“This is a ghost story. Told in the age of eternal life. Technology has conquered death, but with endless future comes endless past. We’re trailed by specters, twisted apparitions born from our deepest pain, until sometimes… we’d rather be dead ourselves.”
Dopo due anni di sosta, durante i quali probabilmente avrete dimenticato gran parte degli avvenimenti accaduti nel corso della prima stagione, torna Altered Carbon. Torna anche Takeshi Kovacs, questa volta nella custodia di Anthony Mackie, che in soli 45 minuti è riuscito nell’impresa di dare “addirittura” delle espressioni facciali al suo character facendoci immediatamente dimenticare di Joel Kinnaman e della sua performance di Haringtoniana memoria.
La storia riprende dopo un salto temporale di trent’anni e quindi la sensazione di distacco rispetto alla precedente stagione risulta ancora maggiore; le ambientazioni, le dinamiche, la presenza di Poe, il ritorno ad Harlan’s World riportano per un attimo lo spettatore all’interno della narrazione, ma l’impressione è quella di trovarsi di fronte ad una sorta di procedurale col suo bel “caso di stagione” e con un Kovacs 2.0 pronto a risolvere la situazione, il tutto tenuto insieme – debolmente – dalla figura di Quellcrist Falconer, unico legame forte rimasto con il primo capitolo del telefilm.
Questo time-skip con annesso recasting del protagonista permette alla trama di procedere spedita, senza dover dedicare troppo tempo alle spiegazioni in merito al nuovo status di Kovacs e alla ricerca della sua amata in lungo e in largo nell’universo, andando così diretti al centro della narrazione. Il problema, però, sta proprio lì nel mezzo.
“Time is the greatest of all warriors. What it doesn’t destroy, it alters beyond recognition. Time tears down everything. We brace our backs against the void, desperate to hold on to the past… to our ghost… to ourselves.”
Questa sensazione di già visto di cui abbiamo parlato in precedenza finisce col contaminare la visione dello spettatore, che difficilmente percepirà un reale cambiamento (dovuto, tanto per cominciare, al lungo time-skip) ritrovandosi invece sballottato da una parte all’altra della storia tra scazzottate, scambi finiti male, accoltellamenti, sparatorie e morti ammazzati.
La prima stagione è riuscita a convincere fin da subito grazie soprattutto all’introduzione di questo universo cyberpunk entro cui si muovono i nostri protagonisti, potenzialmente una vera e propria fabbrica di spunti narrativi e scenografici. L’impressione però è che senza questa componente la serie si troverebbe quasi interamente privata del proprio fascino, trasformandosi in una semplice quest da cacciatore di taglie già vista e rivista. La speranza è che la serie decida anche di esplorare l’enorme universo a propria disposizione, dedicandogli un minutaggio adeguato ed evitando di concentrarsi solo ed unicamente sullo sviluppo del caso di stagione.
Con una trama che per ora non è altro che una bozza è impossibile dare giudizi definitivi, l’impressione però, che potrà essere smentita già nel successivo episodio, è che questo cambiamento netto (dato appunto dall’accoppiata time-skip/cambio attore) sia soltanto un modo per distrarre l’attenzione dello spettatore da una sostanziale esigenza di riproporre quanto già visto nella prima stagione. Cambiano le facce, cambiano gli incarichi, ma la sostanza rimane la stessa, mostrata però in una custodia differente.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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The Killers 1×10 | ND milioni – ND rating |
Phantom Lady 2×01 | ND milioni – ND rating |
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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.