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“Ash will be a dirty drunk who’s inclining to racism… but he has his moments!”
Puntata che fa da “doppio” e seguito ideale a quella precedente in cui il vero mattatore dello show è Brock Williams, il padre redivivo (o “redimorto” in questo caso) di Ash.
Interpretato, come al solito in maniera eccellente, da Lee Majors, questa volta il vecchio padre di Ashly Slashly ha la funzione di angelo-guida in un flashback che è la chiara parodia (mai nascosta ma dichiarata esplicitamente) del classico La vita è meravigliosa di Frank Capra, con tanto di atmosfera natalizia inserita con la funzione di ridere del cliché narrativo già visto in altre mille serie.
Si può notare un leggero innalzamento dell’umorismo rispetto alle puntate precedenti. Fin dall’inizio di questa terza stagione, infatti, si è puntato molto sullo splatter violento e sull’aspetto groovy della serie, con l’unione di elementi grotteschi e gotici mischiati insieme.
Non che questo aspetto manchi anche qui, tutt’altro: a partire da un morso su una gamba che prende vita o da scazzottate contro Pablo-zombie (finalmente valorizzato in un ruolo che non sia quello dello sfigato di turno) a suon di musiche nostalgiche anni 80/90 fino alle esilaranti gag slapstick di Ash contro muri rampicanti che prendono vita.
Ma stavolta l’aspetto che prevale su tutto il resto è soprattutto quello narrativo. La trama orizzontale la fa da padrona e, seppure con un’introduzione forse troppo lunga che prende via metà dell’episodio, riesce nel tentativo di catturare l’attenzione. Molti dei segreti che riguardano il destino di Ash e del famigerato Necronomicon vengono svelati, altri solo annunciati, creando così una bella premessa (e un buon cliffhanger) per i prossimi episodi.
Questa attenzione al contesto narrativo di Ash e soci di cui si nutre l’episodio fa sì che anche l’umorismo presente venga adattato a questa scelta. Così, infatti, le scene di sangue a fiumi sono poche e limitate alla sola storyline di Kelly e Brandy, intrappolate dentro una roulotte (con grande strategia difensiva da parte di Kelly), mentre nella restante parte dell’episodio sono i dialoghi sferzanti e le situazioni grottesche a farla da padrone. Il che dimostra come questa serie, che potrebbe sembrare ripetitiva, sia in realtà molto flessibile e possa far convivere al suo interno vari tipi di umorismo e di registri stilistici, anche (e soprattutto) grazie alla bravura degli interpreti.
Ritornando alla storyline di Kelly e Brandy nella roulotte, è da segnalare come, anche in questo caso, ci si trovi di fronte a una palese scusa per citazioni cinefile colte (Shining di Kubrick, in cui Pablo è di fatto l’erede di Jack Nicholson) che si sposano perfettamente con le esigenze della trama principale. E c’è anche speranza per il personaggio di Brandy, la quale finora risulta essere ancora un personaggio incompleto sotto molti aspetti. Fino ad ora, infatti, Brandy non è stata niente di più che il solito cliché trito e ritrito della teenager lamentosa e con mille paranoie esistenziali. Aspetto che non aiuta a renderla simpatica e che rischia di ingabbiarla in questa rappresentazione bidimensionale rendendola di fatto inutile. Ma forse la convivenza con Kelly potrebbe fare uscire fuori il suo (possibile) lato nascosto che lo spettatore attende per dare una scossa al personaggio e alla trama stessa.
La genitorialità comunque rimane il leitmotiv di questa terza stagione, vero filo conduttore di tutto: dal rapporto tra Ash e il padre Brock a quello tra Ash e la figlia Brandy, in un bizzarro, e allo stesso tempo inquietante, “cerchio della vita”e Il Re Leone muto. E lo si può trovare persino nel rapporto tra Ruby (come al solito best personaggio drama della situazione) e il suo inquietante figlio demoniaco, protagonista assoluto dell’ultima parte di puntata dove horror e umorismo si fondono in una miscela esplosiva. Non rimane che aspettare il prossimo episodio sperando che gli ascolti (vera nota negativa di questa terza stagione) si alzino un pochino.
Interpretato, come al solito in maniera eccellente, da Lee Majors, questa volta il vecchio padre di Ashly Slashly ha la funzione di angelo-guida in un flashback che è la chiara parodia (mai nascosta ma dichiarata esplicitamente) del classico La vita è meravigliosa di Frank Capra, con tanto di atmosfera natalizia inserita con la funzione di ridere del cliché narrativo già visto in altre mille serie.
Si può notare un leggero innalzamento dell’umorismo rispetto alle puntate precedenti. Fin dall’inizio di questa terza stagione, infatti, si è puntato molto sullo splatter violento e sull’aspetto groovy della serie, con l’unione di elementi grotteschi e gotici mischiati insieme.
Non che questo aspetto manchi anche qui, tutt’altro: a partire da un morso su una gamba che prende vita o da scazzottate contro Pablo-zombie (finalmente valorizzato in un ruolo che non sia quello dello sfigato di turno) a suon di musiche nostalgiche anni 80/90 fino alle esilaranti gag slapstick di Ash contro muri rampicanti che prendono vita.
Ma stavolta l’aspetto che prevale su tutto il resto è soprattutto quello narrativo. La trama orizzontale la fa da padrona e, seppure con un’introduzione forse troppo lunga che prende via metà dell’episodio, riesce nel tentativo di catturare l’attenzione. Molti dei segreti che riguardano il destino di Ash e del famigerato Necronomicon vengono svelati, altri solo annunciati, creando così una bella premessa (e un buon cliffhanger) per i prossimi episodi.
Questa attenzione al contesto narrativo di Ash e soci di cui si nutre l’episodio fa sì che anche l’umorismo presente venga adattato a questa scelta. Così, infatti, le scene di sangue a fiumi sono poche e limitate alla sola storyline di Kelly e Brandy, intrappolate dentro una roulotte (con grande strategia difensiva da parte di Kelly), mentre nella restante parte dell’episodio sono i dialoghi sferzanti e le situazioni grottesche a farla da padrone. Il che dimostra come questa serie, che potrebbe sembrare ripetitiva, sia in realtà molto flessibile e possa far convivere al suo interno vari tipi di umorismo e di registri stilistici, anche (e soprattutto) grazie alla bravura degli interpreti.
Ritornando alla storyline di Kelly e Brandy nella roulotte, è da segnalare come, anche in questo caso, ci si trovi di fronte a una palese scusa per citazioni cinefile colte (Shining di Kubrick, in cui Pablo è di fatto l’erede di Jack Nicholson) che si sposano perfettamente con le esigenze della trama principale. E c’è anche speranza per il personaggio di Brandy, la quale finora risulta essere ancora un personaggio incompleto sotto molti aspetti. Fino ad ora, infatti, Brandy non è stata niente di più che il solito cliché trito e ritrito della teenager lamentosa e con mille paranoie esistenziali. Aspetto che non aiuta a renderla simpatica e che rischia di ingabbiarla in questa rappresentazione bidimensionale rendendola di fatto inutile. Ma forse la convivenza con Kelly potrebbe fare uscire fuori il suo (possibile) lato nascosto che lo spettatore attende per dare una scossa al personaggio e alla trama stessa.
La genitorialità comunque rimane il leitmotiv di questa terza stagione, vero filo conduttore di tutto: dal rapporto tra Ash e il padre Brock a quello tra Ash e la figlia Brandy, in un bizzarro, e allo stesso tempo inquietante, “cerchio della vita”
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Quando si unisce La vita è meravigliosa di Frank Capra a Shining di Stanley Kubrick non può venire fuori una brutta puntata, oggettivamente parlando. E infatti questo si conferma come uno degli episodi più belli visti finora. Peccato per gli ascolti che non sono granché.
Apparently Dead 3×03 | 0.16 milioni – 0.7 rating |
Unfinished Business 3×04 | ND milioni – ND rating |
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!