Arrow 1×03 – Lone GunmenTEMPO DI LETTURA 7 min

/
0
(0)
A quanto pare, qualcuno ai vertici di The CW legge le nostre recensioni, perché la scorsa volta ci lasciammo augurando al serial di seguire al più presto una strada lastricata di maschere e tizi in costume: ovvero, di infilare presto (ma con sapienza e dovuto dosaggio e caratterizzazione) dozzine di villains in costume presi dalle pagine a fumetti. A quanto pare, RecenSerie è stata ascoltata, perché “Lone Gunmen” introduce niente popò di meno che Floyd Lawton aka Deadshot: mercenario DC Comics prezzolato e antagonista di una puntata dal soddisfacente taglio cinematografico e dal solito ritmo incalzante ormai marchio di fabbrica della serie. Certo, il terzo episodio della prima stagione (come tutte le cose) non è esente da difetti, ma “Lone Gunmen” mette a segno abbastanza numeri da farceli buttare alle spalle.Partendo proprio dai difetti della puntata, bisogna purtroppo parlare anche di uno dei maggiori pregi della stessa: il sopracitato Deadshot.
Ottima ed elettrizzante mossa, quella di introdurre un villain del genere già alle prima battute della serie, non solo perché si presenta come un valore aggiunto all’intera economia della storia e della rouge gallery del protagonista, ma anche come suo serio ostacolo. Se ripeschiamo nuovamente il paragone con “Smallville”, nel ripensare a tutti quei pezzentissimi villain che Clark Kent era costretto ad affrontare, non solo rabbrividiamo per i loro costumi oltremodo osceni (roba che, a confronto, i costumi di carnevale cinesi erano degli Armani freschi di sartoria) ma anche per come venivano spesso trattati: come “elemento in più” in una trama dai toni teen-drama, e non come ostacolo nel cammino di crescita dell’eroe; non era ovviamente così per tutti, ma “Smallville” ha sempre prediletto questioni più legate ai rapporti personali: da una parte è stato un bene, ha umanizzato la figura di Superman, ma dall’altra l’ha un pò svilita per mancanza di antagonisti memorabili. Deadshot, per i brevi momenti di caratterizzazione e di comparsa, si è presentato subito in maniera opposta a quella dei villain di “Smallville”. Purtroppo, però, il villain occupa davvero una manciata di scene e se ne va altrettanto presto, e per come era stato dipinto, vederlo silurato così velocemente scatena nello spettatore una forte amarezza generata sopratutto sulle battute dello scontro finale, segmento che si classifica come un anticlimax da manuale. Però conosciamo anche troppo bene il mondo dei supereroi, sappiamo bene quanto le porte dell’aldilà abbiano le porte girevoli: scommettiamo che Deadshot, in un modo o nell’altro, tornerà in futuro a gridare vendetta.
Intanto che nel presente assistiamo alla creazione del mito di Freccia Verde, la minaccia di Lawton è alternata con i soliti flashbacks che ci mostrano gli eventi più importanti dell’esilio forzato di Oliver Queen sull’isola; poco si può dire al riguardo dei retroscena isolani, poiché gli eventi sono narrati col contagocce e il freno a mano, ma proprio perché misteriosi e criptici non in una maniera esagerata, stuzzicano il nostro interesse in maniera più che positiva proprio perché rilasciati in maniera contenuta. “More should be less”, come diceva spesso Chris Claremont.
Tornando al presente, oltre alla introduzione di un grosso villain in costume dell’Universo DC Comics, abbiamo altre migliorie, alcune all’insegna dell’alternatività, altre invece all’insegna della tradizione: tutte mosse dedite a ricreare la figura di Freccia Verde con una punta di modernità, senza però tradire del tutto la tradizione del personaggio, accontentando in un sol colpo i nuovi spettatori desiderosi di attualità e i vecchi fan/lettori dell’eroe, affezionati alla originale versione cartacea. Interessanti e gustosi sono: le sequenze in cui Queen riesce a risalire a Deadshot, poiché dimostrano come la lotta al crimine non sia fatta di soli scontri diretti alla Tom & Jerry, ma anche di indagine, pianificazione, attenzione ai dettagli e fortuna; la riflessione che Oliver fa per tutto l’episodio, in cui realizza che la missione per cui si è imbarcato è troppo grande per un uomo solo, costringendolo a chiedere aiuto a Quentin Lance, John Diggle e la nuovissima Felicity Smoak, i quali sembrano essere destinati a far parte di un team di supporto alla crociata del nostro eroe incappucciato. Se da una parte, il nostro “Freccia” si presenta ancora come un eroe solitario alla Batman, dall’altra la sua presa di coscienza è ammirabile in quanto coerente con i tempi che corrono; il crimine non sarà cambiato nel cuore, ma nei modi di fare si, e sopratutto di questi tempi, è più organizzato e spietato che mai: ciò, non costringe nessuno al frair-play puro e semplice, e se i cattivi possono chiamare aiuto, perché i buoni non dovrebbero farlo?
Altra nota di merito è la rivelazione del segreto di Laurel e Tommy, già svelato alla terza puntata, driblando così alcuni tipici cliché del genere soap e, di nuovo, di quelli di “Smallville”: su un “peccatuccio” del genere, “Smallville” e una soap qualunque ci avrebbero ricamato corpose trame secondarie che si sarebbero consumate solo nel finale di stagione. Fortunatamente, i tempi stanno cambiando anche su questo lato.
L’angolo del Nerd della fumetteria all’angolo
Poteva RecenSerie non sbattersi per voi e raccattare tutte le curiosità e le ammiccate d’occhio per questa incarnazione live-action della città più malfamata dei fumetti? Ma certo che no, doveva eccome! Per la gioia dei nostri carissimi lettori, come abbiamo fatto per Marvel’s Agents Of SHIELD, ecco a voi la “guida” a tutti i vari easter eggs e trivia disseminati nelle puntate.

  1. Non siamo riusciti a carpire proprio tutti i nomi tatuati sul corpo di Deadshot, ma tra quelli che siamo riusciti a vedere abbiamo: Andy Haskell e Wes Anselm, due detective che Deadshot ucciderà anche nei fumetti (precisamente su Deadshot #3 e #4 del 1988); Glen Winter, regista di Smallville e Andy Diggle, fratello di John Diggle con il quale ha in comune il nome dell’omonimo sceneggiatore di fumetti.
  2. Questo avrebbe dovuto essere l’unico episodio con Felicity Smoak, ma la chimica che il personaggio e Oliver Queen sfoggiano e l’abilità con cui l’attrice riesce a interpretarla, conquistarono praticamente tutti: così, venne promossa a series regular.
  3. A proposito del personaggio: Felicity Smoak compare per la prima volta su Firestorm #23 del 1984, presentandosi come capoccia di una ditta di compiuter; diventerà un comprimario fisso del cast di Firestorm e comincerà ad uscire con il figlio di quest’ultimo, finendo per innamorarsi, sposarlo ed acquisirne il cognome. Da quel momento, non ci saranno sue altre apparizioni eclatanti.
  4. Sul tacquino di Oliver Queen si intravedono altri due nomi: uno è Marc Piler, e l’altro è Yasemin Soze. Il primo è un uomo che comparì per la prima e unica volta su Suicide Squad #51 del 1991, fingendosi Deadshot e finendo ucciso da quest’ultimo per l’affronto. La seconda, fu una nemica de La Caccia trice una dei membri della Suicide Squad, anche se di breve durata; prima comparsa: Birds Of Prey #87 del 2005.
  5. Debutta, come già più volte ripetuto, il personaggio di Deadshot. Comparso per la prima volta su Batman #59 del 1950, si presenta inizialmente come un giustiziere mascherato, salvo poi per confessare che tentò la strada dell’eroe solo per avvicinarsi a Batman e toglierlo di mezzo. ricaratterizzato poi come un killer prezzolato, Floyd Lawton è sempre stato descritto come un’assassino alla ricerca di sfide sempre più difficili e del bersaglio più ostico da uccidere. Le ragioni della sua ricerca di una morte spettacolare sono probabilmente dovute alla sua infanzia, quando la madre convinse i due figli ad uccidere il padre, un uomo orribile; Floyd cercò di impedire al fratello, che adorava, di commettere il delitto, ma inavvertitamente lo uccise. Anni dopo Floyd ebbe un figlio, che chiamò Eddie come il fratello morto, che sua madre, ancora ricolma d’odio verso l’ex marito, rapì per obbligarlo a terminare il lavoro che non finì anni addietro; quando però il bambino venne ucciso accidentalmente dal suo rapitore, Deadshot fece una strage, finché non arrivò a sua madre e, davanti agli occhi increduli della psichiatra che lo aveva in cura, le sparò rendendola paraplegica. In seguito diventa un killer a pagamento e un membro della Suicide Squad, dove la sua abilità di tiratore e il suo disprezzo per la vita umana si sono rivelati determinanti nel centrare gli obiettivi del gruppo

 

PRO:

 

  • Laurel pesta tutti
  • Deadshot
  • Diggle scopre la verità
  • Teah spiffera tutto
  • Felicity Smoak
  • Oliver chiede aiuto
  • Freccia Verde VS Deadshot: Round 1

CONTRO:

  • Freccia Verde VS Deadshot: Round 2
  • Deadshot
  • Tommy continua ad essere un personaggio un pò irritante

 

“Lone Gunmen” è una puntata piena, corposa e che nuovamente ci conferma che gli showrunner hanno capito come portare questo personaggio all’attenzione del pubblico. Siamo solo al terzo episodio, eppure lo show si presenta come imprevedibile e incalzante, trattando ogni puntata finora come se fosse un piccolo film. Non ci stupisce se Arrow potrebbe diventare, un domani, il capostipite di un piccolo universo narrativo sviluppato attraverso svariate serie tv: ne avrebbe tutte le potenzialità per tale impresa.

 

Quanto ti è piaciuta la puntata?

0

Nessun voto per ora

5 Comments

  1. 3 piccoli appunti:

    1) Thea è la classica figlia viziata insopportabile: peccato solo che non la uccideranno mai;

    2) La scena di Oliver che si ricucisce da solo la ferita è copiata uguale a quella di Bale in The dark knight;

    3) Scommetto che Deadshot non è morto 🙂 .

  2. Tu dici che una freccia finita dritta nell'occhio non l'ha ucciso? Potrebbe essere, e se fosse così giustificherebbe il perchè lo hanno liquidato in 5 minuti.
    Sorry, ma non conosco Bale, ma credo che se cerchiamo un pò qua e la, saranno molti di più quelli che l'avranno fatto, persino Mark in GA 🙂

Precedente

Raising Hope 3×04 – If A Ham Falls In The Woods

Prossima

The Big Bang Theory 6×05 – The Holographic Excitation