente. In qualsiasi situazione ambigua in cui si caccia, la sua necessità è, oltre alla sopravvivenza, ricavarne qualcosa. Che siano 100mila dollari o anche il grazie di un cliente bisognoso.
Kim: “You’re going to pick up $7 million of cartel money?”
Jimmy: “I know what you’re thinking, but it’s safe. Completely. And it’s just a quick drive down by the border. I’ll be right back.”
Nel fantastico dialogo nella notte, Mike ammette candidamente che fa quello che fa per… qualcun altro. Che non sanno nulla delle sue attività. Per offrire loro una vita migliore. Che non gli importa della sua vita ma fare il possibile per aiutarli.
Mike: “I have people. I have people waiting for me. They don’t know what I do… they never will. They’re protected. But I do what I do so they can have a better life. And if I live or if I die, it really doesn’t make a difference to me, as long as they have what they need.
So when it’s my time to go, I will go knowing I did everything I could for them.
Now, you ask me how I keep going? That’s how.”
Ora, questo discorso teoricamente molto altruista si sa come sia stato poi ribaltato da Walter White. Come lui, anche Mike e Saul fanno quello che fanno perché a loro piace. Questo nonostante abbiamo sempre i sensi di colpa che tornano ad attanagliarli. Non importa. L’importante è che sopravvivano e se chi è vicino loro rischia anche la vita, beh, sarà perché ha deciso di rimanergli vicino.
Legando questo ragionamento alla visita di Kim a Lalo Salamanca, il tutto si tramuta in un ennesimo presagio di morte proprio per Kim. Che sia fisica o figurata, a questo punto non importa, conoscendo anche l’aspetto grottesco di Gould e di Gilligan. Kim sta arrivando alla resa dei conti e quel sospiro di terrore quando Lalo paventa la possibilità della morte di Saul (“Your man is like… He’s like la cucaracha, you know? Born survivor. If trouble found him, give it a day. If he’s alive, he’ll show.“), riassume l’unico atteggiamento “sano” di fronte a tutta questa situazione.
“Bagman” è un episodio apparentemente preparativo ai due finali. Torna Gilligan nella writer room per la sesta stagione e stavolta si prende anche la regia: il suo tocco è subito evidente nella cura maniacale delle inquadrature; la sua narrazione è decisamente fisica; si sente quel deserto, quella sete e quella luce. Magistrale è anche la resa recitativa dei due compagni di sventura. Mai come stavolta, gli stessi dialoghi, pochissimi, cadono come macigni e ogni parola apre spiragli verso suggestioni.
Gilligan riesce nell’impresa di rendere epica anche la bevuta di urina di Saul, facendole acquisire un senso che vada ben oltre la necessità. Cos’altro ci si possa aspettare ora è esattamente il motivo per cui BCS è una delle serie più interessanti del momento. Nonostante si sappia molto di quello che succederà poi nell’universo narrativo, si rimane lì trepidanti, in attesa di sporcarsi ulteriormente l’anima. E non è affatto poco.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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JMM 5×07 | 1.30 milioni – 0.3 rating |
Bagman 5×08 | 1.42 milioni – 0.4 rating |
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Dopo miliardi di ore passate a vedere cartoni giapponesi e altra robaccia pop anni ’80 americana, la folgorazione arriva con la visione di Twin Peaks. Da allora nulla è stato più lo stesso. La serialità è entrata nella sua vita e, complici anche i supereroi con le loro trame infinite, ora vive solo per assecondare le sue droghe. Per compensare prova a fare l’ingegnere ma è evidentemente un'illusione. Sogna un giorno di produrre, o magari scrivere, qualche serie, per qualche disperata tv via cavo o canale streaming. Segue qualsiasi cosa scriva Sorkin o Kelley ma, per non essere troppo snob, non si nega qualche guilty pleasure ogni tanto.