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American Horror Story: Hotel 5×12 – Be Our GuestTEMPO DI LETTURA 5 min

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È fondamentale, per poter dare un giudizio finale su questa quinta stagione, premettere quali fossero le aspettative che la accompagnassero e quanto esse siano state rispettate o deluse. Dopo le deludenti prove di Coven e Freak Show, condizionate da trame poco appassionanti, slegate tra loro e senza una reale direzione a cui va aggiunta la presenza importante ma ingombrante di Jessica Lange, il timore di trovare Murphy di nuovo perso nei suoi ben noti difetti erano grandi.
Quindi come giudicare questa quinta prova in relazione anche alle precedenti? Sostanzialmente un’occasione di rilancio riuscita a metà. L’impressione è di aver raggiunto un equilibrio che si potrebbe dire disperso.
Procedendo per punti, il primo aspetto da analizzare sono i personaggi.
Stavolta, a differenza degli anni precedenti, non ne emerge veramente uno su tutti. Grazie anche all’assenza della Lange, è stato fatto finalmente un  lavoro di maggior equilibrio. Ognuno, a seconda dell’episodio in cui la propria trama emerge rispetto alle altre, riesce a raccontarsi e a risultare interessante ed importante per l’ecosistema narrativo dell’Hotel. Peccato che questo lavoro puntuale si perda spesso all’interno di una trama orizzontale che procede claudicante, rendendo difficile incastonare le singole evoluzioni dei personaggi nel quadro generale facendo perdere di fatto quel lato positivo che aveva guadagnato. Su tutti emerge, come in questo episodio, il personaggio di Liz, vera anima, cuore del gruppo e portatrice della tematica fondamentale della serie. Presente sin dall’inizio come personaggio di contorno si è poi trasformata, grazie allo splendido lavoro che Murphy e Falchuk hanno compiuto su di lei, da semplice macchietta a cuore e punto di riferimento di tutto l’Hotel. L’unico personaggio di cui l’umanità, di nome e di fatto, emerge lungo tutta la stagione, svolgendo anche un ruolo non indifferente di supporto nelle trame degli altri (si veda come aiuti Iris, Donovan e in quest’ultimo episodio Will). Gli altri purtroppo soffrono, chi più chi meno, di una caratterizzazione a corrente alternata (Sally, Iris, Donovan), superficiale (Ramona, March) o incoerente (John e Alex Lowe).
Menzione a parte per Contessa/Lady Gaga che aveva sostanzialmente chiuso la sua trama nello scorso episodio ed è presente qui come degna esecutrice del destino finale di Liz, la sua più grande creazione. Il personaggio ha sofferto di grande aspettative iniziali e forse questo ne ha condizionato il giudizio lungo tutta la stagione. La prova di Lady Gaga è stata molto buona avendo a disposizione un personaggio molto simile, come attitudine, a quello che la stessa impersona come artista nella vita reale. Proprio questo aspetto ha giocato come un’arma a doppio taglio, donando un personaggio esattamente come ce lo si aspettava, senza guizzi originali e memorabili.
Avendo sviscerato in lungo ed in largo tutti i character, si può dire con una certa franchezza che concentrarsi su meno personaggi avrebbe giovato sicuramente di più alla stagione permettendo una maggior attenzione verso gli stessi attraverso un lavoro empatico  character-spettatore.
Il secondo aspetto da analizzare è la trama.
Troppo dispersiva, discontinua, piena di salti illogici e temporali. Considerato il complesso, “Be Our Guest” ha il pregio di chiudere molte sottotrame, quasi come fosse una coda al precedente “Battle Royal” che, in termini più strettamente drammaturgici, è stato il vero episodio finale.
Spesso le soluzioni trovate sono state troppo sbrigative, sciatte e contraddittorie rispetto alle premesse create, generando frustrazione nello spettatore (alzi la mano chi non lo è già da qualche stagione). In Murphy emerge sempre l’aspetto estetico, pieno di shock e colpi di scena, nettamente preponderante rispetto a quello propriamente narrativo. In questo season finale in qualche modo c’è un’intenzione di fondo di porre rimedio alle mancanze dei precedenti 11 episodi, proponendoci una situazione più armoniosa, con tutti i personaggi uniti negli intenti verso uno scopo comunque: la sopravvivenza dell’Hotel con tutti i suoi abitanti, quasi come se fossero parte di una nuova famiglia disfunzionale.
Proprio con questa situazione finale si completa il discorso sul tema principale di questa stagione. Se nei primi episodi il rapporto con la dipendenza, intesa nei suoi vari aspetti (droghe, sangue, desideri inconfessabili) ne caratterizzava il plot, lo stesso si è evoluto verso la necessità di tutti di essere amati e accettati all’interno della società. Arrivati alla fine di questo percorso, l’unica modalità vincente è quella di farsi accettare all’interno di una famiglia, in questo caso gli abitanti morti e rinchiusi loro malgrado nell’Hotel, aiutandosi l’un l’altro e accettandosi per quello che sono, a prescindere dal legame di sangue che si possa avere.
Torna quindi di nuovo centrale il ruolo di Liz che insegna a tutti come solo lavorando su sè stessi e affrontando i propri demoni interiori si possa vivere felici e in equilibrio, arrivando quasi ad accettare naturalmente la morte, la sfida finale con cui tutti devono fare i conti i conti prima o poi, la nostra paura più recondita. Emerge quindi uno strano senso di speranza che normalmente non è nelle corde di Murphy, anche in palese contrasto con la matrice horror della serie, di cui la deriva cinica ne è sempre stata la naturale caratteristica.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Liz, sempre e solo lei
  • La morte di Liz e il suo ricongiungimento con Tristan
  • I personaggi finalmente uniti e con uno scopo comune
  • Risoluzioni di alcuni storie troppo sbrigative (Sally e la sua guarigione)
  • Alcune trame non chiarite (il figlio della Contessa)
  • I riferimenti a Murder House non proprio centrati

 

Si conclude quindi una stagione che si può posizionare esattamente a metà in una ipotetica classifica delle cinque finora uscite, meglio delle due precedenti ma lontana dai picchi delle prime due. Piena di alti e bassi, di occasione mancate ma anche di personaggi interessanti. In ultima analisi un piccolo segno di risalita anche se la strada er tornare ai fasti iniziali è ancora lunga.

 

Battle Royale 5×11 1.80 milioni – 0.9 rating
Be Our Guest 5×12 2.24 milioni – 1.1 rating

 

 

 

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Dopo miliardi di ore passate a vedere cartoni giapponesi e altra robaccia pop anni ’80 americana, la folgorazione arriva con la visione di Twin Peaks. Da allora nulla è stato più lo stesso. La serialità è entrata nella sua vita e, complici anche i supereroi con le loro trame infinite, ora vive solo per assecondare le sue droghe. Per compensare prova a fare l’ingegnere ma è evidentemente un'illusione. Sogna un giorno di produrre, o magari scrivere, qualche serie, per qualche disperata tv via cavo o canale streaming. Segue qualsiasi cosa scriva Sorkin o Kelley ma, per non essere troppo snob, non si nega qualche guilty pleasure ogni tanto.

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