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Si conclude Catch-22, la miniserie targata Hulu tanto attesa grazie anche al suo corteo di nomi importanti come George Clooney (in vece di attore, produttore e regista), Hugh Laurie, Kyle Chandler e non ultimo il nostrano Giancarlo Giannini. Nomi importanti che hanno, però, fatto soprattutto da contorno al protagonista tramite i cui occhi il pubblico ha vissuto la serie: John “Yo Yo” Yossarian, interpretato da Christopher Abbott. E’ proprio su di lui che si chiude il cerchio aperto nella scena iniziale della prima puntata, con la faccia insanguinata di Yo Yo che avanza nudo tra polvere e grida. Solo oltre la metà dell’ultimo episodio lo spettatore scopre a cosa attribuire lo sguardo atterrito del protagonista nella scena d’apertura. Nonostante il dolore e la morte richiamati da quest’ultima fossero pienamente in linea con l’ambientazione bellica, il tono irriverente e ironico che pochi secondi dopo si instaurava nella prima puntata aveva probabilmente surclassato la parte tragica. Parte tragica che, come si diceva, ha preso pian piano più minutaggio e corpo puntata dopo puntata, amico caduto dopo amico caduto. In contrasto con l’apertura della serie e con il mood della seconda metà dell’episodio, è sicuramente la sequenza iniziale dedicata all’atterraggio di Yo Yo e alla sua avventura nel paesino italiano dove lo rassicurano di avere ancora tutt’eddue i testicoli.
La scelta della parte del corpo da ferire nello scontro aereo è emblematica della cifra stilistica che caratterizza questa serie (e, prima ancora, il romanzo): un elegante mix di fine sdrammatizzazione e profonda empatia. Da un lato la scena iniziale con Yo Yo che corre a gambe aperte nelle campagne accompagnato dalla colonna sonora jazz che ha fatto da costante a tutta la serie, come fosse un film di Woody Allen, insieme alla rappresentazione folkloristica della famiglia italiana che lo accudisce; dall’altro, la drammatica scena della morte tra le sue braccia della giovane leva alla sua prima missione, che va nella direzione di creare empatia col dolore del protagonista.
La sintesi di queste due anime si ritroverà di nuovo nella sequenza che vede Yo Yo decidere di non indossare più vestiti e girare per il campo nudo, generando una malinconia nello spettatore che si trova a registrare l’assurdità insita nella scena e, parallelamente, a riflettere sullo stato d’animo che ha portato il protagonista a questa decisione.
Il tutto si condensa poi nel magnifico finale in cui il bombardiere protagonista si trova ancora una volta sull’aereo a lanciare bombe sugli obiettivi che gli vengono assegnati, ma ancora completamente nudo. John Youssarian, infine, si rassegna all’idea che non c’è scampo all’assurdità della guerra. L’unico modo per affrontarla e per affrontarne i grotteschi personaggi che ne decidono le sorti è abbandonarsi alla follia. Un finale dolceamaro perfetto per una dolceamara serie.
La scelta della parte del corpo da ferire nello scontro aereo è emblematica della cifra stilistica che caratterizza questa serie (e, prima ancora, il romanzo): un elegante mix di fine sdrammatizzazione e profonda empatia. Da un lato la scena iniziale con Yo Yo che corre a gambe aperte nelle campagne accompagnato dalla colonna sonora jazz che ha fatto da costante a tutta la serie, come fosse un film di Woody Allen, insieme alla rappresentazione folkloristica della famiglia italiana che lo accudisce; dall’altro, la drammatica scena della morte tra le sue braccia della giovane leva alla sua prima missione, che va nella direzione di creare empatia col dolore del protagonista.
La sintesi di queste due anime si ritroverà di nuovo nella sequenza che vede Yo Yo decidere di non indossare più vestiti e girare per il campo nudo, generando una malinconia nello spettatore che si trova a registrare l’assurdità insita nella scena e, parallelamente, a riflettere sullo stato d’animo che ha portato il protagonista a questa decisione.
Il tutto si condensa poi nel magnifico finale in cui il bombardiere protagonista si trova ancora una volta sull’aereo a lanciare bombe sugli obiettivi che gli vengono assegnati, ma ancora completamente nudo. John Youssarian, infine, si rassegna all’idea che non c’è scampo all’assurdità della guerra. L’unico modo per affrontarla e per affrontarne i grotteschi personaggi che ne decidono le sorti è abbandonarsi alla follia. Un finale dolceamaro perfetto per una dolceamara serie.
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Chi ha amato lo humor nero e sottile, alla “L’uomo che fissa le capre” o “Burn After Reading” (curiosamente entrambi i film vedevano tra i protagonisti George Clooney) non può non aver apprezzato questo adattamento del romanzo di Joseph Heller da parte di Luke Davies e David Michod. Una piccola perla del panorama seriale del 2019 che riesce a prendersi gioco della guerra e dei suoi fautori teorici rendendo onore e omaggio alla tragedia di chi muore per seguire gli ordini di questi ultimi.
Episode 5 – 1×05 | ND milioni – ND rating |
Episode 6 – 1×06 | ND milioni – ND rating |
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Premetto che ho gradito molto la serie, però il finale l’ho trovato davvero poco conclusivo. Anzi mi ha proprio stupito che questo episodio sia l’ultimo, lascia troppe cose in sospeso:che fine ha fatto il generale george clooney? E il dottor house sperduto tra le linee nemiche? E poi: va bene che è depresso, annichilito dalla follia della guerra ecc.. ecc.. Ma Yossarian non sente freddo a stare nudo sull’aereo? Quei giacconi di pelle e pelliccia non servono solo a fare i fighi in libera uscita