0
(0)
“Hello, I’m Janet. To activate your Janet, press nose for three seconds.”
The Good Place ce l’ha fatta di nuovo. E’ riuscita, nel giro di venti minuti, a elevarsi come una delle migliori serie comedy dell’ultimo biennio pur senza, occorre ricordarlo, far sbellicare dalle risate i suoi spettatori. The Good Place ci riesce perché gira attorno a una trama dalle infinite sfaccettature, in un panorama di situazioni paradossali, extra-terrene e assolutamente quotidiane che rapiscono chi la guarda.
“Janet And Micheal“ è un insieme di tutto questo: c’è la gelosia di Janet per la nuova relazione tra il suo Jason e Tahani; ci sono i consigli da amica di Eleanor; c’è l’amicizia sincera tra Micheal e Janet, con lei che è disposta ad autodistruggersi pur di aiutarlo e lui che corre il rischio di mandare all’aria anche questo suo ultimo disperato tentativo disalvezza pur di averla ancora al suo fianco.
“Janet And Micheal“ è un insieme di tutto questo: c’è la gelosia di Janet per la nuova relazione tra il suo Jason e Tahani; ci sono i consigli da amica di Eleanor; c’è l’amicizia sincera tra Micheal e Janet, con lei che è disposta ad autodistruggersi pur di aiutarlo e lui che corre il rischio di mandare all’aria anche questo suo ultimo disperato tentativo di
La settima puntata della seconda stagione di The Good Place, però, regala anche dell’altro: consente cioè di tornare indietro nel passato, facendo conoscere i dettagli dell’incontro tra Micheal e Janet. L’ultracentenario, infatti, la rapisce da un magazzino di Janet nel Posto dei Buoni, con l’intento di rendere la sua tortura ai quattro umani ancora più veritiera e subdola. Ma ciò a cui Micheal non aveva pensato era come Janet avrebbe reagito agli 802 riavvii. Lei, che originariamente non poteva mentire, si trova così in uno stato di coscienza totalmente inedito ma, soprattutto, deve fare i conti con i suoi sentimenti.
“But I’m happy for them. I am. I am. Am I? I Am. I’am not. I’am not. I’am not that. I’am not happy for them.”
Nel corso delle precedenti recensioni ci si era interrogati sul perchè la love-story tra Jason e Janet, sbocciata nel corso della prima stagione, fosse stata accantonata così all’improvviso. La risposta è meravigliosamente sorprendente: tutto, in The Good Place, fa parte di un disegno, è proprio il caso di dirlo, divino e più grande. Jason e Tahani insieme, infatti, non sono altro che il pretesto per tutti i problemi di questa stagione: terremoti, caduta accidentale di oggetti. Janet è fuori servizio, assume i contorni di essere umano e può improvvisamente far parte del cerchio di estranei del Bad Place che tenta di scappare nel Paradiso.
“The reason is friends!”
Mentre Chidi viene torturato da Vicky con degli aghi, mentre Tahani è convinta dal suo nuovo fidanzato ad assaggiare degli jalapenos, Micheal capisce finalmente che l’unica persona di cui può realmente fidarsi è proprio Janet. Non la autodistrugge, non può starne senza perché, nonostante i reset, lei è l’unica amica che ha, che lo ha fedelmente accompagnato tra tutte le avversità e, proprio come due normalissimi esseri umani, il vederla triste e sofferente per amore non lo lascia indifferente. Eleanor consiglia a Janet di dimenticarsi di Jason, di farsi una nuova storia e di passarci su. Janet, però, è alle prime esperienze con le emozioni e interpreta il tutto creando Derek.
The Good Place prosegue la sua incredibile crescita, con un episodio costruito alla perfezione. Nessun dettaglio è lasciato a caso, ogni scena esiste perché, prima o poi, sarà funzionale alla trama principale della storia.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Una delle puntate migliori dell’intera serie per un prodotto che sta rapidamente scaldando le gerarchie all’interno del genere comedy. “Janet And Micheal” è semplicemente un episodio perfetto.
2×06 The Trolley Problem | 3.92 milioni – 1.1 rating |
2×07 Janet and Micheal | 3.98 milioni – 1.1 rating |
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Tags:
Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.