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Billions è riuscita a costruire la propria forza attorno ad una ripartizione dicotomica tra Bene e Male in cui entrambe le fazioni il più delle volte assumevano sfumature talmente accentuate da rendere difficile evidenziare la linea di demarcazione tra le due. I due personaggi principali, Bobby e Chuck, non possono essere definiti in maniera precisa e distinta se non coinvolgendo totalmente l’ampio spettro del giudizio morale e personale.
Tuttavia una cosa è fin da subito balzata all’occhio e deve essere sottolineata: i due sono fanti da prima linea, pronti a sporcarsi le mani in ogni maniera possibile pur di raggiungere il proprio scopo. Sono soldati da trincea e da lotta diretta, non indiretta o dalle retrovie nelle quali in questo inizio stagione sembrano ritrovarsi. Sia Bobby, sia Chuck infatti si ritrovano ad essere distanti ed ininfluenti (parrebbe) dal loro campo lavorativo/di battaglia. Per Chuck l’allontanamento non è nuovo, dato che le sue vicissitudini hanno costituito buona parte della narrazione della seconda stagione. Per Bobby, invece, questo cambiamento è non debitamente ponderato ed imposto da forze ben più grandi di lui (la Legge): dopo lo scorso finale di stagione, il magnate è riuscito a rialzarsi dalla polvere nella quale era stato spinto, ma il gancio ricevuto è stato devastante da un punto di vista dell’immagine (l’incapacità di trovare nuovi appoggi esterni), della famiglia (allontanato dalla moglie e non in grado di seguire i propri figli) e soprattutto per il lavoro dove Taylor sta magistralmente e lentamente prendendo il controllo della situazione, riuscendo a tenere testa agli animi agitati e scorbutici dei fedelissimi di Axelrod.
Per Taylor nella scorsa recensione si è tenuto a sottolineare come il suo fare da automa e da vera e propria macchina senza sentimenti fosse un ritorno al passato forse eccessivo ed indesiderato, specialmente se si tiene in considerazione che le ultime puntate della seconda stagione avevano predisposto una certa evoluzione caratteriale del personaggio che in “Tie Goies To The Runner” non trova affatto riscontro.
In “The Wrong Maria Gonzalez”, tuttavia, Taylor riprende il corretto prosieguo della propria evoluzione concedendo allo spettatore la vista di un barlume di umanità.
È da evidenziare però una certa nota di discontinuità con la precedente puntata, visto e considerato che il cliffhanger dello scorso episodio non ha ricevuto il benché minimo riscontro finendo nel dimenticatoio. Che ritorni in auge più avanti è auspicabile (e prevedibile), ma quanto meno un accenno sarebbe stato gradito, giusto per non far sembrare la serie una sorta di procedural crime-drama.
Dal punto di vista legale, Chuck ed i suoi proseliti continuano ad investigare sul casus belli che ha portato alla breve ed estemporanea incarcerazione di Bobby, successivamente divenuta un allontanamento dal trading per l’imprenditore.
La narrazione spedita aiuta lo spettatore rendendo coinvolgente la visione, ma è percepibile l’assenza del vero pathos del gioco in borsa di cui le precedenti stagioni erano pregne. Ma questo continuo voler sfidare la legge (sia da una parte, sia dall’altra) riesce a rendere intrigante, a modo suo, la puntata: tenuto in considerazione, come si diceva, che sia Chuck, sia Bobby sono dei soldati da prima linea, vederli scalpitare e lottare per tornare in guerra rende tutto molto più accattivante.
La vera domanda è quanto entrambi riusciranno ad esporsi senza rimanere, forse in maniera definitiva, scottati dal proprio modo di fare. Entrambi sembrano poter contare sui consigli di Wendy ma, come in passato già è stato dimostrato, questo rappresenta un equilibrio talmente labile e precario che non può in alcun modo essere considerato un punto fermo sul quale poter fare effettivo affidamento.
Tuttavia una cosa è fin da subito balzata all’occhio e deve essere sottolineata: i due sono fanti da prima linea, pronti a sporcarsi le mani in ogni maniera possibile pur di raggiungere il proprio scopo. Sono soldati da trincea e da lotta diretta, non indiretta o dalle retrovie nelle quali in questo inizio stagione sembrano ritrovarsi. Sia Bobby, sia Chuck infatti si ritrovano ad essere distanti ed ininfluenti (parrebbe) dal loro campo lavorativo/di battaglia. Per Chuck l’allontanamento non è nuovo, dato che le sue vicissitudini hanno costituito buona parte della narrazione della seconda stagione. Per Bobby, invece, questo cambiamento è non debitamente ponderato ed imposto da forze ben più grandi di lui (la Legge): dopo lo scorso finale di stagione, il magnate è riuscito a rialzarsi dalla polvere nella quale era stato spinto, ma il gancio ricevuto è stato devastante da un punto di vista dell’immagine (l’incapacità di trovare nuovi appoggi esterni), della famiglia (allontanato dalla moglie e non in grado di seguire i propri figli) e soprattutto per il lavoro dove Taylor sta magistralmente e lentamente prendendo il controllo della situazione, riuscendo a tenere testa agli animi agitati e scorbutici dei fedelissimi di Axelrod.
Per Taylor nella scorsa recensione si è tenuto a sottolineare come il suo fare da automa e da vera e propria macchina senza sentimenti fosse un ritorno al passato forse eccessivo ed indesiderato, specialmente se si tiene in considerazione che le ultime puntate della seconda stagione avevano predisposto una certa evoluzione caratteriale del personaggio che in “Tie Goies To The Runner” non trova affatto riscontro.
In “The Wrong Maria Gonzalez”, tuttavia, Taylor riprende il corretto prosieguo della propria evoluzione concedendo allo spettatore la vista di un barlume di umanità.
È da evidenziare però una certa nota di discontinuità con la precedente puntata, visto e considerato che il cliffhanger dello scorso episodio non ha ricevuto il benché minimo riscontro finendo nel dimenticatoio. Che ritorni in auge più avanti è auspicabile (e prevedibile), ma quanto meno un accenno sarebbe stato gradito, giusto per non far sembrare la serie una sorta di procedural crime-drama.
Dal punto di vista legale, Chuck ed i suoi proseliti continuano ad investigare sul casus belli che ha portato alla breve ed estemporanea incarcerazione di Bobby, successivamente divenuta un allontanamento dal trading per l’imprenditore.
La narrazione spedita aiuta lo spettatore rendendo coinvolgente la visione, ma è percepibile l’assenza del vero pathos del gioco in borsa di cui le precedenti stagioni erano pregne. Ma questo continuo voler sfidare la legge (sia da una parte, sia dall’altra) riesce a rendere intrigante, a modo suo, la puntata: tenuto in considerazione, come si diceva, che sia Chuck, sia Bobby sono dei soldati da prima linea, vederli scalpitare e lottare per tornare in guerra rende tutto molto più accattivante.
La vera domanda è quanto entrambi riusciranno ad esporsi senza rimanere, forse in maniera definitiva, scottati dal proprio modo di fare. Entrambi sembrano poter contare sui consigli di Wendy ma, come in passato già è stato dimostrato, questo rappresenta un equilibrio talmente labile e precario che non può in alcun modo essere considerato un punto fermo sul quale poter fare effettivo affidamento.
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Una puntata che smuove un po’ le acque dopo l’episodio interlocutorio e di presentazione della scorsa settimana. Ma siamo comunque ancora in una fase di transizione e la mancanza di veri e propri sconquassamenti ne è sintomo per eccellenza.
Tie Goes to the Runner 3×01 | 0.93 milioni – 0.3 rating |
The Wrong Maria Gonzalez 3×02 | 0.84 milioni – 0.3 rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.