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The Last Kingdom 4×05 – Episode 5TEMPO DI LETTURA 5 min

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“I know that I have not always treated you kindly. For that, I am sorry. I was younger and more foolish. And, as for you, I hope that you can find some comfort. To live without being loved is a torture.”

Nessuno è immortale. Nemmeno i re. Una lezione che Æthelred deve suo malgrado imparare nel peggiore dei modi, in un episodio incredibilmente concentrato per gli standard di The Last Kingdom ma non per questo meno riuscito. Niente battaglie, niente combattimenti, pochissima azione, due-tre scenari appena e tante chiacchiere: una necessaria pausa dopo la tempesta danese appena passata, in cui però di cose ne succedono, per di più fondamentali per il prossimo sviluppo della narrazione.
Il re è ancora moribondo e già si discute della sua successione, di candidati, di matrimoni, di alleanze. Viene rappresentata egregiamente quella che doveva essere la complessità della politica anglosassone in un’epoca in cui la successione al trono non era puramente ereditaria e doveva essere subordinata alla volontà del witenagemot, l’assemblea dei nobili; ma il caso merciano è reso ulteriormente complicato dalla mancanza di un erede adulto, avendo Æthelred solo una figlia ancora bambina, e dalla volontà di Edward di non allentare la presa sul regno ma, semmai, di rafforzarla. Così la piccola Ælfwynn si trova al centro di spietati giochi di potere, divenendo poco più che una pedina da dare in moglie al partito ritenuto migliore, come già successo a sua madre e a sua nonna prima di lei.
Mai come in questo episodio la condizione della donna anglosassone è apparsa così precaria, soggetta all’arbitrio degli uomini e alle loro fortune. Le regine contano qualcosa fintantoché il loro marito è in vita e le ascolta, una volta morto nel migliore dei casi vengono ignorate, nel peggiore le attende il monastero: in questo modo si possono capire non solo la parabola discendente di Ælswith, che alla corte di Winchester conta ormai quanto il due di picche, ma anche i timori che attanagliano Æthelflæd e persino le azioni di Ælfflæd, la seconda moglie di Edward, mossa dal timore che il precedente matrimonio del re e la prole nata da quell’unione possano mettere in pericolo se stessa e suo figlio. E non va meglio alle amanti dei re: Eadith, divenuta per breve tempo (e controvoglia) il sollazzo del re merciano, non ha la minima garanzia legale del proprio status ed è destinata a tornare nell’anonimato e nella povertà… a meno che suo fratello non concretizzi le sue ambizioni, ovvio. Eppure queste donne anglosassoni così apparentemente fragili e abbandonate a se stesse riescono a mostrare una forza di volontà ammirevole, sfidando gli uomini anche quando sanno che questo porterà solo problemi.
Eardwulf si conferma sempre più il cattivo di questa parte della storia: non solo riesce a conquistare la fiducia di re Edward e a ottenere il diritto di sposare sua nipote, ma si macchia di regicidio uccidendo Æthelred, che era sì con un piede nella fossa, ma poteva ancora dire la sua sulla scelta del successore. Al contrario, proprio Æthelred per una volta, in extremis, riesce a dimostrarsi un personaggio non completamente marcio e negativo: il suo ultimo confronto con la moglie ha il sapore dolceamaro di un tardivo tentativo di chiarimento tra due coniugi che non sono mai riusciti ad amarsi né tanto meno a rispettarsi, ma che alla fine tentano comunque di tendere la mano l’uno all’altra. Inaspettatamente, Æthelred apre il proprio cuore e si rivela un essere fragile, insicuro, incapace di amare e di essere amato, mentre Æthelflæd si sorprende della propria incapacità di esultare alla vista dell’odiato coniuge moribondo; e di sicuro questa pietà della donna non deriva dalla paura che, morto Æthelred, lei non avrà protezione contro le mire degli aldermanni, quanto piuttosto dal fatto che, nonostante tutte le sofferenze e le umiliazioni subite, Æthelflæd resta una donna dal cuore nobile, capace persino di perdonare, una degna figlia di Alfred.
Rimanendo in tema di figli di Alfred, cosa dire di Edward? Il giovane sovrano si rivela in ogni episodio sempre più pieno di chiaroscuri, di luci e di ombre, mosso dall’energia della gioventù e dalla volontà di rispettare il disegno di un’Inghilterra unita coltivato dal padre, ma nel contempo pronto, proprio per quel sogno, a passare su affetti e familiari. Sarebbe troppo facile dare la colpa solo alla funesta influenza del suocero Æthelhelm o alla giovane età: Edward è un personaggio a suo modo tragico, che ha ereditato un’ingombrante corona in un momento tutt’altro che lieto della storia inglese e fa di tutto per difendere patria e trono, anche a costo di compiere atti che lo spettatore non potrà che trovare biasimevoli. E non gli si può rimproverare nemmeno la facilità con cui concede fiducia e supporto a Eardwulf, che al momento deve sembrargli l’unica alternativa valida per mantenere uniti i due maggiori regni anglosassoni ed evitare la deflagrazione che giocherebbe a tutto vantaggio dei Danesi.
In tutti questi giochi di palazzo, Uhtred resta ancora una volta ai margini. Egli non è un politico né un sovrano, gli è estraneo qualsiasi istinto da uomo di potere, qualsiasi ambizione che vada oltre la riconquista di Bebbanburg. Finisce coinvolto comunque negli eventi della Mercia, ma solo perché non può abbandonare l’amata Æthelflæd e sua figlia, non può lasciare che la donna a cui è legato soffra né che una bambina venga risucchiata dal perverso vortice delle alleanze e dei matrimoni di convenienza. In un certo senso, in un mondo medievale dove l’interesse e l’ambizione contano più di qualsiasi sentimento, Uhtred è forse l’unico vero faro di umanità a difesa dei più deboli. Peccato che questo gli costerà sicuramente qualche altro problema con il re e con gli aldermanni.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Æthelred sorprende in punto di morte
  • Ottima resa del clima politico che doveva regnare nei regni anglosassoni a ogni cambio di potere
  • La fragilità, e nel contempo la forza, delle donne anglosassoni
  • Eardwulf si conferma il vero cattivo in questa parte della narrazione
  • Il ritratto pieno di luci e soprattutto di ombre di Edward
  • Uhtred ancora una volta dalla parte dei più deboli
  • Nulla di rilevante

 

Contrariamente alla solita, frenetica e avvincente narrazione di The Last Kingdom, il quinto episodio stagionale si concentra quasi unicamente sulla capitale di Mercia e si fa più riflessivo, più dialogato, più compassato, ma non per questo meno coinvolgente né meno importante ai fini della trama. Anzi, si ha l’impressione di essere di fronte al punto di svolta dell’intera stagione.

 

Episode 4 4×04 ND milioni – ND rating
Episode 5 4×05 ND milioni – ND rating

 

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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.

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