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Gangs Of London 1×08 – Episode 8TEMPO DI LETTURA 5 min

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“Be a king.”

 

Gangs Of London decide di prendersi un episodio di studio, di transizione e di pianificazione in vista dell’ormai imminente finale: Ed e Alex si stanno facendo belli agli occhi degli investitori e di Jevan Kapadia (mandante dell’omicidio di Finn) per salvaguardare l’intera fondazione e soprattutto le loro vite; Luan, abbandonato dalla figura che teoricamente avrebbe dovuto proteggerlo (Sean), si ritrova a dover pensare lui stesso a Mosi; Lale si ritrova in combutta con Sean (che le promette aiuto per spodestare Asif) in un rapporto consolidatosi nel corso delle passate puntate; Sean è costretto a nascondersi nei sobborghi di Londra, ma in conclusione di puntata deciderà finalmente di portare avanti la propria personale crociata.
Una crociata che viene portata avanti, ancora una volta, con un bagno di sangue e con un risentimento (quello di Sean verso Finn) che diventa via via durante l’episodio sempre più parte integrante della narrazione. Le dure parole proferite da Ed nello scorso finale di puntata hanno lasciato una indelebile cicatrice nella mente di Sean che in questo ottavo episodio si ritrova schiacciato all’angolo dal fantasma onnipresente del padre e dalla sua pesante figura nonché da una eredità che inizialmente sembrava non fosse nemmeno a lui destinata. Finn infatti gli aveva preferito Alex, un amico, sì, ma pur sempre una figura esterna alla famiglia Wallace: Alex è un Dumani, non è sangue dello stesso sangue. Come poteva un padre preferire una figura esterna al proprio figlio?
Una rivelazione che, nonostante accolta da Sean da un preciso colpo di pistola rivolto verso Ed, si insinua nel suo cervello, scava nel profondo del suo animo e ne intacca il cuore. Sean, colpito nel profondo da questo ultimo affronto da parte di un padre che spesso e volentieri lo redarguiva in maniera scorbutica, decide di accettare il proprio destino. Ed insieme ad esso il proprio nuovo ruolo, quello di distruttore.
Se il ruolo di capo all’interno dell’azienda non è mai stato avvicinato al suo nome, allora quel ruolo non spetta a nessuno: grazie all’aiuto di Lale piazza un furgone carico di esplosivo nel parcheggio sotterraneo della Belvedere Tower e, ancora al telefono con Alex, lo fa detonare. Affermare che Sean durante questa azione sia senza remore o dubbi vorrebbe dire non aver inquadrato correttamente la complicata figura del ragazzo da poco diventato boss della criminalità londinese. Sean cancella un impero, quello dei Wallace, con la sola convinzione di voler un cambiamento a tutti i costi, una rottura con il passato. Complice di questo desiderio sono state sicuramente le bugie portate avanti dalla famiglia Dumani ed il peso del fantasma del padre. In sintesi si potrebbe etichettare l’esplosione come il risultato delle colpe dei due capi famiglia (Ed e Finn): Alex spingeva da sempre nel voler raccontare a Sean la verità su tutto, sul ruolo di Jevan, su Floriana, su Luan, ma Ed ha sempre impedito che queste notizie trovassero modo di raggiungere l’orecchio di Sean; Finn, dal canto suo, impedendo a Sean di diventare il vero capo e sottraendo all’azienda svariati milioni (inasprendo la situazione per tutti) ha sancito in maniera definitiva la rottura tra le due famiglie.
Una rottura che avrà sicuramente delle ripercussioni molto pesanti sull’intera Londra che ora dovrà cercare di scegliere da che parte stare per poter sopravvivere: Lale ed Asif sembrerebbero predestinati antagonisti, quindi già vicini ad una precisa parte dello schieramento (la prima con Sean; il secondo con Ed). Rimane indecifrabile, tuttavia, la posizione di Luan che, dopo essersi liberato del pericolo di Mosi (la scena in hotel, altro momento d’altissimo livello di questa serie tv), potrebbe benissimo scegliere di schierarsi sia con l’uno, sia con l’altro. Salvo, magari, preferire una corsa in solitaria in attesa di poter diventare lui stesso il capo di Londra. Sempre che venga mantenuto all’interno della storia a questo punto, considerata la naturale conclusione della sua sotto trama e valutato il discorso fatto dalla moglie.
Il personaggio di Elliot viene nuovamente relegato a pura e semplice comparsa, questa volta giustamente visto e considerato il peso dell’intera narrazione della puntata: l’uscita di scena del secondo poliziotto sotto copertura viene gestita talmente male dalla polizia che Tony viene preso in ostaggio e torturato fino alla morte dai parenti di Marian (senza però rivelare nulla); unitamente a ciò, Elliot, ancora una volta viene preferito nella posizione di latin lover (ennesimo confronto strappalacrime con Shannon) piuttosto che in quella di massacratore, come presentatosi al pubblico nelle prime puntate della serie. Un po’ un dispiacere vedere un personaggio come il suo relegato nella sotto-trama romantica, soprattutto perché si è già mostrato il suo alto potenziale se sfruttato in maniera decorosa nel comparto action-drama.

 

Sean: “Go over to the window. The one my dad used to look out of. What do you see?”
Alex: “Our city. The one we said belonged to us.”
Sean: “That’s what I’m looking at too. Except I’m on the opposite side from you. It’s a different view.
Alex: “A lot of those red dots out there are still ours.”
Sean: “We were good at building.”
Alex: “Still are, Sean.”
Sean: “Good at taking them down too.”
Alex: “That’s progress.”
Sean: “Confidence. That’s what everyone always says is important. Keep everyone confident. Business stops without it.”
Alex: “Yeah. Right.”
Sean: “The people who killed my father, who tried to kill me, from where I’m standing now, I can’t see them. But I can see what they own.”

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Irruzione a casa Wallace ed un piccolo assaggio di sangue
  • Luan vs Mosi ed il team dei nigeriani
  • La fuga della famiglia Wallace
  • Iniziano a comporsi due distinte fazioni attorno ai conglomerati: Dumani vs Wallace
  • Floriana è in fuga
  • Scena conclusiva e l’abbattimento del grattacielo
  • La fuga di Billy e Jacqueline: nuova identità, un vizio di famiglia probabilmente
  • Qualche piccola imperfezione: Elliot non sfruttato a dovere come nei precedenti episodi; il secondo poliziotto sotto copertura gestito in maniera alquanto insufficiente; una puntata di transizione, per il resto, ma il finale da solo rende praticamente nulla qualsiasi altra negatività

 

“All’alba vincerò! Vincerò! Vincerò!”

 

Episode 7 1×07 ND milioni – ND rating
Episode 8 1×08 ND milioni – ND ratin

 

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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