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“Who’s doing this to us, Ed?”
Il movimentato, nonché concitato, finale dello scorso episodio si concludeva con la frase sopra riportata, proferita da un attonito e sconvolto Sean: l’impero dei Wallace, di cui è diventato da poco capo, sembra destinato a sgretolarsi come neve al Sole, inesorabilmente afflitta da una miriade di nemici interni. Ma chi sono davvero questi nemici?
Questa puntata, volutamente di transizione, cerca di far luce proprio su questo quesito andando a seguire il giovane fuggiasco reo del terribile omicidio che sembra aver dato il là ad una caduta in stile domino: Darren, dopo la rapida fuga, viene tenuto segregato e nascosto agli occhi del mondo. La paura di una ripercussione è tanta ed il clan di gypsy ha avuto una chiara dimostrazione al proprio campo di cosa significhi ritrovarsi di fronte l’ira di Sean Wallace.
Ma il pubblico sa bene che Darren non si è mosso di propria iniziativa, bensì adescato furbescamente per far compiere ad un ignaro ragazzo l’ingrato compito di eliminare il burattinaio, Finn Wallace. Aleggia quindi nell’aria la domanda: se Sean sta cercando di mettere le mani su Darren, allo stesso modo starà facendo anche il mandante dell’omicidio, per assicurarsi che non parli? Una domanda che trova risposta fin dalle prime scene, che vedono un Kinney brutalmente ferito, ma ancora in vita, osservare due soggetti non nuovi al pubblico: si tratta dei killer danesi (si presuppone) che stanno tenendo prigioniera Floriana e che hanno teso un agguato a Luan e Sean nella scorsa puntata.
La percezione che si ha durante la visione è che la sceneggiatura cerchi di ricalcare un realismo scenico inoppugnabile, paragonabile forse a quello messo in campo da The Shield durante le sue evoluzioni narrative. Eppure, questo realismo cozza duramente con un comparto ampiamente elogiato nelle precedenti recensioni: le scene delle sparatorie. Nonostante la trama prosegua senza l’incursione di provvidenziali deus ex machina, le sparatorie risultano sospinte fino all’assurdo. Si prenda ad esempio l’assedio da parte del commando armato della casa in cui Darren viene tenuto sotto protezione: Mal, il braccio destro di Kinney, riceve una raffica di pallottole probabilmente in grado di abbattere un elefante, non un uomo. Risulta quindi di difficile comprensione dove questi vada a recuperare le energie per: sopravvivere, alzarsi, resistere fino a raggiungere la finestra e lanciare al piano di sotto lo zaino. Adrenalina ed estremo sacrificio? Sì, ma può essere plausibile già di per sé la sopravvivenza iniziale considerate le ferite? Una scelta che fa abbastanza storcere il naso, sicuramente. Il gangster drama, quindi, incontra un lato fantascientifico che forse sarebbe stato meglio evitare per non inficiare quanto di buono messo in mostra, visto e considerato che il resto dell’episodio restituisce al pubblico un’altra ora di grande intrattenimento.
La fuga di Kinney, la resistenza nella casa di Evie e l’inesorabile morte sul ponte ad un passo da quella via di fuga che sembrava essere ormai stata raggiunta. Da rivedere la decisione di frammentare la narrazione non seguendo un preciso filo temporale, dal momento che (rappresentando una scelta narrativa nuova per Gangs Of London) lo spettatore finisce per essere spaesato prima di realizzare come effettivamente sia composta la costruzione della puntata.
Entra ancora una volta in scena l’ineluttabilità della morte ed il realismo di cui si faceva menzione poco sopra: il salvataggio di Kinney e Darren era improbabile e di difficile realizzazione, così come era altamente impronosticabile una resistenza (seppur dentro una simil-fortezza) al commando armato (e ben organizzato) che stava seguendo Kinney.
La morte dei due protagonisti di questo episodio era la scelta più ovvia e più giusta. Forse quella più dolorosa dopo un episodio dedicato ad approfondirne da un lato la gioventù che cela un’acerba maturità, dall’altra un padre disposto a tutto pur di trarre in salvo il proprio figlio, nonostante il madornale errore da lui commesso. La telefonata fatta in conclusione di puntata e destinata a Kapadia (personaggio già entrato in contatto nelle precedenti puntate con Alex) getta ulteriori ombre su quanto potrebbe avvenire nei prossimi appuntamenti e, in particolare, sulla genuinità delle azioni della famiglia Dumari da adesso in avanti.
Ma d’altra parte ineluttabile questo vuol dire: se una persona deve morire, muore; se una persona deve tradire, tradisce. Non esistono zone grigie in una guerra totale come quella in atto a Londra.
Questa puntata, volutamente di transizione, cerca di far luce proprio su questo quesito andando a seguire il giovane fuggiasco reo del terribile omicidio che sembra aver dato il là ad una caduta in stile domino: Darren, dopo la rapida fuga, viene tenuto segregato e nascosto agli occhi del mondo. La paura di una ripercussione è tanta ed il clan di gypsy ha avuto una chiara dimostrazione al proprio campo di cosa significhi ritrovarsi di fronte l’ira di Sean Wallace.
Ma il pubblico sa bene che Darren non si è mosso di propria iniziativa, bensì adescato furbescamente per far compiere ad un ignaro ragazzo l’ingrato compito di eliminare il burattinaio, Finn Wallace. Aleggia quindi nell’aria la domanda: se Sean sta cercando di mettere le mani su Darren, allo stesso modo starà facendo anche il mandante dell’omicidio, per assicurarsi che non parli? Una domanda che trova risposta fin dalle prime scene, che vedono un Kinney brutalmente ferito, ma ancora in vita, osservare due soggetti non nuovi al pubblico: si tratta dei killer danesi (si presuppone) che stanno tenendo prigioniera Floriana e che hanno teso un agguato a Luan e Sean nella scorsa puntata.
La percezione che si ha durante la visione è che la sceneggiatura cerchi di ricalcare un realismo scenico inoppugnabile, paragonabile forse a quello messo in campo da The Shield durante le sue evoluzioni narrative. Eppure, questo realismo cozza duramente con un comparto ampiamente elogiato nelle precedenti recensioni: le scene delle sparatorie. Nonostante la trama prosegua senza l’incursione di provvidenziali deus ex machina, le sparatorie risultano sospinte fino all’assurdo. Si prenda ad esempio l’assedio da parte del commando armato della casa in cui Darren viene tenuto sotto protezione: Mal, il braccio destro di Kinney, riceve una raffica di pallottole probabilmente in grado di abbattere un elefante, non un uomo. Risulta quindi di difficile comprensione dove questi vada a recuperare le energie per: sopravvivere, alzarsi, resistere fino a raggiungere la finestra e lanciare al piano di sotto lo zaino. Adrenalina ed estremo sacrificio? Sì, ma può essere plausibile già di per sé la sopravvivenza iniziale considerate le ferite? Una scelta che fa abbastanza storcere il naso, sicuramente. Il gangster drama, quindi, incontra un lato fantascientifico che forse sarebbe stato meglio evitare per non inficiare quanto di buono messo in mostra, visto e considerato che il resto dell’episodio restituisce al pubblico un’altra ora di grande intrattenimento.
La fuga di Kinney, la resistenza nella casa di Evie e l’inesorabile morte sul ponte ad un passo da quella via di fuga che sembrava essere ormai stata raggiunta. Da rivedere la decisione di frammentare la narrazione non seguendo un preciso filo temporale, dal momento che (rappresentando una scelta narrativa nuova per Gangs Of London) lo spettatore finisce per essere spaesato prima di realizzare come effettivamente sia composta la costruzione della puntata.
Entra ancora una volta in scena l’ineluttabilità della morte ed il realismo di cui si faceva menzione poco sopra: il salvataggio di Kinney e Darren era improbabile e di difficile realizzazione, così come era altamente impronosticabile una resistenza (seppur dentro una simil-fortezza) al commando armato (e ben organizzato) che stava seguendo Kinney.
La morte dei due protagonisti di questo episodio era la scelta più ovvia e più giusta. Forse quella più dolorosa dopo un episodio dedicato ad approfondirne da un lato la gioventù che cela un’acerba maturità, dall’altra un padre disposto a tutto pur di trarre in salvo il proprio figlio, nonostante il madornale errore da lui commesso. La telefonata fatta in conclusione di puntata e destinata a Kapadia (personaggio già entrato in contatto nelle precedenti puntate con Alex) getta ulteriori ombre su quanto potrebbe avvenire nei prossimi appuntamenti e, in particolare, sulla genuinità delle azioni della famiglia Dumari da adesso in avanti.
Ma d’altra parte ineluttabile questo vuol dire: se una persona deve morire, muore; se una persona deve tradire, tradisce. Non esistono zone grigie in una guerra totale come quella in atto a Londra.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Nonostante le sparatorie portate alcune volte allo stremo, Gangs Of London continua ad essere un prodotto di tutto rispetto.
Episode 4 1×04 | ND milioni – ND rating |
Episode 5 1×05 | ND milioni – ND rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.